Continua la discussione nel Consiglio regionale del Lazio sulla proposta di legge n. 330 del 13 aprile 2022 che istituisce e disciplina i cosiddetti “Egato”, gli enti di governo degli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti.
Tra le novità previste alcune riguardano Roma, che potrà gestire in modo completamente autonomo i propri rifiuti. L’Ato (ambito territoriale ottimale) che verrà istituito, infatti, sarà una macroarea corrispondente al perimetro del solo Comune e non della città metropolitana, a differenza di quanto previsto dal piano rifiuti regionale del 2020. Fino al 2026, invece, la gestione dei rifiuti sarà regolata dai poteri commissariali straordinari relativi al Giubileo assegnati al sindaco Roberto Gualtieri con il Dl Aiuti.
In generale, gli Egato sono organismi istituiti dalle Regioni o Province autonome per ciascun ambito territoriale ottimale (Ato), ai quali partecipano obbligatoriamente tutti i Comuni ricadenti nell’ambito. Gli Egato organizzano i servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica, compresi quelli del ciclo dei rifiuti urbani, scelgono la forma di gestione, determinano le tariffe all’utenza per quanto di competenza, affidano la gestione e relativo controllo e approvano i Piani d’ambito. Nella proposta di legge in discussione, inoltre, gli Egato potranno assegnare i servizi alla società in house ma non saranno obbligati a farlo.
“Con gli Egato si completa il processo di riorganizzazione del sistema rifiuti”, ha detto Massimiliano Valeriani, assessore regionale ai Rifiuti, che ha parlato di “fragilità” di questo sistema, dovuta alla scarsità di impianti di trattamento. “La Regione spinge per realizzare impianti pubblici per gestire il ciclo rifiuti – ha spiegato l’assessore – e gli Egato serviranno ad approvare i piani d’ambito, l’affidamento della gestione del servizio, la determinazione della Tari e il monitoraggio sugli impianti da realizzare”. Valeriani ha precisato che sarà proprio la Tari a finanziare i nuovi Enti di governo dei rifiuti, aggiungendo che “si tratta di un passaggio importante a cui tutto il Consiglio regionale deve contribuire: con questo atto la Regione Lazio avrà compiuto fino in fondo in proprio dovere”.
Nella seduta del 6 luglio, inoltre, lo stesso Valeriani ha ripetuto anche che “la Regione non ha il potere di fare gli impianti necessari; in questi anni abbiamo sempre aiutato i Comuni a cui spetta il compito di gestire l’intero ciclo dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento. Vorrei anche ricordare che gli scenari previsti nel Piano rifiuti sono stati elaborati in base ai dati forniti da Comuni e Province, se questi dati si riveleranno sbagliati dovremo rimettere mano agli scenari”. Sulla situazione della Capitale, Valeriani ha detto che “al di là delle tecnologie che sceglierà di utilizzare, il Comune di Roma finalmente si assume le sue responsabilità: con i poteri commissariali dovrà elaborare un piano organico per dotarsi degli impianti necessari a chiudere il ciclo dei rifiuti. Ed è importante che siano impianti pubblici. Le aziende in house non possono più essere semplicemente cooperative di spazzini, devono diventare soggetti industriali in grado di competere con i privati”. In conclusione, l’assessore ha dichiarato: “Con questa proposta mettiamo in campo uno strumento che toglie ogni alibi a Province e Comuni, li mette in grado di fare piani di ambito coraggiosi e ambiziosi. Da parte nostra, lo ribadisco, nessun arroccamento nel difendere questa proposta di legge, lo dimostreremo nella discussione degli emendamenti”.