“Un passo in avanti significativo verso una gestione più efficace e sostenibile dei rifiuti che prende atto del gap impiantistico che penalizza alcune aree del nostro Paese. Tuttavia occorre, per le frazioni avviate a valorizzazione secondo l’economia circolare, rivedere le limitazioni territoriali per assicurare coerenza con il criterio di specializzazione impiantistica, che impone impianti di taglia adeguata e tecnologie avanzate, non facilmente realizzabili ovunque e da chiunque. Non ha senso indirizzare la programmazione e le risorse pubbliche su impianti che possono essere realizzati da imprese che già oggi sarebbero pronte ad investire se solo i tempi per ottenere un’autorizzazione glielo consentissero”.
E’ questo in sintesi il commento espresso dal Presidente di Assoambiente (Associazione imprese di servizi ambientali ed economia circolare) Chicco Testa, sul Programma Nazionale Gestione Rifiuti nel corso dell’evento digital di mercoledì 13 aprile dal titolo “PNGR, l’Italia dei rifiuti tra luci e ombre”.
L’evento, realizzato in partnership con Ricicla TV, ha segnato il battesimo della nuova Associazione, che ha rafforzato la propria rappresentanza abbracciando ora tutto il ciclo integrato dei rifiuti. Al centro dell’iniziativa, cui hanno preso parte anche Valeria Frittelloni – ISPRA, Sabrina Alfonsi – Assessore all’Ambiente del Comune di Roma e Filippo Brandolini – Vice Presidente Utilitalia, il Programma Nazionale Gestione Rifiuti, il nuovo strumento di politica ambientale che punta a superare le disomogeneità sul territorio nazionale, rappresentando uno strumento di indirizzo per le Regioni e le Province autonome nella pianificazione della gestione dei rifiuti.
Testa ha aperto il suo intervento evidenziando le note positive contenute nel Programma, a partire dall’obiettivo esplicito di dare indirizzi atti a colmare i gap impiantistici presenti nel territorio, superando la disomogeneità registrata a livello nazionale. L’altra novità del Programma è che afferma chiaramente il principio di prossimità ed autosufficienza regionale per rifiuti urbani indifferenziati, per gli scarti dei rifiuti urbani avviati a smaltimento e per gli organici. Tuttavia per questi ultimi la bacinizzazione, ha evidenziato il Presidente Assoambiente, genera perplessità per il possibile contrasto con le norme che oggi consentono la libera circolazione sul territorio nazionale delle frazioni da raccolte differenziate destinate a riciclo e recupero.
Importanti poi alcune valutazioni, basate su analisi Life Cicle Assestment, relative a performance ambientali degli attuali sistemi di gestione per indirizzare le scelte future: ad esempio emerge che per il trattamento della frazione organica risulta molto più conveniente, sotto il profilo ambientale, un impianto che integri la fase aerobica con quella anaerobica. Allo stesso modo si chiarisce che al pretrattamento del rifiuto residuo in impianti TMB è preferibile l’invio diretto a recupero energetico. Infine, si stabilisce che l’obiettivo di discarica al 10% al 2035 deve essere raggiunto progressivamente indicando chiari step intermedi a partire dal 2023.
A tale riguardo sarà opportuna, secondo l’Associazione, la funzione di stimolo e coordinamento che il Governo potrà svolgere nei confronti del livello locale. “Sebbene il PNGR non sia un vero piano che prevede localizzazioni ed impianti”, ha evidenziato Testa, “obbliga però le Regioni a stimare correttamente i flussi dei rifiuti, compresi gli scarti prodotti dalle raccolte differenziate, e compie un significativo passo in avanti al fine di superare l’attuale disomogeneità delle pianificazioni e delle realtà gestionali. Occorrerà introdurre per tutte le attività strategiche indicate dal Programma (aumentare le raccolte differenziate, incrementare qualità delle raccolte, definire il fabbisogno impiantistico, incrementare o promuovere il riciclaggio) adeguati criteri di misurazione, per non lasciare ad una eccessiva discrezionalità la valutazione del loro effettivo compimento e successo”.