Arrivano sia riscontri positivi che osservazioni critiche da parte dell’ambientalismo italiano sul nuovo Programma Nazionale di Gestione Rifiuti (PNGR), lo strumento di indirizzo per Regioni e Province autonome nella pianificazione della gestione dei rifiuti. Il PNGR è previsto dall’articolo 198bis della legge 152 del 2006, è stato introdotto con il recepimento del pacchetto europeo per l’economia circolare a settembre 2020 ed è stato inserito dal governo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) come una delle riforme principali della missione sull’economia circolare (M2C1).
Dalle associazioni Greenpeace, ZeroWaste Italy, Kyoto Club, Legambiente e WWF, la proposta di PNGR, che si trova attualmente in fase di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), viene giudicata nel suo insieme positiva: sia “nel merito, perché mette in evidenza le determinanti principali della ulteriore evoluzione del sistema delle raccolte differenziate e del recupero di materia”, che “nel metodo, in quanto intende essere un Piano ‘di indirizzo’ alle pianificazioni regionali, e non di imposizione di scelte e dimensionamenti (il che era il principale vulnus dello Sblocca Italia)”.
In un documento puntuale e dettagliato però le associazioni rilevano alcuni aspetti critici. Prima di tutto viene sottolineato che il Piano si inserisce temporalmente in successione ai bandi previsti dal PNRR sull’impiantistica “e questo rischia di depotenziare la sua funzione di indirizzo”. Inoltre riguardo alle azioni come riduzione, riuso e riciclo (incluso quello organico), Greenpeace e le altre dicono che “sarebbe stata opportuna una maggiore concretezza nelle indicazioni operative con un confronto con le Regioni”.
Ma la critica maggiore nella presa di posizione comune delle Associazioni riguarda le criticità nelle previsioni di gestione del Rifiuto Urbano Residuo (RUR): “nella Proposta di Piano troppo spazio viene lasciato all’incenerimento e in tale senso, si arriva addirittura a raccomandare l’incenerimento del RUR senza pretrattamenti, allo scopo di massimizzarne il recupero energetico“. Queste scelte, insieme alle relative indicazioni operative, “sono disallineate dall’evoluzione in corso delle politiche ambientali UE – sottolineano le associazioni – e rischiano di fuorviare le scelte strategiche alla base dei Piani di settore per i prossimi anni e lustri, facendole divergere rispetto alle politiche UE sulla Economia Circolare e ad altre politiche ambientali”.
“Tale rischio è ben rappresentato dalla recente proposta di un mega-inceneritore proposto dal Comune di Roma che sembra ignorare le scelte europee di escludere l’incenerimento dei rifiuti dalla tassonomia e l’imminente (al più tardi dal 2028) eliminazione dell’esenzione degli inceneritori dallo schema ETS che renderanno ancona meno conveniente dal punto di vista economico la scelta di bruciarli”.
“Il PNGR deve essere invece un’occasione per ridefinire le strategie nazionali, individuando le azioni necessarie di riduzione e di minimizzazione del RUR, con un confronto con i territori, con le Regioni, affinché si possa puntare a obiettivi più ambiziosi di quelli minimi definiti nelle Direttive, perseguendoli nella operatività locale e nella definizione degli strumenti di supporto”.