L’ascesa al ghiacciaio del Mont Gelé è l’immagine di copertina che Adaptation, il progetto giornalistico internazionale nato per documentare la convivenza tra l’uomo, la tecnologia e la natura nell’era del climate change, ha scelto per mostrare al mondo l’impegno e la dedizione che gli studiosi del GlacierLab del Politecnico di Torino mettono nel loro lavoro.
Quando Adaptation ha seguito gli esperti in quota, era inizio dicembre 2022 e faceva freddo, sebbene non eccessivamente. La missione consisteva nel monitorare e “misurare” le masse glaciali al fine di effettuare una diagnosi del loro ritiro e delle conseguenze per i territori che si trovano privi di ghiaccio. Non si aspettavano buone notizie dall’esito della campagna, ma l’obiettivo principale era quello di ottenere un aggiornamento accurato del ghiacciaio utilizzando avanzate tecnologie di rilevamento sia da terra che dall’alto. L’obiettivo era comprendere quanto si stia ritirando ogni anno e identificare le cause, che potrebbero essere concomitanti tra loro.
Successivamente, Adaptation ha visitato il Laboratorio di Idrologia e Costruzioni Idrauliche, che fa parte del DIATI (Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture) del Politecnico. All’interno del laboratorio, sono presenti due oggetti di grande interesse. Il primo è un canale lungo 50 metri, dove vengono generate onde che impattano su modellini di posidonia, simulando le condizioni che si verificano nei mari e negli oceani. Questo testa la capacità della posidonia di fungere da barriera naturale contro le onde, proteggendo le coste dalle mareggiate.
Il secondo oggetto è un “pioggiatore”, che si presenta come una torre da cui cadono gocce di pioggia di dimensioni e frequenza regolabili. Questo strumento aiuta a comprendere come tali gocce interagiscono con l’atmosfera e con il suolo.
Si sono poi recati sui torrenti Orco e Sangone, per capire come vengono studiati i corsi d’acqua e quanto poco sappiamo delle loro reali portate. Cosa succede all’ecosistema quando un fiume va in secca e poi torna gonfio d’acqua? Come e in quanto tempo si ripopola di specie animali?
Queste le domande che si sono posti alcuni ricercatori del DIATI, mentre altri stanno progettando delle rampe di ultima generazione che dovranno aiutare i pesci a “scavalcare” gli ostacoli che trovano nei fiumi (es. dighe e sbarramenti) consentendo loro di andare a deporre le uova nei luoghi più indicati. Aiutare la natura a fare la natura, cercare di riparare a errori del passato, studiare ciò che non conosciamo dell’ecosistema per trovare delle soluzioni di convivenza tra le specie, tutto questo è adattamento.
“Il nostro Dipartimento è impegnato da tempo sulla ricerca di soluzioni per l’adattamento al cambiamento climatico e il riconoscimento da parte del Ministero della Ricerca di “Dipartimento di Eccellenza” per i progetti cambiamenti_climatici@polito e climate_transition@polito è stato un ulteriore impulso per investire in nuovi laboratori, attività di ricerca e per potenziare l’offerta didattica” spiega il professor Francesco Laio, Direttore del DIATI. E prosegue: “Cerchiamo inoltre di investire nella condivisione con la società dei risultati della nostra ricerca. Per questo sentiamo vicino l’approccio del giornalismo costruttivo e abbiamo voluto aderire all’iniziativa Adaptation”.
“Le esperienze fatte in laboratorio e sul campo con le studiose e gli studiosi del DIATI ci hanno insegnato che la ricerca non dorme mai, soprattutto quella che ha al centro il monitoraggio di processi naturali impattati dalla crisi climatica e l’individuazione di soluzioni per aiutare uomo e natura a convivere nel nuovo mondo che si va delineando” dice Marco Merola, giornalista e fondatore di Adaptation. “Crediamo che lo Speciale Politecnico di Torino racconti nel miglior modo possibile questa avventura scientifica, dando voce ai protagonisti, mostrando immagini inedite, spiegando l’importanza di alcuni esperimenti anche attraverso infografiche semplici e adatte a ogni tipo di pubblico”.