Martedì 18 giugno a Torino si terrà la prima udienza del cosiddetto “Processo Smog”, nel quale sono stati citati a giudizio per il reato di inquinamento ambientale colposo gli amministratori pubblici comunali e regionali che dal 2015 al 2019 hanno avuto una responsabilità rispetto alla tutela della qualità dell’aria del capoluogo piemontese.
In particolare, viene contestato agli imputati il fatto di non avere adottato misure efficaci per evitare il continuo sforamento dei limiti di concentrazione degli inquinanti nell’aria stabiliti dalla legge, sforamenti che hanno determinato, secondo i consulenti tecnici della Procura della Repubblica, oltre mille morti premature e numerosi ricoveri ospedalieri.
Si tratta del primo processo penale in Italia di questo genere, nel quale viene contestato agli amministratori degli enti pubblici territoriali il reato di inquinamento ambientale colposo, che il legislatore ha introdotto nel 2015 per una più incisiva tutela dell’ambiente.
Il comitato Torino Respira ha dato il suo contributo allo sviluppo delle indagini con numerose memorie di approfondimento del tema e all’udienza del 18 giugno chiederà di costituirsi parte civile per continuare a dare anche in sede processuale il proprio contributo di carattere giuridico e scientifico. Su YouTube e su Instagram è disponibile un video realizzato dal Comitato che spiega come è nata l’azione giudiziaria che ha portato a questa prima udienza.
“L’esposto che ha dato il via alle indagini che hanno poi portato al rinvio a giudizio degli amministratori torinesi è stato presentato ormai più di sette anni fa, ed è frutto prima di tutto della mia personale frustrazione, nel vedere i miei figli e i loro amici crescere in una delle città più inquinate d’Europa – commenta Roberto Mezzalama, presidente del Comitato Torino Respira – Dopo l’ennesima pedalata di ritorno a casa in mezzo allo smog di febbraio ho deciso di coinvolgere gli amici avvocati, che ora sono i consulenti legali del Comitato Torino Respira, e dopo un lavoro tecnico e giuridico piuttosto approfondito abbiamo deciso di depositare l’esposto. La cosa che mi ha sorpreso di più quando ho cominciato a cercare dati per l’esposto è stata che sui siti del Comune e della Regione fossero pubblicate relazioni degli epidemiologi dell’ARPA che parlavano chiaramente di molte centinaia di morti a causa dello smog ogni anno. Quindi era evidente come gli amministratori fossero perfettamente a conoscenza della situazione, ma non stessero affatto prendendo le decisioni necessarie a risolvere il problema, anzi. Il fatto che Torino sia oggettivamente in una situazione sfavorevole per la dispersione degli inquinanti è stato sempre utilizzato come una scusa anziché come uno stimolo per fare di più e meglio”.
“Se il Tribunale di Torino deciderà di proseguire il processo, nelle udienze successive si aprirà un confronto molto importante tra accusa e difesa, con contributi di autorevoli esperti di entrambe le parti, per comprendere le ragioni del grave stato di inquinamento dell’aria di Torino, i danni alla salute provocati dallo smog e anche le eventuali responsabilità di coloro che avevano il compito di tutelare la qualità dell’aria e la salute dei cittadini.
Questo approfondimento potrà rappresentare un elemento di riflessione importante anche per gli attuali e futuri amministratori pubblici”, aggiunge Marino Careglio, avvocato del Comitato Torino Respira.