Presentato lo studio Assocarta sulla “Decarbonizzazione competitiva del settore cartario italiano”

Il settore cartario come energy-intensive, ad oggi, consuma 2,5 miliardi di m3 di gas (2023) producendo l’80% del fabbisogno energetico in cogenerazione (calore ed energia elettrica) ad un livello di costo che pesa per oltre il 12% sul fatturato del settore. Lorenzo Poli, Presidente Assocarta: “L’industria cartaria italiana ha già affrontato con successo una transizione energetica basata su gas e cogenerazione ad alta efficienza che ha permesso di sviluppare un tessuto industriale importante e, al contempo, abbattere i consumi energetici del 25% negli ultimi 25 anni"

Si è tenuto giovedì 17 ottobre presso la sede del GSE a Roma, l’evento di  presentazione – in anteprima – dello studio Assocarta sulla “DECARBONIZZAZIONE COMPETITIVA DEL SETTORE CARTARIO ITALIANO: una possibile strategia fra fonti green ed elettrificazione” moderato dalla giornalista Valentina Bisti TG1.

“L’industria cartaria italiana ha già affrontato con successo una transizione energetica basata su gas e cogenerazione ad alta efficienza che ha permesso di sviluppare un tessuto industriale importante e, al contempo, abbattere i consumi energetici (per unità di prodotto) del 25% negli ultimi 25 anni. Investimenti e risultati già messi a segno dal settore sulla base di direttive europee. L’obiettivo attuale è coniugare decarbonizzazione e competitività e per questo è essenziale che le misure di decarbonizzazione siano strettamente collegate ai consumi industriali” afferma Lorenzo Poli, Presidente Assocarta nel suo intervento. “Se decarbonizzare una fonte può essere più o meno rapido, decarbonizzare i consumi è un obiettivo di più lungo termine” aggiunge Poli.

“Il settore cartario come energy-intensive, ad oggi, consuma 2,5 miliardi di m3 di gas (2023) producendo l’80% del fabbisogno energetico in cogenerazione (calore ed energia elettrica) ad un livello di costo che pesa per oltre il 12% sul fatturato del settore (2023), al quale va aggiunto il costo Ets che, in prospettiva nel prossimo decennio, aumenterà a un ritmo tre volte superiore al costo di produzione della carta” spiega Riccardo Siliprandi Senior Principal di Afry Management Consulting introducendo lo studio.

Il Presidente Poli propone come ricetta energetica e di decarbonizzazione: “Una Energy release che incentivi il più possibile gli investimenti verdi degli energivori e che diventi addirittura strutturale. Una infrastruttura elettrica che possa supportare l’eventuale elettrificazione delle imprese senza discriminazione geografica. Promozione dell’uso del biometano, che va impiegato nei processi più efficienti come la cogenerazione, tramite una release ad hoc. Connettere gestione del territorio e del bosco con il recupero delle biomasse. Chiudere il ciclo del riciclo, recuperando energia dagli scarti. Coniugare decarbonizzazione delle fonti e dei consumi: l’idroelettrico e il geotermico devono essere in parte destinati all’industria” e aggiunge “Resta essenziale, nel frattempo, rimanere competitivi. In linea con DL Ambiente approvato la scorsa settimana in materia di idrocarburi va data attuazione alla Gas Release e vanno “depurate” le bollette da costi impropri come quello del TTF applicato a tutte le forniture di gas”.

“La necessità di accrescere la competitività dell’industria italiana, ridurre i costi energetici e supportare il processo di decarbonizzazione dei settori hard to abate sono obiettivi che possono essere raggiunti adottando una strategia diversificata che, oltre all’efficientamento energetico, includa l’economia circolare, l’uso di combustibili low carbon, l’elettrificazione dei consumi e l’utilizzo di vettori energetici innovativi. È con questo obiettivo che il GSE, attraverso il protocollo stipulato lo scorso maggio, promuove nelle realtà associate ad Assocarta gli strumenti messi a disposizione della filiera italiana della carta”, ha dichiarato Paolo Arrigoni, Presidente del GSE.

A questo va aggiunto l’accordo sottoscritto da Assocarta con il CIB Consorzio Italiano Biogas del 9 ottobre sul biometano agricolo. Il settore cartario potrebbe utilizzare quello ottenuto dai rifiuti urbani e anche dagli scarti del processo di produzione cartario, come avviene negli altri stati europei. 

Un tema, quest’ultimo, strettamente collegato alla bioeconomia circolare che vede nel cartario un campione europeo con un tasso di riciclo che nell’imballaggio supera l’85%, mentre l’uso di fibre secondarie è circa il 70% del totale, sostenuto da un tasso di raccolta pari al 75%.

“L’industria cartaria, specie nell’impiego di macero proveniente dal riciclo, genera scarti costituiti da biomasse non più riciclabili, che vengono inviati allo smaltimento in discarica e all’incenerimento. Un recupero energetico di questi scarti con impianti nelle stesse cartiere – ha dichiarato Edo Ronchi Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – potrebbe essere una via per contribuire a decarbonizzare i consumi energetici delle cartiere, riducendo sia i costi di smaltimento di questi scarti, sia la movimentazione di rifiuti. La limitazione al recupero energetico dei soli rifiuti generati dall’impianto dovrebbe essere consentito anche perché non dovrebbe incidere nella programmazione regionale degli impianti di gestione dei rifiuti”.