Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) predisposto per accedere ai fondi europei di nextgeneration EU (NGEU) deve essere una strategia che moltiplichi le risorse, non può essere una somma di progetti che possono anche passare il vaglio dell’Europa, ma senza impostare la crescita necessaria e assicurare la decarbonizzazione. Lo sottolineano in un comunicato WWF, Legambiente, Greenpeace, Kyoto Club e T&E.
Le associazioni chiedono un confronto e una procedura di consultazione:
1) sulle garanzie che l’impostazione del Piano corrisponda ad una visione strategia di decarbonizzazione nei settori chiavi della transizione energetica,
2) sulle riforme che devono includere l’introduzione di un programma di fiscalità ambientale a fronte di una riduzione del costo del lavoro, l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi e una proposta di governance efficace sul clima per tutti i livelli di sussidiarietà,
3) sull’introduzione di criteri minimi per l’assegnazione delle risorse NGEU che prevedano una lista d’esclusione per progetti che impiegano combustibili fossili e la garanzia che i programmi di spesa, che rientrano nel computo della quota minima del 37% destinata alla decarbonizzazione, siano in grado di provare l’efficacia della spesa rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione.
Il PNRR deve essere uno strumento utile a superare la crisi economica e innescare la marcia per la ripresa e l’economia decarbonizzata, ma per questo mancano alcuni elementi chiave, sia di processo che di contenuto: una visione sistemica che assicuri una spesa coerente con gli obiettivi e che agisca da leva per l’innovazione e una procedura di consultazione su un documento chiave del futuro del paese per risollevarci dalla crisi Covid.
La bozza di Piano circolata risulta generica ed ancora priva di una visione complessiva. Non appare possibile sulla base della versione attuale dimostrare che il Piano presentato sia in grado di attivare le riforme e gli investimenti necessari alla ripresa economica auspicata né che le spese identificate siano significative rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione previsti dal Green Deal.
Non troviamo nel testo il nesso tra la scelta degli interventi e la necessità che questi si traducano in moltiplicatori per la crescita, come gli investimenti nella decarbonizzazione permetterebbero.
Le spese in progetti non inquadrati in una strategia complessiva rischiano di non innescare lo sviluppo necessario a superare non tanto la crisi di oggi, ma quelle a cui la next generation dovrà fare fronte e per le quali il PNRR contrae un forte debito a loro carico.
L’innovazione connessa alla decarbonizzazione rappresenta l’elemento indispensabile per una crescita economica che permetta di superare la crisi Covid. L’innovazione necessaria non è solo quella tecnologica ma anche della policy che deve superare le fragilità del nostro sistema decisionale, riconoscere la decarbonizzazione come un’opportunità, tracciare una strategia coerente e solida nel tempo ed innescare l’effetto moltiplicativo degli investimenti privati. Questo a nostro avviso deve essere il PNRR.
WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e T&E ritengono che la preparazione del Piano debba prevedere una procedura formale di consultazione e coinvolgimento delle parti sociali e della società civile, per innescare una visione condivisa di una green and just transition e un’azione collettiva che possa costituire la forza trainante delle riforme e della ripresa.