La Commissione europea il 18 dicembre ha pubblicato le proprie valutazioni sui Piani Nazionali Energia e Clima dei paesi membri e l’Italia non ne è uscita benissimo, per usare un eufemismo. “A differenza di quanto si deduceva da alcune dichiarazioni del Governo in sede parlamentare – commentano WWF Italia, Greenpeace Italia, Legambiente, Kyoto Club e Transport&Environment – il lavoro da fare è ancora molto e necessita di un serio coinvolgimento di tutta la società civile, per raggiungere una transizione ecologica ed energetica giusta e accelerata, in linea anche con le indicazioni della COP28 di Dubai”.
La Commissione Ue evidenzia alcune serie lacune nella proposta di aggiornamento del PNIEC italiano (Piano Nazionale Integrato Energia Clima), sia metodologiche che contenutistiche. Suggerisce venti raccomandazioni in relazione alla proposta di aggiornamento del piano e ulteriori quattro raccomandazioni sulla coerenza delle misure nazionali con l’obiettivo della neutralità climatica e con la garanzia di progressi nell’adattamento. Di seguito una sintesi delle principali criticità che emergono dal PNIEC e cui va data risposta nella versione finale, entro giugno 2024. Le associazioni sottolineano come molte di queste carenze erano già state evidenziate da loro nei mesi scorsi, assieme alla crescente preoccupazione per il ruolo ricoperto dal gas nel piano italiano, e auspicano pertanto che “questa sia l’occasione per avviare finalmente un serio e puntuale confronto con la società civile, per cogliere al meglio tutte le opportunità della transizione e non rischiare che il Paese resti, pericolosamente, indietro”.
- Mancanza di Trasparenza nel Processo di Consultazione: la Commissione mostra criticità sulla mancanza di dettagli sul coinvolgimento di autorità, cittadini e stakeholder nel processo di elaborazione del piano e chiede all’Italia di fornire un quadro chiaro e più dettagliato di come il processo di consultazione abbia consentito la partecipazione di tutte le autorità competenti, dei cittadini e delle parti interessate, comprese le parti sociali. Come già evidenziato dalle associazioni ambientaliste, a oggi è stato assente un serio confronto con la società civile nell’elaborazione del PNIEC 2023. Chiediamo, dunque, che si avvii un adeguato, serio e trasparente percorso di partecipazione, anche attraverso l’istituzione di dialoghi multilivello.
- Mancanza di Chiarezza su Obiettivi e Misure: per la Commissione in molti passaggi il piano manca di identificare in modo chiaro gli obiettivi, le misure e i contributi per le diverse dimensioni dell’energia. Inoltre, il piano non sembra fornire dettagli sufficienti su come si raggiungeranno gli obiettivi concordati nel pacchetto ‘Fit for 55’ e nel REPowerEU Plan. La Commissione raccomanda quindi all’Italia di definire politiche e misure aggiuntive efficienti dal punto di vista dei costi, in settori cruciali come trasporti, edilizia, agricoltura, e per le emissioni non-CO2, inclusi metano, N2O e gas fluorurati. Queste politiche dovrebbero colmare il divario previsto nel raggiungimento dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030.
- Insufficiente Progresso verso la Neutralità Climatica e Carenze nell’adattamento ai cambiamenti climatici: nonostante l’impegno per la neutralità climatica entro il 2050, per la Commissione, i progressi dell’Italia verso questo obiettivo appaiono insufficienti sulla base delle informazioni disponibili. La riduzione delle emissioni nei settori non-ETS è di solo il 35-37% rispetto al 43.7% previsto per l’Italia da Regolamento Effort Sharing (ESR), determinando così una riduzione complessiva delle emissioni climalteranti di appena il 40.3% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Un passo indietro rispetto al già inadeguato 51% previsto dal PNRR e lontano dal 65% necessario per essere in linea con l’obiettivo di 1.5°C. Inoltre, il PNIEC non contiene un’analisi adeguata delle vulnerabilità e dei rischi climatici rilevanti. Nelle sue raccomandazioni sulla coerenza con l’obiettivo neutralità climatica e adattamento, la Commissione enfatizza l’urgenza di intensificare gli sforzi di mitigazione, aggiornare la strategia nazionale di adattamento, migliorare il coordinamento tra i livelli di governance, promuovere soluzioni basate sulla natura e sull’adattamento ecosistemico, e assicurare un’efficace consultazione e coinvolgimento di tutte le parti interessate. Viene raccomandata, inoltre, un’analisi approfondita delle vulnerabilità e dei rischi climatici, evidenziando il legame con gli obiettivi dell’Unione dell’Energia.
- Carenze nella Riduzione delle emissioni: come già evidenziato, l’Italia non è in linea con obiettivi di riduzione delle emissioni per i settori non ETS e LULUCF entro il 2030. Manca una seria azione di riduzione delle emissioni del settore agricolo, pur riconoscendo il piano che le misure esistenti non hanno avuto un impatto significativo nell’ultimo decennio. Il piano trascura, inoltre, la riduzione delle emissioni non-CO2, particolarmente problematiche, in particolare per le emissioni di metano
- Carenze nel Phase-Out: in relazione al settore oil, secondo la Commissione, il piano non valuta nel dettaglio l’adeguatezza delle infrastrutture petrolifere italiane (raffinerie, scorte petrolifere) nel lungo periodo, soprattutto alla luce del previsto calo della domanda di petrolio. Il PNIEC, inoltre, non affronta sufficientemente l’eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente, compresi quelli per i combustibili fossili. Il piano non fornisce poi informazioni su misure specifiche per promuovere l’elettrificazione a base rinnovabile dei processi industriali o per sostituire i combustibili fossili utilizzati per il riscaldamento industriale. Non ci sono, inoltre, informazioni sufficienti sulle misure e sugli investimenti necessari per sostenere le capacità produttive delle tecnologie a zero emissioni, per rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento e per superare le carenze di competenze individuate per le tecnologie dell’energia pulita. Tra le raccomandazioni viene quindi chiesto all’Italia di spiegare entro quando intende eliminare i sussidi ai combustibili fossili e più dettagliatamente come l’Italia intende eliminare l’utilizzo di carbone per la produzione di energia, chiarendo gli impegni e le misure correlate.
- Insufficienza delle Politiche Sociali e di Transizione: per la Commissione, il PNIEC non affronta in modo adeguato le implicazioni sociali e occupazionali della transizione verso energie più pulite, con una mancanza di obiettivi chiari e misure di supporto. Secondo la Commissione, il piano non contiene un obiettivo di riduzione della povertà energetica e non riporta il numero di famiglie attualmente colpite dalla povertà energetica. La bozza aggiornata del PNIEC riconosce il problema della carenza di competenze per la transizione energetica e digitale, ma non definisce obiettivi chiari e quantificabili e sebbene il piano includa diverse misure sociali, manca di politiche e misure a sostegno dell’occupazione e delle competenze nel contesto della transizione. Inoltre, in relazione al posticipo del phase-out dal carbone in Sardegna, non è chiaro come questo avrà impatto sulle azioni previste nei Piani Territoriali di Giusta Transizione.
- Carenze nelle Bioenergie: sebbene il PNIEC fornisca le quote previste di bioenergia per settore (elettricità, riscaldamento e raffreddamento e trasport23i), non include proiezioni sulla domanda e sull’offerta di bioenergia per settore, né fornisce dati sulle importazioni e sulla fonte di biomassa forestale utilizzata per l’energia. Inoltre, non affronta l’approvvigionamento domestico di biomassa forestale per scopi energetici nel 2021-2030 secondo i criteri di sostenibilità rivisti basati sulla revisione della RED II.
- Efficienza Energetica e resilienza del Sistema energetico: l’Italia è incoraggiata a definire politiche e misure complete per raggiungere i contributi nazionali sull’efficienza energetica, includendo programmi di finanziamento e schemi di sostegno solidi. Inoltre, quanto alla resilienza del sistema energetico, la Commissione suggerisce di fissare obiettivi chiari per migliorare la capacità di interconnessione elettrica, integrando politiche e misure per garantire la resilienza del sistema energetico, con particolare attenzione allo stoccaggio di energia.