Pfas, Greenpeace: “Bene più controlli da enti locali, inaccettabile il silenzio del governo”

Dopo il lancio della prima mappa della contaminazione da Pfas, l’organizzazione ambientalista accoglie con favore la decisione di diverse amministrazioni italiane e di enti gestori che hanno dichiarato di voler effettuare monitoraggi costanti. Greenpeace ritiene invece "inaccettabile l’inazione del governo su questo tema. L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni continua a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente"

Dopo il lancio della prima mappa della contaminazione da PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) in Italia da parte di Greenpeace Italia, l’organizzazione ambientalista accoglie con favore la decisione di diverse amministrazioni italiane e di enti gestori (tra cui la Regione Umbria e le autorità di Arezzo, Ancona e Caserta) che hanno dichiarato di voler effettuare monitoraggi costanti, per individuare l’eventuale presenza di questi inquinanti nell’acqua potabile e  l’intenzione di pubblicare i risultati in modo trasparente. “Un primo passo, arrivato a seguito della denuncia di Greenpeace per garantire alla cittadinanza l’accesso alle informazioni e la possibilità di usufruire in totale sicurezza di un bene preziosissimo come l’acqua pubblica”. 

Come evidenziano studi recenti, infatti, anche concentrazioni estremamente basse di alcuni PFAS, dell’ordine di pochi nanogrammi per litro, possono essere considerate pericolose per la salute umana. A titolo di esempio basta considerare i limiti più severi stabiliti negli Stati Uniti o in Danimarca per tutelare la salute umana.

Tra settembre e ottobre 2024 Greenpeace Italia ha raccolto campioni in 235 città di tutte le Regioni e le province autonome, nell’ambito della sua campagna nazionale “Acque senza veleni”. Dalle analisi indipendenti effettuate presso un laboratorio certificato, è emerso che i PFAS sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati. Le molecole più diffuse sono risultate, nell’ordine, il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (in 104 campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni in cui è stato rilevato) e dal possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale). 

“Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS – sottolinea l’organizzazione – Azzerare questa contaminazione è invece un imperativo non più rinviabile, come del resto di recente ha chiesto a gran voce anche la Federazione Europea delle Associazioni Nazionali di Servizi connessi all’acqua (EurEau), di cui fa parte anche Utilitalia, federazione italiana che, tra le altre, riunisce le aziende speciali operanti nei servizi pubblici dell’acqua”.

“Garantire a chiunque l’accesso ad acqua pubblica senza PFAS significa ottenere benefici su più fronti – dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – : tuteliamo la sicurezza delle persone, riduciamo le emissioni di gas serra e l’inquinamento da plastica legato al consumo di acqua in bottiglia, preserviamo un bene comune essenziale sempre più prezioso, e contrastiamo la diffidenza che ancora porta un terzo degli italiani a non fidarsi dell’acqua del rubinetto (dati ISTAT). Assicurare questa risorsa a tutti, in modo sicuro e accessibile, è una scelta di salute, sostenibilità e giustizia ambientale”.

Se a livello locale, come anticipato, si registrano numerosi casi di presa di coscienza del problema con l’attivazione di piani capillari di monitoraggio, Greenpeace Italia ritiene “inaccettabile l’inazione del governo su questo tema. Nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, alcuni dei quali riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni continua a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente. Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti”.