Manca meno di un mese all’inizio ufficiale della XXIII edizione di Sottodiciotto Film Festival & Campus ma le attività di quello che è uno dei più importanti festival italiani dedicato ai giovani e alle scuole sono già cominciate. Infatti dal 14 novembre nelle sale torinesi sono iniziate le proiezioni del Programma Scuole dall’evocativo titolo Le città (in)visibili: periferie, centri, comunità organizzato da AIACE Torino, Iter e Città di Torino.
Per approfondire e per scoprire le tematiche che più appassionano le nuove generazioni e il loro modo di raccontarsi abbiamo intervistato Cristina Colet codirettrice del festival.
Cosa è Sottodiciotto?
È un festival per i ragazzi, per i giovani e per le scuole che nasce dall’esperienza di AIACE Torino. Una esperienza maturata negli anni attraverso le attività didattiche nelle scuole per sensibilizzare e avvicinare i più giovani all’educazione audiovisiva con percorsi teorici e pratici. Così nel 2000 è venuta l’idea insieme alla Città di Torino e alla Divisione servizi educativi (oggi dipartimento) di organizzare un festival rivolto alle scuole per permettere la partecipazione di quante più classi in giro per l’Italia e per promuovere e proiettare i loro cortometraggi nella sala del Cinema Massimo di Torino.
Il festival in queste ventitré edizioni si è allargato, diciamo così. Mantenendo come punto di riferimento e come mission l’universo giovanile e quindi i loro prodotti audiovisuali, ma spingendosi più in la proponendo e promuovendo una serie di film d’autore che hanno come tema i giovani. Ci tengo a precisare che il pubblico del nostro festival va dalla scuola dell’infanzia fino alle scuole superiori di secondo grado e dal 2017 il festival si è ulteriormente arricchito, con la dicitura ‘& Campus’, grazie alla stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Torino così da allargare l’orizzonte anche al mondo universitario. Un interesse verso l’università rafforzato negli ultimi anni di codirezione con Enrico Verra anche attraverso una sinergia con il Politecnico di Torino.
Dal 14 novembre e fino al 19 dicembre è in piena attività il Progetto Scuole. Di cosa si tratta?
È un programma cittadino che riguarda le attività e le proiezioni rivolte alle scuole locali che accedono alla nostra programmazione attraverso film di seconda visione, ma molto recenti con pellicole del 2021 e 2022, che vengono scelti in base ai temi che affrontano per sensibilizzare le nuove generazioni: dalla crisi ambientale, alle migrazioni, all’inclusività fino alle periferie. Infatti quest’anno il tema affrontato dal festival è il rapporto tra centro e periferie.
Queste proiezioni, i laboratori e le relative attività didattiche (che si svolgono a scuola o presso alcuni enti che collaborano con il festival, uno su tutti ITER che è partner e organizzatore di Sottodiciotto insieme alla Città di Torino) permettono di utilizzare il cinema come linguaggio e strumento per riflettere sulle tematiche affrontate nei film. Mentre dal 12 al 16 dicembre entra nel vivo il Concorso Scuole e Torino ospiterà scuole da tutta Italia che presenteranno i loro cortometraggi in sala.
Per i lavori in concorso c’è un premio che verrà assegnato da CinemAmbiente, come nasce questa sinergia?
Quella con CinemAmbiente è una ulteriore collaborazione coltivata nel tempo da Sottodiciotto. Riceviamo ogni anno diversi film a tema ambientale, sintomo che la tematica è in cima all’agenda dei nostri giovani, e quindi per noi è stato naturale e importante instaurare questa sinergia con CinemAmbiente dedicando una targa per il miglior film a tema ambientale.
Fin dalla nascita di Sottodiciotto il tema ambientale è stato affrontato e in questi ultimi anni sempre di più. I film in concorso solitamente vengono realizzati nell’ambito di progetti PON, progetti che la scuola mette in campo e che servono a riflettere su argomenti come il fast fashion, il clima e il suo cambiamento, la sensibilizzazione al riciclo, al riutilizzo e alla raccolta differenziata. Tutti temi e argomenti che partono e nascono dalla scuola con l’obiettivo di sensibilizzare più persone possibili.
Partendo dal tuo punto di vista e considerando la lunga storia di Sottodiciotto, il linguaggio audiovisivo usato dai giovani è diverso da quello degli adulti? Si intravede una innovazione nei mezzi di produzione?
Rispetto ai primi anni del nostro festival dove ci arrivavano formati ‘antidiluviani’, gli ultimi anni hanno segnato un vero cambiamento. I ragazzi sono molto capaci di usare nuove tecnologie e nuovi strumenti per la produzione audiovisuale, tra app e smartphone sono praticamente autonomi nel confezionare un prodotto, e in questo un forte contributo lo ha dato Tik Tok.
In base all’esperienza che AIACE ha fatto in questi anni si può affermare che i ragazzi hanno una grande capacità di utilizzo dei nuovi strumenti ma non una altrettanta conoscenza del linguaggio e dei linguaggi cinematografici o audiovisivi in generale. Ma è giusto così perché il linguaggio si matura e affina con l’esperienza. Infatti abbiamo notato che attraverso le attività didattiche e di laboratorio, attraverso la proiezioni di sequenze dei film del passato, i ragazzi affinano le loro capacità, migliorano la loro padronanza nei mezzi, migliorano la scrittura della storia e le modalità e le tecniche di come raccontarla attraverso le immagini.
Vuoi fare un appello?
C’è bisogno che il pubblico torni in sala. L’altro giorno assistevamo alla proiezione nel Cinema Fratelli Marx di Restless City. Un film che non ha avuto distribuzione in Italia e che grazie alla collaborazione con il Primo Liceo Classico ha potuto avere dei sottotitoli in italiano (spoiler: il film verrà anche trasmesso per ‘i grandi’ durante Sottodiciotto). Perché ti racconto questo? Perché la sala era piena. Questo fa ben sperare, perché la sala cinematografica è anche uno spazio di condivisione, di incontro, confronto e conoscenza. I ragazzi lo hanno capito.
Anche per questo motivo, per riavvicinare i giovani e gli adulti al cinema, il festival di quest’anno e soprattutto nella parte scuole ha voluto intercettare quelle sale di quartiere per fare in modo che il pubblico si ritrovasse e riscoprisse il piacere di andare al cinema e nelle sale sotto casa. E in alcuni casi si è trattato di una vera e propria scoperta.