Voglio ricordare Paolo Odone che è stato per lunghi anni dirigente del Verde Pubblico di Torino e che dopo essere andato in pensione ha continuato a impegnarsi per il verde pubblico, la passione della sua vita, e ha fatto parte della Consulta del Verde.
Di Paolo Odone voglio raccontare un aneddoto importante in una vicenda che ebbe una certa eco mediatica: le pecore alle Porte Palatine che poi divennero pecore e mucche nei parchi della collina torinese.
Nei primi mesi del 2000 ero l’Assessore al Verde PUBBLICO e Odone mi chiese udienza per il problema di come gestire il verde nelle aiuole attorno al Palazzo di Giustizia. Con il suo accento piemontese e la sua “evve” fece una proposta che più sbarazzina e cosmopolita non si può: “Facciamo come al Palazzo dell’Onu di Ginevra, mettiamo pecore nelle aiuole”. Esaminammo la proposta sotto diversi profili: i cancelli erano solidi, il problema di sporcare i prati con le deiezioni delle pecore non si poneva, non essendo le aiuole frequentate.
Quando la proposta fu pubblica venne fuori un putiferio, i magistrati non ne volevano sapere e la bizzarria venne attribuita al mio punto di vista di Verde un po’ provocatore. Il Sindaco ci bloccò. Con Odone ripiegammo su una performance di pecore attorno alle Porte Palatine (finì nei TG nazionali) e successivamente su progetti di pascolo meno centrali nei parchi collinari o fluviali, poi proseguiti dagli assessori successivi.
Accanto a questo ricordo simpatico ce ne sono tanti altri, come quando andammo coi boy scout a togliere i pezzi di plastica portati dall’alluvione negli alberi del Po.
Ho trovato e vi propongo un testo di Odone (ormai in pensione). Un testo originale veramente, che mescola l’orgoglio della storia giardiniera sabauda, i riferimenti cristiani e religiosi alla necessità dell’ecologia e del verde e l’esperienza amministrativa di tanti anni. Il tema resta valido. Come difendere la gestione pubblica e la manutenzione del verde i tempi di bilanci comunali più magri.