La vicenda arcinota del pandoro ‘Pink Christmas’ firmato dall’influencer Chiara Ferragni e prodotto dalla Balocco si arricchisce di un nuovo particolare, sfuggito a molti, su una tematica tanto cara: lo spreco alimentare. A darne notizia è Francesco Bechis che, su Il Messaggero di oggi (14 febbraio), pubblica una anticipazione del testo relativo al ricorso al Tar del Lazio contro le sanzioni dell’Agcom inflitte alle società Tbs Crew e Fenice Srl per presunta pubblicità ingannevole.
“I legali – si legge sul Il Messaggero – a questo punto snocciolano i dati della campagna dei Pandoro Balocco, finora inediti e che raccontano in effetti un risultato assai modesto della collaborazione con Ferragni. «Balocco ha comunicato a Fenice che solo 286.422 prodotti hanno raggiunto il consumatore finale, rispetto a 356.782 prodotti distribuiti ai rivenditori». Alla luce di questi dati si giustificherebbe la cifra modesta della donazione in beneficenza: «50.000 euro a fronte di ricavi che si stimano pari ad euro 234.000, ossia il 25% del ricavato». A questo si aggiunge che buona parte dei pandori sono finiti al macero, con «144mila euro di giacenze di magazzino distrutte». Nel complesso Ferragni rivendica l’iniziativa benefica convinta, al di là dell’incasso, di aver donato all’ospedale torinese grazie alla sua immagine «una visibilità gratuitamente apportata» e che «la ripetuta menzione dell’ospedale nei post e nelle stories» pubblicate sul suo canale Instagram abbiano «procurato all’ospedale» una «indubbia visibilità».
Lasciando da parte la vicenda giudiziaria che seguirà il suo iter e ribadendo il principio del diritto penale secondo il quale un imputato è considerato non colpevole sino a condanna definitiva, fa specie leggere quel “144mila euro di giacenze di magazzino distrutte”. Un fatto questo che, in un certo senso, cozza con lo spirito benefico dell’iniziativa. Insomma potevano essere donati al Banco Alimentare o al Banco delle Opere del Piemonte (se vogliamo rimanere sul territorio piemontese).
Infatti, stando ai dati del Torino Food Metrics Report, non ci sarebbero stati problemi per il Banco Alimentare del Piemonte sostenere la logistica di questi pandori griffati visto che, nel solo 2022, ha recuperato e distribuito 3296 tonnellate di cibo (di cui 737 donate direttamente da industrie e cittadini). E questo sì che avrebbe procurato una ulteriore “indubbia visibilità” all’operazione commerciale Ferragni – Balocco.
Ma cosa significano “144mila euro di giacenze di magazzino distrutte”? Proviamo a rispondere. Stando a RaiNews il prezzo del pandoro era di 9,37 euro. Dunque per capire quanti pandori sono stati distrutti basta dividere la cifra delle giacenze distrutte per il costo del singolo pezzo e si ottiene la cifra di 14443, ossia il numero di pandori distrutti. Se moltiplichiamo questa cifra per 750 g (il peso unitario del pandoro) si può concludere che l’operazione Pink Christmas ha contribuito allo spreco di 10832,25 kg di cibo (senza considerare gli imballaggi sprecati e fermo restando che quei 144mila euro derivino da un calcolo fatto sul prezzo al consumatore finale, altrimenti il peso del prodotto sprecato aumenta inesorabilmente). E l’impatto ambientale? Difficile da calcolare. Normalmente si stima che per 1 kg di cibo sprecato si producono da 1 a 3 kg di CO2 equivalente, e quindi nel caso specifico dei pandori distrutti dalle 10 alle 30 tonnellate di CO2 equivalente, tante quante le emissioni pro capite di un cittadino della Città Metropolitana di Roma per 2 o 6 anni di spostamenti (Fonte 5° rapporto Mobilitaria 2022 Kyoto Club – CNR IIA).
Rimane un dubbio. In base a quanto pubblicato da Il Messaggero i pandori invenduti sono stati 70360 mentre “buona parte” di questi è stato distrutto. Se in base al calcolo effettuato solo 14443 pandori sono stati distrutti (la “buona parte” secondo il quotidiano che riporta quanto scritto nel ricorso al Tar) che fine hanno fatto gli altri 55917 pandori?
La distruzione e lo spreco di oltre 14 mila pandori è avvenuta molto probabilmente per legittime logiche commerciali e non per mere questioni legate al consumo del prodotto in quanto, come scrive Gambero Rosso, il termine minimo di conservazione del pandoro era fissato al 30 aprile 2023. Questo significa che (stando alle indicazioni del Banco Alimentare sul Tmc) il prodotto aveva una ulteriore “conservabilità inferiore ai 3 mesi” (addirittura Il Fatto Alimentare “ha esaminato con specialisti e microbiologi le criticità del termine minimo di conservazione (Tmc) riportato sugli alimenti confezionati” spostando fino a 5 mesi il termine ultimo per conservare un pandoro).
Insomma 14443 pandori si sarebbero potuti salvare destinandoli alle organizzazioni del Terzo Settore che combattono la povertà alimentare, fare un favore all’ambiente e contemporaneamente far felici potenziali 14443 famiglie che per un attimo avrebbero potuto godere, gustare e gioire dell’avere sulle proprie tavole un pandoro firmato Ferragni. Così è (se vi pare).