Nel corso della XVII edizione del Forum Compraverde Buygreen 2023, organizzato a Palazzo WeGil di Roma, tra la formazione e l’informazione delle due giornate di convegni, seminari, networking e reporting sul Green Public Procurement è stato presentato anche il VI rapporto “I numeri del Green Public Procurement in Italia” dell’Osservatorio Appalti Verdi.
“Siamo di fronte a una battuta d’arresto dei CAM per quasi tutte le categorie merceologiche e in quasi tutte le Amministrazioni Pubbliche, dalle Regioni ai Soggetti Aggregatori, dai Comuni agli Enti gestori delle Aree Protette fino alle ASL”, fa sapere Fondazione Ecosistemi.
Il rapporto, si ricorda, nasce dalla collaborazione di Legambiente e Fondazione Ecosistemi, in partnership con Assosistema, Novamont, Università degli Studi di Padova, AdLaw Avvocati Amministrativisti, la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Torino e la Rete dei Comuni Sostenibili, dopo poco più di 5 anni dall’attuazione del Codice dei Contratti Pubblici, che prevedeva l’adozione obbligatoria dei Criteri Ambientali Minimi (articolo 34).
“L’indagine diretta dell’Osservatorio ha monitorato complessivamente 157 Stazioni Appaltanti (44 Aziende Sanitarie Locali, 99 Enti gestori di Aree Protette e 14 Centrali di Committenza Regionali. Anche in questa edizione le performance delle stazioni appaltanti sono state indicizzate attraverso l’uso di un indicatore complessivo del GPP che tiene conto di più elementi: da un lato, l’adozione dei CAM (Criteri Ambientali Minimi), dall’altro fattori come il monitoraggio interno, la formazione del personale, il rispetto della parità di genere e il livello di diffusione di conoscenza del GPP all’interno degli enti presi in considerazione. Un lavoro che anche per questo anno sarà possibile consultare nel dettaglio attraverso una piattaforma ad hoc presente sul sito appalti verdi”, continua il resoconto di Fondazione Ecosistemi.
“Il dettaglio dei risultati: tra le politiche che facilitano il GPP nelle amministrazioni pubbliche che hanno risposto al questionario, spicca la conoscenza dello strumento del GPP, che non risulta più un mistero per i funzionari, in quanto il 95% del campione ha dichiarato di sapere cos’è il Green Public Procurement; ancora indietro invece sull’applicazione di temi fondamentali come il Plastic Free (applicato nel 67% dei casi), la Formazione del personale (ferma al 45%) e i Criteri sociali (40%). Fanalini di coda il Gender procurement (applicato solo nel 25% dei casi) e il Monitoraggio degli acquisti verdi svolti dall’amministrazione (16%) su cui ci sarà ancora molto da lavorare. La mancanza di formazione adeguata ai temi e per l’applicazione dei CAM e delle politiche di GPP con il 58%; è la maggiore difficoltà riscontrata dalle stazioni appaltanti indagate quest’anno, rispetto alle principiali individuate, segue con il 35% la mancanza di imprese sul territorio necessarie alla partecipazione ai bandi con i requisiti di sostenibilità richiesti; chiude la classifica con il 34% la difficoltà di redazione dei bandi“.
“Il GPP (Green Public Procurement) nelle stazioni appaltanti: i 99 Enti Gestori di Aree protette che hanno risposto al questionario gestiscono ben 146 Aree protette (tra Aree Marine, Parchi nazionali e regionali e Riserve regionali). L’importanza di questi Enti nello sviluppo e messa a terra del GPP è doppiamente rilevante per far sì che le Aree protette siano uno dei fiori all’occhiello di sostenibilità non solo attraverso la conservazione della natura, ma anche con attività amministrative, di gestione e governance del territorio vincolato a livello naturalistico. Le 146 Aree protette interpellate hanno una media di performance dell’applicazione del GPP del 57%, ma sono solo 15 quelle che hanno raggiunto un indice di performance molto elevato: nonostante nessuna di queste sia 100%GPP, 8 raggiungono il 95% di performance (sono l’Area Marina Protetta Capo Spartivento e quella di Punta Campanella, il Parco Regionale La Mandria, il Parco naturale di Stupinigi, il Parco naturale regionale dell’Aveto, le riserve naturali Ponte del Diavolo di Lanzo, Monte Lera e Vauda), una il 91% (AMP Isole Egadi) e 6 il 90% (i Parchi nazionali dell’Alta Murgia, del Gran sasso e dei Monti della Laga, delle Dolomiti Bellunesi, l’AMP Capo Caccia – Isola Piana, il Parco naturale regionale Beigua e il Parco regionale di Porto Conte)”.
“Tra le 14 Centrali Uniche di Committenza regionali che hanno partecipato all’indagine nel 2023, mediamente la performance sull’applicazione del GPP è del 57%, con Regioni come Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia e Sardegna che sono 100% GPP, seguire da Toscana (95%) ed Emilia-Romagna (90%). Degli undici CAM disponibili, solo uno raggiunge circa il 43% di applicazione (CAM Ausili per l’incontinenza), mentre gli altri a fatica superano il 20% di applicazione (6 su 11), 2 su 11 superano il 10% e 2 non si fermano sotto la doppia cifra. Da segnalare il segno meno registrato in tutte le voci di applicazione dei CAM nel 2022 rispetto ai dati del 2021, a dimostrazione di una importante contrazione dell’uso dello strumento in un momento cruciale per la messa a terra di molti bandi di iniziativa pubblica”.
“Per le 44 ASL che hanno restituito il questionario, la media di performance è del 57%, con le migliori performance registrate nell’Azienda USL di Bologna (95%), Ferrara (93%) e della Toscana nord (90%). Solo altre 7 Aziende Sanitarie hanno raggiunto un indice di performance superiore all’80%. Rispetto all’applicazione dei 16 CAM inerenti questa tipologia di ente appaltante, in un caso il tasso di applicazione è stato inferiore al 20%, in 2 inferiore al 30% e altrettanti sono il 40%; in 3 casi si è raggiunto il 40%, in 4 il 50% e sempre in 4 casi il 60%. Rispetto al 2021 ben 13 delle 16 voci hanno riscontrato una contrazione nel tasso di applicazione, registrando un segno positivo solo per le voci carta grafica, veicoli e ristorazione collettiva”.
“La transizione ecologica ha bisogno di strumenti come il GPP per l’economia, la società ed il Pianeta. In particolare, per attuare le politiche di decarbonizzazione dell’economia, per sviluppare l’economia circolare, e per la tutela della biodiversità – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – e non è più accettabile che l’Italia sconti ancora un importante ritardo nella loro piena implementazione. Dopo un graduale miglioramento delle performance registrato nel corso degli anni, constatiamo che l’attenzione si è nuovamente abbassata sul tema. Proseguiamo dunque nel nostro lavoro – conclude Zampetti –a maggior ragione ora che il MASE ha approvato 6 nuovi CAM come quelli su edilizia, arredi interni, rifiuti, eventi, tessile, arredi esterni e ne ha programmati altri 7, di cui 5 con attività in corso e 2 da avviare, per far si che questi strumenti vedano un corretto utilizzo e siano realmente i pilastri su cui rilanciare la sostenibilità degli acquisti verdi nel nostro Paese”.
“Il rapporto dell’Osservatorio Appalti Verdi 2023 – commenta Silvano Falocco, direttore generale della Fondazione Ecosistemi – mostra come non sia ancora “senso politico comune” che i Criteri Ambientali Minimi e il GPP rappresentino lo strumento per creare, attraverso la domanda pubblica, un mercato ai prodotti e servizi a basso impatto ambientale che, se supportati dalla domanda nelle fasi iniziali di sviluppo dove i costi di transizione sono ancora alti, avranno maggiori possibilità di affermarsi sul mercato. Dai dati emersi è come se lo “spazio di attuazione” del GPP si fosse saturato, con le pubbliche amministrazioni virtuose che rispettano gli obblighi di legge, seppur in qualche caso arrancando, mentre le altre continuano semplicemente a non farlo. E’ necessario impegnarsi e per diffondere l’uso del GPP e dei Cam intervenendo soprattutto in quelle aree la cui applicazione resta difficile per mancanza di strumenti , di conoscenza e di informazione.
“GPP in Italia 2023: una piattaforma per fotografarne l’applicazione: online con i nuovi dati aggiornati, la prima piattaforma webgis che fotografa l’applicazione del Green Public Procurement in Italia: attraverso una mappa interattiva è possibile conoscere l’applicazione del GPP e dei Criteri Ambientali Minimi da parte degli enti che hanno risposto al monitoraggio di Legambiente e Fondazione Ecosistemi, non solo nel 2022, ma anche degli anni precedenti. Uno strumento utile, e inedito in Italia, che offre una panoramica quanto più completa possibile, utile ad amministrazioni pubbliche, imprese, giornalisti e cittadini”.
“Le proposte dell’Osservatorio Appalti Verdi: formazione, comunicazione e conoscenza: sono i 3 asset su cui rafforzare il tema del GPP in Italia. Ma affinché sia davvero uno strumento utile e capillarmente diffuso sul territorio e non essere esclusivamente una buona pratica di poche amministrazioni 12 i sono i temi da sviluppare con le seguenti priorità:
- investire nel personale con nuove assunzioni e con percorsi di formazione specifica, a partire da quelle previste dal MASE e come richiesto dalla Conferenza Stato Regioni, con il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema Green Public Procurement;
- adottare strumenti di monitoraggio dei CAM e delle politiche del GPP, che permettano una lettura istantanea dell’andamento dell’applicazione;
- estendere il campo d’applicazione del GPP, individuando altre categorie merceologiche (attività termali, portuali, restauro, servizi di derattizzazione e disinfestazione, etc.) per i quali approvare dei Criteri Ambientali Minimi;
- accelerare la definizione di CAM relativi ai servizi ambientali (smaltimento dei rifiuti, servizi di depurazione, servizi postali, reti di distribuzione elettrica e idrica, stabilimenti per la manutenzione dei mezzi di trasporto, etc.) per far sì che tutto il comparto di tali servizi, a cominciare dalle imprese pubbliche, disponga di criteri ambientali e sociali obbligatori da utilizzare;
- rafforzare la capacità istituzionale nel diffondere il Green Public Procurement per garantire l’adozione dei (CAM) negli appalti pubblici, sia nell’acquisto di beni e servizi che nella realizzazione delle opere
- prevedere della task force regionali formate sul GPP, sui CAM e il DNSH, per evitare le strozzature di sistema dovute alla carenza di formatori, oltre alla necessità di individuare per ogni amministrazione pubblica un referente GPP al proprio interno, responsabile dell’adozione dei CAM nelle procedure di gara e del monitoraggio per evitare che il carattere intersettoriale dello strumento ne complichi l’attuazione;
- estendere l’utilizzo della Valutazione dei Costi del Ciclo di Vita (LCC), che anche il nuovo Codice dei Contratti Pubblici prevede, come criterio di aggiudicazione secondo l’Offerta economicamente più vantaggiosa” per evidenziare il “costo reale” della mancata adozione dei CAM;
- fondamentale che le Pubbliche Amministrazioni (PA) si dotino di un Piano d’Azione GPP e integrino le Pianificazioni Settoriali (mitigazione climatica, adattamento climatico, economia circolare, biodiversità, mobilità, Food Policy oppure Equità di genere, Inclusione) e Territoriali con lo strumento dei CAM;
- raccordare il GPP con il DNSH per la PA e i privati nella comprensione delle strette connessioni tra i due sistemi.
- Attivare la collaborazione con la rete dei RUP e con le associazioni delle amministrazioni locali, della sanità e del mondo della scuola (fino all’Università), affinché si rafforzi l’informazione e la conoscenza dei CAM;
- creare programmi di cooperazione con Università e Ordini Professionali per creare le competenze ed evitare che anche le nuove professioni continuino a non tenere conto degli aspetti relativi a GPP, CAM e DNSH che dovrebbero rappresentare elementi di qualificazione;
- creare programmi di cooperazione con le Camere di Commercio per favorire la diffusione delle informazioni relative ai criteri ambientali e sociali che le imprese, e soprattutto le PMI, troveranno nelle procedure di gara.