La proposta rivista di regolamento sulle spedizioni di rifiuti presentata oggi (mercoledì 17 novembre, ndr) dalla Commissione europea è un gradito passo avanti, ma occorre fare di più per mitigare le conseguenze delle esportazioni di rifiuti dell’UE, avverte lo European Environmental Bureau (EEB).
Il testo mira ad allineare maggiormente la politica dell’Unione sulle spedizioni con la gerarchia del trattamento dei rifiuti e una sana gestione ambientale degli stessi, due principi guida della politica dell’UE. Tuttavia, secondo la più grande rete europea di ONG ambientali, le deroghe e l’insufficiente distinzione tra riciclo dei materiali e forme inferiori di recupero rischiano di annacquarlo.
Il testo rivisto potrebbe deviare temporaneamente un po’ più di rifiuti verso i paesi OCSE piuttosto che verso quelli non OCSE, ma non renderà più difficile l’esportazione dei rifiuti e non garantirà che risorse preziose rimangano nel sistema all’interno dell’UE. L’EEB sostiene un divieto rigoroso, che sarebbe più facile da applicare e creerebbe ulteriore pressione per ridurre la produzione di rifiuti e il consumo di risorse vergini nell’UE.
Stéphane Arditi, direttore dell’integrazione delle politiche e dell’economia circolare presso l’EEB, ha dichiarato: “La spedizione al di fuori dell’UE non è solo una delega ingiusta del nostro dovere di gestire i nostri rifiuti e un ostacolo alla loro prevenzione. È anche un’occasione mancata per trasformare i rifiuti in materie prime seconde, riducendo la nostra dipendenza dalle risorse naturali importate e rendendo infine l’UE un esportatore di materie prime seconde”.
All’interno o all’esterno dell’UE, le esportazioni per lo smaltimento dei rifiuti sono vietate per impostazione predefinita, ma il testo sembra mancare di una distinzione tra spedizioni per il riutilizzo e il riciclo e spedizioni per forme di recupero inferiori, come l’incenerimento. Ciò rende facile esportare materiali in un altro paese dell’UE o dell’OCSE per l’incenerimento come per il riutilizzo o il riciclo, il che è in contrasto con la gerarchia dei rifiuti.
Ai fini dell’applicazione, la proposta distingue anche tra spedizioni per il riutilizzo e spedizioni di rifiuti, ma trascura il fatto che i prodotti spediti per il riutilizzo a un certo punto raggiungeranno la fine del loro ciclo di vita e dovrebbero essere gestiti nel paese di destinazione. Per articoli come l’elettronica e possibilmente i tessuti e le automobili in futuro, i consumatori pagano le cosiddette tasse di responsabilità estesa del produttore (EPR) per supportare la corretta raccolta, il riciclo e lo smaltimento. Tuttavia, se le tariffe pagate dai consumatori non seguono i prodotti quando vengono spediti per il riutilizzo, rimarranno indebitamente presso i produttori dei paesi esportatori, invece di aiutare i paesi riceventi a gestire la fase di trattamento dei rifiuti.
Nel 2020, le esportazioni UE di rifiuti verso paesi extra UE hanno raggiunto 32,7 milioni di tonnellate, con un aumento di tre quarti (+75%) dal 2004. La quota maggiore di questi rifiuti è stata inviata in Turchia (13,7 milioni di tonnellate), seguita dall’India ( 2,9 milioni di tonnellate), Regno Unito (1,8 milioni di tonnellate), Svizzera (1,6 milioni di tonnellate), Norvegia (1,5 milioni di tonnellate), Indonesia e Pakistan (1,4 milioni di tonnellate) [3].
L’EEB, l’alleanza Rethink Plastic e Break Free From Plastic hanno ripetutamente esortato la Commissione a intervenire e fermare il significativo onere sanitario, ambientale e sociale dei rifiuti dell’UE, e in particolare della plastica, sui paesi destinatari.
Le esportazioni di rifiuti pericolosi rimangono per lo più all’interno dell’UE: nel 2018, 7,0 milioni di tonnellate delle esportazioni di rifiuti pericolosi dagli Stati membri dell’UE sono state spedite in un altro Stato membro, corrispondenti a circa il 91% delle esportazioni totali (fonte Eurostat).
Nei prossimi 12-18 mesi, la proposta di regolamento sulle spedizioni di rifiuti sarà discussa dalla Commissione per l’ambiente del Parlamento europeo e dai rappresentanti degli Stati membri all’interno del Consiglio, secondo la procedura legislativa ordinaria. L’EEB avverte che le attuali scappatoie possono portare a un indebolimento della proposta