Oltre la danza. La cultura della sostenibilità

Parlare di sostenibilità in questa edizione di MilanOltre significa anche parlare delle relazioni dell’uomo con l’uomo, con le generazioni passate e future; della relazione tra uomo e natura - che è anche rapporto tra i generi - e dell’intimità dell’uomo

Perché scrivere di danza su un notiziario dedicato all’ambiente? Perché danza è cultura e la cultura è un aspetto fondamentale del nostro ecosistema. Interrogarsi sulla sua funzione è un modo di leggere e riscrivere il rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Perché quando un’impresa culturale va Oltre il suo mandato primario e sceglie d’impegnarsi a livello sociale ed ambientale vale la pena raccontarlo ed è quello che ha fatto MilanOltre scegliendo di costituirsi in Impresa Sociale.

Il Festival, alla sua XXXVIII edizione, realizza e trascende l’impegno verso la diffusione di arte e cultura in una spirale generativa che coinvolge il nuovo pubblico, i linguaggi della ricerca e dell’innovazione, la comunità di artisti e le politiche green. Sul fronte ambientale l’impegno di MilanOltre si estrinseca nell’adesione al progetto Treedom, devolvendo parte delle vendite alla riforestazione; diffondendo buone pratiche di Green Public Procurement e abitando uno spazio, il Teatro Elfo Puccini, che utilizza energia rinnovabile.

Parlare di sostenibilità significa anche parlare delle relazioni dell’uomo con l’uomo, con le generazioni passate e future; della relazione tra uomo e natura -che è anche rapporto tra i generi- e dell’intimità dell’uomo. In questa edizione di MilanOltre lo si è visto e lo si è sentito attraverso la “Trilogia dell’estasi” di Zappalà, dall’erotismo solitario del dio dei campi di “Apres midi d’un faune”, nella danza seduttiva e adultera di “Bolero”, nel “Sacre du printemps” in cui è la collettività ad essere sacrificata per opera di individualità eccentriche e massificate dove ciascuno è sé e tutti sono nessuno. Tre partiture classiche, unite da pezzi techno che proiettano nell’oggi l’uomo e le sue forme estatiche: la solitudine, la s-fiducia, l’individualismo fatto massa.

Lo si è visto in “Hunt and the Ascension into Lazarus” di Oona Doherty, nel binomio opera-pubblico, dove la prossimità con l’altro si fa carnale nell’abbraccio tremante che la performer Sati Veyrunes offre a chi la incontra. Sulla scena, la rappresentazione parossistica della mascolinità e dei suoi stadi interiori. Oltre gli stereotipi. Oltre lo spazio scenico. Oltre il corpo. Un racconto sensibile di come si sta in relazione ad un altro immaginario in schemi sociali invisibili all’occhio ma nettamente percepibili, concreti, drammaticamente veri.

Uno spazio generativo a tutto tondo quello che MilanOltre propone; orientato alle generazioni future, all’inclusione sociale e all’ambiente che animerà Milano ancora per qualche giorno.

Per chi fosse interessato, qui è possibile reperire programma e informazioni: https://www.milanoltre.org/