Arrivano conferme da parte del Ministero delle Finanze, contattato da Eco dalle Città, sul rinvio della plastic tax, provvedimento che subirebbe l’ennesimo stop dopo la prima (e unicamente formale) introduzione tre anni fa, da parte del governo Conte II.
La tassa sul consumo di prodotti in plastica monouso impiegati per l’imballaggio delle merci e dei prodotti alimentari, inserita nella legge di bilancio del 2020 e poi ripetutamente congelata, impone ai manufatti in plastica di singolo impiego (Macsi) un’imposta di 450 euro a tonnellata. Sono escluse dalla tassazione le plastiche compostabili secondo la UNI EN 13432 e quelle ottenute da riciclo, anche per quota parte, oltre che tutti i dispositivi medici e gli imballaggi farmaceutici.
La norma, di fatto, non è mai stata applicata. Quest’ultimo, se confermato, sarebbe il quinto rinvio. Secondo un’analisi di Greenpeace Italia la mancata applicazione della plastic tax ha sottratto ingenti somme di denaro alle casse pubbliche nel periodo 2020-2023. Si calcola il mancato gettito in circa 1,2 miliardi di euro, considerando l’ultima versione della norma, mentre sarebbe superiore ai 6 miliardi di euro nel caso in cui si consideri la versione della plastic tax proposta in origine, che era pari ad 1 euro per chilogrammo.