A Roma è necessario un piano straordinario per il ciclo dei rifiuti, autosufficienza a partire dagli impianti di smaltimento, trasparenza e partecipazione, fino ad un nuovo modello di economia circolare. Le richieste arrivano dalla Cgil di Roma e del Lazio, illustrate dal segretario Natale Di Cola, in occasione del convegno “Chiusura del ciclo dei rifiuti a Roma. È l’ora delle scelte” organizzato dallo stesso sindacato e trasmesso online sulla sua pagina Facebook e il canale YouTube lunedì 14 febbraio.
Come si legge nei resoconti realizzati dall’Agenzia Nova, lo stesso Di Cola ha anche rilanciato la questione assunzioni in Ama. “Speriamo che l’amministrazione attuale faccia meglio della precedente con un piano dei rifiuti efficiente in piena discontinuità. Noi chiediamo un piano straordinario per nuove assunzioni: servono almeno 1.500 persone nel prossimo triennio per assolvere al contratto di servizio – ha spiegato Di Cola -. Inoltre, serve una discussione importante per l’implementazione, l’ammodernamento e la messa in sicurezza delle sedi territoriali, dove gli operatori di Ama svolgono la loro attività e dove si apre un confronto con i cittadini. Quindi portare la società nella modernità attraverso l’acquisto di infrastrutture intelligenti e anche avere l’ambizione di creare un piano regolatore dei rifiuti. Occorre mettere l’azienda nelle condizioni di assolvere il contratto di servizio. Poi servono dei tempi certi sull’autosufficienza nel ciclo dei rifiuti, a partire dagli impianti di smaltimento: l’impiantistica deve essere guidata dalla mano pubblica e deve essere sostenibile, scegliendo la massima innovazione possibile”. Ma non solo: la richiesta è anche quella di maggiore trasparenza nella gestione. “La raccolta differenzia deve passare attraverso un rapporto di consultazione con i municipi – continua Di Cola. Quindi dare un ruolo centrale alle Ama di municipio in raccordo con cittadini e operatori per la definizione dei progetti di sviluppo della raccolta differenziata e del decoro- bilancio sociale di territorio”, ha precisato Di Cola. Infine, per il sindacato serve “gettare le basi per la multiutility della economia circolare costruendo sinergie a 360 gradi (dal modello di raccolta agli impianti) con tutti i soggetti pubblici che operano nel ciclo dei rifiuti a partire da quelli della Regione – puntando sulla ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali e tecnologie – puntando ad impatto ambientale ed energetico 0 – costruendo/gestendo la filiera del riciclo e del riutilizzo”.
A interloquire con i rappresentanti di Cgil Roma e Lazio anche diversi rappresentanti istituzionali della Regione Lazio, del Comune di Roma e del IX Municipio e AMA, che hanno sollevato alcune questioni cruciali nella gestione dei rifiuti della Capitale.
Tra questi, non poteva mancare la discussione sui biodigestori, nuovi impianti di lavorazione dell’organico nelle zone di Cesano e Casal Selce, con l’intervento dell’assessora al Comune di Roma Sabrina Alfonsi che ha sottolineato la sua intenzione di andare avanti con i progetti, cui si aggiunge l’ampliamento dell’impianto di Maccarese.
“I biodigestori moderni sono impianti a ciclo chiuso, tecnologicamente avanzati, in grado di trattare tutte le tipologie di rifiuti organici, a differenza del compostaggio aerobico – spiega l’assessora – e sono in grado di recuperare energia dal trattamento del rifiuto grazie alla produzione di biogas, che è classificato tra le fonti rinnovabili di energia. Catturarlo per produrre biocarburante per i mezzi Ama o per quelli del trasporto pubblico significa ridurre le emissioni di gas serra”. I due impianti che, secondo l’assessora, rispetto al compostaggio aerobico si pongono sulla strada della riduzione dei gas calmierati, saranno realizzati con i fondi del Pnrr, comprendo il fabbisogno della frazione organica (circa un quarto della raccolta differenziata). “Oggi Roma esporta 150mila tonnellate di rifiuti organici – continua Alfonsi – con una spesa di oltre 20 milioni l’anno e un costo ambientale altissimo causato dalle migliaia di camion che li trasporta”.\
Sulla stessa lunghezza d’onda, l’assessore all’Ambiente della Regione Lazio Massimiliano Valeriani. “Roma ha bisogno di una mutua solidarietà, di suddividere pesi, insediamenti e impianti ma non esistono zone dove non è possibile realizzare impianti, perché gli impianti di ogni tipo esistono dappertutto”.
Sulla necessità di una diversa gestione si è espresso anche Emiliano Limiti, vice direttore generale dell’Ama. “È il momento di mettere a terra il nuovo piano di sviluppo e del Pnrr – spiega Limiti – da cui prenderà le basi il piano industriale. Noi oggi produciamo 160mila tonnellate di organico e facciamo impianti che ne gestiscono 200mila, cui si aggiunge Maccarese. Sulla carta e il cartone produciamo 120mila tonnellate e sul multimateriale 65mila tonnellate e faremo due impianti da 200mila tonnellate. Entro il 2026, facendo circa 161milioni di investimenti – di cui 123milioni dal Pnrr e il resto a carico dell’Ama – cercheremo di seguire così questa strada. I centri di raccolta passano dagli attuali 14 a 22 anche prima del 2026 dovranno stare in linea con la possibilità di dare ai Municipi la capacità di assorbire le attività di recupero di rifiuti ingombranti”