In occasione della recente approvazione del Nuovo Codice della Strada, abbiamo intervistato Andrea Pelisetti, presidente di E-Mobility Italia, la prima associazione italiana nata a Torino per rappresentare gli utenti dei mezzi di micromobilità come i monopattini elettrici, ora diffusa in tutto il Paese. Pelisetti condivide le sue riflessioni sulle nuove disposizioni in materia di casco obbligatorio, assicurazione e circolazione.
Presidente Pelisetti, cosa pensa dell’obbligo del casco per i monopattini elettrici?
“L’obbligo del casco non è la misura più efficace per ridurre gli incidenti stradali. Sebbene la nostra associazione consigli sempre l’uso delle protezioni, questa normativa sembra più mirata a colpire le compagnie di sharing. Rendere obbligatorio il casco potrebbe spingere queste aziende a ritirarsi dal mercato, eliminando così il servizio e, con esso, il problema. Non è una soluzione che mira davvero alla sicurezza, ma piuttosto al contenimento del fenomeno della micromobilità. La spiegazione è semplice, quale compagnia di sharing potrebbe fornire il casco su ognuno dei propri monopattini? Questi non hanno le dimensioni degli scooter e quindi non è possibile installare un bauletto che contenga il casco. Inoltre ci sarebbe il problema dell’igiene, infatti, bisognerebbe prevedere dei sistemi usa e getta tra casco e testa dell’utente”.
Cosa ci può dire sull’obbligo assicurativo per i monopattini?
“Abbiamo richiesto una revisione della norma. Attualmente, il governo prevede l’obbligo di un’assicurazione RCA, come per le auto, richiamando l’articolo 2054 del Codice Civile. Tuttavia, riteniamo più appropriato fare riferimento all’articolo 2043 per la responsabilità civile verso terzi (RCT), come avviene per altre categorie di mezzi meno impattanti. Molte famiglie possiedono più di un mezzo di micromobilità, e i costi per assicurare ogni veicolo sarebbero sproporzionati rispetto al loro valore, scoraggiandone l’uso e riportando molti a utilizzare l’auto, anche per brevi tragitti. Questo contrasta con l’obiettivo di promuovere una mobilità più sostenibile”.
Quali sono le sue considerazioni sulle nuove regole di circolazione dei monopattini?
Il nuovo articolo 75-terdecies stabilisce che i monopattini elettrici possano circolare solo su strade urbane con limite di velocità non superiore a 50 km/h. Questo è un problema enorme: si parla di ridurre la mortalità stradale, ma poi si costringono i monopattini a circolare solo in carreggiata, in mezzo alle auto, aumentando il rischio per gli utenti. È una scelta incoerente e pericolosa”.
L’introduzione della targa e delle frecce per i monopattini sollevano molte perplessità. Quali sono le principali?
“La targa è ancora un’incognita. Non si sa quanto costerà, chi la emetterà, dove andrà montata o se sarà un semplice adesivo. E cosa succederà in caso di vendita del veicolo? Questi aspetti non sono stati chiariti, e ciò crea confusione sia per i cittadini sia per le aziende del settore. Lo stesso discorso si può fare per l’introduzione dell’obbligo delle frecce. Non è ancora chiaro quante ne vadano messe e dove, se dietro, ma ad un’altezza di 20 centimetri chi le vede? O se sul manubrio, ma in quel caso, se la persona che guida il monopattino è di costituzione robusta e tiene le braccia larghe, andrebbe a coprire le frecce”.
Le aziende di sharing saranno particolarmente colpite dall’obbligo di assicurazione. Quali saranno le conseguenze?
“Le aziende di sharing già includono un’assicurazione nel costo del noleggio, ma con l’obbligo previsto dal nuovo codice, il prezzo aumenterebbe drasticamente, fino a dieci volte tanto. Questo costo si ripercuoterebbe sugli utenti, rendendo l’utilizzo dei monopattini meno conveniente e disincentivandolo. Inoltre, questa misura sembra contraddire una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che esonera le biciclette elettriche sotto i 20 km/h dall’obbligo assicurativo. Anche i monopattini, dal 2020, sono stati equiparati ai velocipedi in Italia, perciò imporre loro un’assicurazione sembra incoerente”.
Andrea Pelisetti conclude con un appello: “Queste nuove disposizioni rischiano di rallentare lo sviluppo della micromobilità sostenibile in Italia. È fondamentale che il legislatore riconsideri alcune norme, per garantire la sicurezza degli utenti senza ostacolare l’innovazione e la transizione verso forme di mobilità più ecologiche”.