In occasione del dibattito “Come il Coronavirus ha cambiato la produzione dei rifiuti solidi urbani” promosso da Eco dalle Città per lunedì 22 marzo e in generale per la la ricerca della verità sulle nuove tendenze nei rifiuti solidi urbani dopo lo scoppio della pandemia, sono doverose alcune premesse.
Cominciamo dai rifiuti totali. Si prevedeva che diminuissero coi consumi ma anche che potessero aumentare – o meglio non calare tanto -con tutti i DPI nuovi da gettare.
Ci sembra di capire che il totale dei rifiuti solidi urbani sia diminuito nel 2020 rispetto all’anno precedente, ma non del 12 o 13 % come accaduto nelle grandi città di Milano e Torino. Nelle grandi città sono mancati i turisti, sono mancati per molti mesi i pendolari. In altre zone è successo il contrario, le persone sono rimaste di più e i rifiuti non sono calati altrettanto. Sono calati. Abbiamo persino trovato due zone nel torinese dove i rifiuti sono aumentati.
E la raccolta indifferenziata? Ovvero il rapporto tra differenziata e indifferenziata? Qui cominciamo ad avere dati un po’ contraddittori. Per esempio registriamo un leggero calo a Firenze, o in alcune zone del Torinese. A Milano e Torino ha continuato a crescere, forse per novità organizzative che erano già in marcia. Non era scontato. Se fosse stata applicata la sciagurata norma di non differenziare i rifiuti delle case dei contagiati e dei quarantenati, per questo solo fattore si sarebbero forse persi un paio di punti di raccolta differenziata. Sembra per fortuna che nella pratica il buon senso abbia prevalso (come auspicato dagli ospiti di Eco dalle Città nei dibattiti di marzo dello scorso anno).
Resta da capire cosa ne è delle singole frazioni. Abbiamo dati ancora parziali.
Ci sono idee abbastanza chiare su cosa può essere avvenuto, ancora non tanto chiare sulle quantità raccolte. Nel campo dell’umido è crollato l’avanzo di cibo dei ristoranti ed è aumentato quello domestico. Qual è il saldo? Nel campo della carta sono calati gli acquisti nei negozi ed ha continuato probabilmente il calo la carta stampata ma sono aumentati gli imballaggi delle consegne a domicilio. La plastica, soprattutto per l’aumento degli acquisti legati al cibo, dovrebbe essere aumentata, per quanto sia stata ultimamente criticata. Anche sul vetro abbiamo visto qualche aumento e non sappiamo bene perché.
In generale se si vanno a veder e pesare con le cosiddette analisi merceologiche i contenuti dei rifiuti indifferenziati non saranno le maledette mascherine ad aver tenuto alto il totale. Sicuramente c’è ancora una stragrande massa di organico carta plastica vetro (e magari aggiungiamo legno e vestiti) che avrebbero potuto essere differenziati. La gente era a casa e aveva più tempo, ma con la pandemia i governanti e gli “influencer” avevano altro cui pensare.