Giovedì 14 dicembre si è tenuta a Milano la Conferenza Nazionale sull’Industria del riciclo, promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con il Conai e Pianeta 2030 il mensile del Corriere della Sera, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dell’Ispra e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, in cui è stato presentato il Rapporto “Il Riciclo in Italia 2023”.
Dal documento emerge, ancora una volta, come l’Italia sia fra i Paesi europei con le migliori performance* sia per la preparazione al riutilizzo e il riciclo dei rifiuti urbani, che per quelli dei rifiuti di imballaggio. Il tasso di riciclo dei rifiuti, speciali e urbani, ha raggiunto il 72% (a fronte di una media europea del 58%), con punte di eccellenza per gli imballaggi: 10,5 milioni di tonnellate di imballaggi avviate nel 2022 a recupero di materia (erano 9,3 nel 2018), 2 punti sopra al target del 70% previsto dall’Ue al 2030.
Per fare un salto di qualità nella circolarità della sua economia, sottolinea il rapporto, molto importante sia per la competitività economica di un Paese grande importatore di materie prime, sia per ridurre i suoi impatti climatici e ambientali, l’Italia non si deve sedere sui positivi risultati raggiunti, ma deve fare ulteriori passi avanti nel riciclo dei rifiuti: recuperare i ritardi che permangono in alcune filiere (come i Raee), sviluppare nuovi settori (come il riciclo delle batterie e dei pannelli solari), rafforzare i mercati delle materie prime seconde in modo che si riduca il consumo di materie prime primarie e sviluppare alcune innovazioni in alcune filiere ( come il riciclo chimico delle plastiche ).
Gli emendamenti alla proposta della Commissione di Regolamento sugli imballaggi approvati dal Parlamento Ue, si legge sempre nel documento, pongono nuove sfide per rafforzare il riciclo puntando ad aumentare il riutilizzo di imballaggi riutilizzabili, quando tale riutilizzo è fattibile e comporta un significativo vantaggio ambientale; non impongono come unico modello quello basato sul deposito cauzionale, ma consentono modelli diversi, con elevate performance, come quello del Conai-Consorzi di filiera, basato sul contributo ambientale pagato dai produttori e dagli utilizzatori.
“L’anno che si sta per concludere – ha detto Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile che ha coordinato la stesura del Rapporto – non è stato un anno facile per l’industria del riciclo in Italia: i costi ancora alti dell’energia, le difficoltà di mercato di diverse materie prime seconde e l’incertezza generata da alcune misure contenute nella proposta iniziale del Regolamento imballaggi hanno contribuito ad alimentare preoccupazioni per molte imprese del settore. Il quadro si va però schiarendo e migliorando anche perché il settore è ormai consolidato e resiliente. Le iniziative prese presso le istituzioni europee, con proposte e argomentazioni non solo di settore, ma di interesse generale, hanno inciso e si ritrovano in alcuni degli emendamenti approvati dal Parlamento europeo che ha fatto un buon lavoro. Il nuovo Regolamento va sostenuto e applicato”.
“L’economia circolare – ha sottolineato Ignazio Capuano presidente del Conai – è un ramo importantissimo della nostra economia. E la nostra industria del riciclo fa scuola in Europa: anche il testo proposto dall’ultima versione del Regolamento imballaggi ne riconosce l’importanza. Uno stimolo a fare sempre meglio, soprattutto in un Paese povero di materie prime come il nostro: siamo già campioni nel campo del riciclo degli imballaggi, ma dobbiamo potenziare i risultati nazionali avendo la tutela ambientale come vero, unico obiettivo. Credo sia il momento di unire le forze e impegnarsi in questa direzione”.
I numeri del rapporto 2023
Le filiere del riciclo
Il Rapporto evidenzia le performance di 19 filiere del riciclo, con il riciclo degli imballaggi che ha mantenuto un buon andamento e i tassi di recupero dei rifiuti d’imballaggio si sono assestati ormai su livelli di avanguardia in Europa: carta, vetro e acciaio primeggiano con un tasso di riciclo dell’81%. Gli imballaggi in legno hanno aggiunto un tasso di riciclo del 63%, più del doppio rispetto al 30% previsto dall’ Ue al 2030 e il 97% del materiale legnoso riciclato in Italia viene trasformato in pannelli truciolari utilizzati dall’industria- del mobile e dei complementi d’arredo. Gli imballaggi in alluminio hanno un tasso di riciclo del 74%, bel oltre il 60% previsto dall’Ue per il 2030 e in Italia si produce solo alluminio secondario da riciclo. Mentre il tasso di riciclo degli imballaggi in plastica è al 48,6% rispetto all’ obiettivo EU al 2030 del 50% e il tasso di intercettazione delle bottiglie in Pet è del 68% lontano dal 77% previsto per il 2030. L’Italia detiene il primato nel riciclo di rottami ferrosi in Europa (18,6 mln ton nel 2022) con il quali produce l’85% del suo acciaio e gli italiani insieme ai tedeschi sono i più ricicloni d’Europa per gli imballaggi con 160Kg/anno a testa
Per quanto riguarda altre filiere si registrano scenari differenti. Situazione ancora critica per i RAEE con un tasso di riciclo del 34% contre l’obiettivo del 65% al 2019. Mentre sono buone le performances per gli inerti da costruzione e demolizione che hanno raggiunto un tasso di recupero dell’80% ben superiore all’ obiettivo del 70%; sono state avviate a rigenerazione, inoltre, 178 kt di oli minerali usati, pari a circa il 98% del raccolto rispetto al 61% dell’UE. Il tasso di riciclo di pile e accumulatori portatili è del 33,5% in lieve calo rispetto al 2021
Il mercato delle materie prime seconde e le innovazioni tecnologiche
Il mercato delle materie prime seconde attraversa un momento particolare: tensioni internazionali e fluttuazioni dei prezzi incidono in maniera sempre più significativa. Per alcuni materiali come i rottami di vetro o quelli ferrosi la domanda è elevata e il vantaggio economico è netto anche se un improvviso balzo dei prezzi del rottame di vetro ha messo in difficoltà il settore. Per altri come le plastiche da riciclo, le difficoltà sono maggiori perché la domanda non è molto elevata e la concorrenza dei polimeri vergini è più forte. Per alcuni materiali, poi, come gli aggregati riciclati di qualità o gli asfalti modificati con materiale da riciclo – le difficoltà di mercato derivano anche da barriere normative o da resistenze all’impiego. Altredifficoltà di mercato per alcune MPS derivano anche da procedure che regolano la cessazione della qualifica di rifiuto, dopo un trattamento di riciclo (End of waste) che durano anni e che sono di complessa applicazione. Da un’indagine fatta dall’EEA su otto mercati di materie prime seconde in Europa emerge che solo tre funzionano correttamente (alluminio, carta, vetro), mentre altri cinque (legno, plastica, rifiuti organici, rifiuti da costruzione e demolizione e tessili) “non sono ben funzionanti”: Le innovazioni tecnologiche dovranno essere la chiave per sviluppare le potenzialità delle MPS. Molte sono le novità, ma è necessario superare la fase della progettazione e sperimentazione per raggiungere la piena maturità. C’è bisogno di nuove tecnologie di riciclo chimico per la plastica. Per far fronte alla domanda crescente di batterie che aumenterà di 14 volte al 2030, occorreranno tecniche avanzate per aumentare le quantità riciclate di rame, litio, nichel e cobalto provenienti dalle batterie esauste. Per aumentare la quota di pneumatici riciclati in quelli nuovi servono nuove tecnologie di riciclo e vulcanizzazione e l’elenco potrebbe continuare con il riciclo di parte delle auto, con quello di molti prodotti tessili o dei fanghi di depurazione.
*Early Warning Report 2023, realizzato dalla Commissione Europea in collaborazione con l’Agenzia Europea per l’Ambiente
Il rapporto completo, la sua sintesi sono consultabili sul sito www.ricicloinitlia.it