Ripresa nel 2020, dopo tre anni di fermo, la pubblicazione dell’annuale Rapporto sullo stato del sistema di gestione dei rifiuti a cura dell’Osservatorio Metropolitano rifiuti di Torino si rinnova anche quest’anno. Abbiamo chiesto un commento ad Agata Fortunato, responsabile dell’Ufficio Programmazione e controllo del Ciclo Integrato dei Rifiuti della Città Metropolitana di Torino.
Completo e interessante come sempre il rapporto, ma pubblicare a fine dicembre 2021 i dati 2020 non è forse poco tempestivo?
Senza dubbio pubblicare una analisi con dati dello scorso anno può sembrare poco tempestivo e per molti versi lo è. C’è da dire che la Regione ha validato i dati del 2020 solo a metà ottobre.
Ben consapevole che solo un monitoraggio tempestivo può supportare la definizione di politiche attive e risulta indispensabile nella gestione delle criticità, già da diversi anni l’Osservatorio Metropolitano Rifiuti ha affiancato il monitoraggio annuale dei dati di produzione a quello mensile, che se non risulta accuratissimo come quello annuale, offre senza alcun dubbio una linea di tendenza assolutamente importante. Lo scorso marzo infatti abbiamo pubblicato un report sui principali indicatori di produzione e raccolta del 2020 . Auspico che a breve sia possibile anche per i mensili del 2021. Intanto nel rapporto c’è una anticipazione sul primo semestre 2021 che evidenzia una ripresa della produzione dei rifiuti, ma comunque non al livello del 2019 (pre-pandemia), cresce anche la raccolta differenziata in particolare di organico e carta (va comunque sottolineato che nei mensili non sono registrate le raccolte delle utenze non domestiche che non utilizzano il servizio pubblico e che pertanto vengono contabilizzate sono nel monitoraggio annuale).
Quali sono le novità registrate nell’ultimo anno di monitoraggio?
Come purtroppo tutti ben sappiamo lo scorso anno è stato profondamente segnato dall’esplosione della pandemia che oltre ai pesantissimi (anche nel nostro Paese) effetti sanitari, ha avuto un impatto anche sulla produzione dei rifiuti. I dati consolidati annuali confermano di fatto quanto già anticipato con la pubblicazione di una anticipazione del trend di produzione a marzo scorso, ovvero una riduzione della produzione complessiva di rifiuti.
Il rapporto ISPRA rileva per il 2020 un disallineamento fra produzione dei rifiuti che si riduce e indicatori socio-economici (prodotto interno lordo e la spesa per i consumi finali delle famiglie), che invece crescono. E’ un dato questo interessante ma assolutamente da approfondire per capire se sia episodico oppure una tendenza. In quest’ultimo caso significherebbe che il modello di consumo delle famiglie sta, seppure lentamente, modificandosi verso una maggiore sostenibilità. A livello locale non abbiamo dati puntuali per verificare se anche nel nostro territorio emerge il medesimo disallineamento, ma possiamo comunque rilevare una riduzione della produzione dei rifiuti dopo il picco del 2018.
La raccolta differenziata è cresciuta, anche per l’estensione dei servizi domiciliari o di prossimità nella Città di Torino, è eccellente in molti Comuni, ma il 65% (che avremmo dovuto raggiungere nel 2012!) a livello metropolitano è ancora molto lontano: l’anno chiude al 59,3%.
In questo quadro desta un po’ di preoccupazione il programma di sostituzione del sistema domiciliare con quello di prossimità mediante cassonetti ad accesso controllato, attualmente assolutamente residuale, ipotizzato nella Città di Torino, perché potrebbe portare ad un rallentamento della quantità di raccolta differenziata ed anche ad un peggioramento della qualità già non particolarmente eccellente per alcune frazioni (organico, plastica e vetro innanzitutto). Il porta a porta ha l’indubbio vantaggio di rendere riconoscibile l’utenza e potenzialmente controllabile e sanzionabile, mentre i cassonetti di prossimità hanno un bacino troppo ampio. E’ pur vero che non si è spinto in modo particolare sul sistema di controlli e sanzioni.
Sul PNRR?
La Città Metropolitana di Torino, insieme alla Città di Torino, alla Regione Piemonte, Politecnico di Torino e Università di Torino hanno costituito una cabina di regia che svolga un ruolo di coordinamento generale sugli interventi del PNRR del territorio metropolitano.
Per quanto attiene alla parte relativa all’ammodernamento dei sistema degli impianti (pubblici e privati) e per il miglioramento della raccolta, con l’obiettivo di innescare in maniera strutturale la transizione verso una economia circolare, sono in corso di valutazione le proposte dei Consorzi di Bacino e dei gestori del servizio pubblico. La straordinarietà del PNRR si scontra purtroppo con i tempi troppo ristretti che mal si conciliano con una quanto mai necessaria attività di pianificazione degli interventi; l’auspicio è che non si disperdano i finanziamenti in interventi piccoli o fra loro sconnessi o peggio ancora non prioritari rispetto ai reali fabbisogni del territorio.
A che punto è la costituzione dell’ATO regionale?
Il percorso di razionalizzazione della governance avviato negli anni scorsi e definitivamente tracciato con la l.r. 1/2018 (come integrata con la più recente delle modifiche -l.r. 4/21), pur con tutti i limiti della legge – il doppio livello Consorzi di Area Vasta-CAV/ATO e la frammentazione dei CAV (coincidenti con i “vecchi” Consorzi di Bacino) – non è ancora realizzato (sebbene quasi tutti i Consorzi di Bacino del territorio metropolitano abbiano deliberato la trasformazione in CAV, l’ATO Regionale non è ancora costituito e così anche la Conferenza di Ambito); in compenso è stata rafforzata, anche attraverso la costituzione di una cabina di regia promossa dalla Città Metropolitana di Torino, l’attività di coordinamento per lo sviluppo del sistema di gestione del ciclo integrato dei rifiuti nel territorio metropolitano.
Una attività di coordinamento, fortemente voluta dal territorio, risulta particolarmente utile nelle situazioni nelle quali sia necessario aggregare gli sforzi per il raggiungimento di un obiettivo comune ma soprattutto nella gestione delle situazioni di criticità o emergenza. L’esperienza maturata negli anni scorsi nella gestione delle criticità legate al conferimento al termovalorizzatore o l’ultima -in ordine di tempo- determinata dall’incidente occorso ad una piattaforma di selezione della raccolta differenziata plastica, hanno reso evidente la necessità di una ricognizione delle fasi di gestione delle singole filiere delle raccolte differenziate al fine di definire un protocollo per affrontare in maniera tempestiva, ordinata e coordinata le eventuali criticità.
A giorni dovrebbe esserci il pronunciamento della Commissione sulla “SUP all’italiana”, su questo fronte nel nostro territorio si muove qualcosa?
L’attività di coordinamento del territorio risulta inoltre necessaria ai fini del monitoraggio delle politiche attivate nei singoli bacini e nella definizione e realizzazione di una strategia unitaria per la gestione dei rifiuti urbani improntata a criteri di efficacia, efficienza, trasparenza ed economicità.
Il tema della riduzione dei rifiuti, anche nell’ottica della applicazione della direttiva SUP e del contenimento delle tariffe è fondamentale e sarà la vera sfida dei prossimi anni. Al momento, a parte episodi pur significativi, non emerge ancora una politica mirata al contenimento dei rifiuti. Una solida strategia, anche fatta da azioni minute ma inquadrate in una cornice ampia, è ormai improcrastinabile per gli effetti di tipo ambientale (minore impatto ambientale e contributo alla transizione ecologica) ed anche per quelli finanziari che ne potrebbero derivare.