Secondo due indagini pubblicate recentemente sulla nota rivista The Lancet Planetary Health Journal, quasi due milioni di casi di asma e altrettanti decessi nel mondo, relativi al 2019, sono da attribuirsi agli alti livelli di sostanze inquinanti nell’atmosfera. Questi risultati sono arrivati in concomitanza della decisione europea di riesaminare gli standard relativi alla qualità dell’aria nell’Unione, per accogliere maggiormente le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nella prima ricerca, compiuta da un gruppo di docenti e ricercatori universitari statunitensi, emerge che circa 2,5 miliardi di persone nel mondo siano tutt’ora esposte a livelli dannosi di materiale particolato aerodisperso (PM2·5 e altri), ossia polveri sottili altamente nocive. Nello specifico, è stata considerata la concentrazione nell’aria di PM2·5, la cui esposizione a lungo termine è associata a mortalità prematura a causa di cancro ai polmoni, infezioni alle vie respiratorie e altre problematiche cardiovascolari.
In Italia, grazie ad uno studio iniziato nel 2004 e durato ben 48 mesi, è emerso che le città di Torino, Milano e Roma avevano superato il valore della soglia limite di PM2·5, fissato a 50 µg/m. A detenere il podio fu il capoluogo piemontese, divenendo la città europea con ben 77 giorni il cui valore soglia era oltre i 120 μg/m3.
La seconda indagine pubblicata da Lancet, anche questa proveniente dagli Stati Uniti, pone invece l’attenzione sui casi di asma nel mondo nel 2019. Quasi due milioni di persone, inclusi bambini ed anziani, hanno sofferto di spasmi della muscolatura bronchiale, edema della mucosa e aumento delle secrezioni, a causa del biossido di azoto (NO2) presente nell’aria derivante dal continuo uso di automobili e altri mezzi inquinanti. Per il NO2, la soglia limite è di 40 μg/m3 annui. Questo valore è costantemente superato da diversi Stati membri, in particolare nelle aree urbane. Proprio a causa di ciò, la Commissione Europea ha espresso tutto il suo disappunto aprendo 14 casi di infrazione delle normative vigenti contro 13 Stati dell’UE e il Regno Unito.
Secondo la ricerca scientifica le policy odierne sembrano non essere sufficienti per arrestare gli attuali tassi di mortalità – seppur più bassi rispetto agli anni passati. Il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal sembra quindi lontano, ma un miglioramento considerevole è ancora possibile con l’introduzione di nuove direttive condivise da tutti gli Stati membri dell’UE.