I carabinieri di Napoli, in un’operazione congiunta con la polizia municipale, hanno sequestrato 320 chili di sacchetti di plastica, le shopper illegali. L’operazione è stata promossa dalla commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al riciclo di rifiuti, Ecomafie.
I sacchetti sequestrati erano prodotti e stoccati nei capannoni di una ditta di Caivano priva delle autorizzazioni previste a norma di legge, ed erano destinati ad alimentare il mercato italiano.
Dagli accertamenti è emerso che l’azienda, oltre a produrre buste per la spesa compostabili secondo la norma UNI EN 13432, quindi legali ai sensi della legge italiana, produceva anche sacchetti in polietilene non a norma. Sono quindi stati sequestrati 32 cartoni, per un totale di 320 chili di sacchetti di plastica che non erano neppure riutilizzabili, ma erano a tutti gli effetti “usa e getta”. Come è noto, è dal 2012 che i sacchetti di plastica monouso sono banditi dalla legge italiana.
Le forze dell’ordine, verificando la documentazione, hanno anche riscontrato l’assenza dell’autorizzazione unica ambientale che è necessaria per l’operatività dello stabilimento. Viste le irregolarità, i locali e le attrezzatture dedicate alla produzione dei sacchetti, sono stati posti sotto sequestro. Il titolare è inoltre stato denunciato e ora rischia un’ammenda che può andare da un minimo di 2.500 ad un massimo di 25.000 euro. Gli inquirenti stanno ora risalendo ad eventuali vendite e consegne già effettuate.
La produzione presente in reparto e in magazzino, conforme alla normativa vigente, può invece continuare la sua attività.
Durante il sopralluogo era anche presente il Presidente della Commissione Ecomafie, Stefano Vignaroli, sulla base dei protocolli d’intesa siglati con il Comune di Napoli, Arma dei carabinieri, polizia municipale e Assobioplastiche, l’associazione che tutela le aziende della filiera delle plastiche compostabili.
A seguito del sequestro, Vignaroli ha voluto sottolineare come il mercato dei sacchetti di plastica illegali genera un fatturato di 1 miliardo di euro e che grazie a operazioni come quella di Napoli, la percentuale di illegalità è scesa dall’80% al 25%. Vignaroli ha poi aggiunto che le shopper vengono smerciate a nero e a costi bassi come sacchetti fintamente biodegradabili. Queste vengono utilizzate soprattutto dalla criminalità organizzata e, nella maggior parte dei casi, per gestire il territorio commerciale (rionale) e imporre ai commercianti dei mercati una sorta di pizzo. Secondo Vignaroli è quindi evidente che le buste illegali fanno ancora più male per l’ambiente.