Roma e Napoli potrebbero avere gli impianti rifiuti ammessi ma poi esclusi per mancanza di fondi dalle graduatorie dei progetti finanziabili dal Pnrr. Almeno stando a quanto ha dichiarato la viceministra all’Ambiente, Vannia Gava, poco prima della cabina di regia di lunedì 6 febbraio, convocata dal governo per avviare il confronto sull’integrazione del Piano di ripresa e resilienza con le ulteriori risorse Ue del RePowerEU, il Piano di risposta alle difficoltà del mercato energetico causate dall’invasione russa dell’Ucraina.
Per la linea d’investimento da 450 milioni di euro dedicata alla realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti, Roma aveva proposto la costruzione di due digestori anaerobici da 100mila tonnellate l’uno e di due impianti di selezione per carta e plastica, mentre Napoli aveva progettato un digestore anaerobico da 40mila tonnellate, un impianto di selezione, un impianto di trattamento per la carta e un nuovo centro di trasferenza. Costo complessivo per la Capitale 100 milioni di euro, costo totale per il capoluogo partenopeo 74 milioni. Spese che potrebbero essere coperte da quella che Gava prospetta come una “rimodulazione delle risorse”.
“La cabina di regia sul PNRR convocata oggi può e deve aprire una nuova prospettiva sulla missione di rilancio del Piano che il Governo si è dato – ha detto la viceministra – . Rafforzare la governance e rimodulare il progetto complessivo alla luce del nuovo capitolo Repower EU è un’opportunità da cogliere immediatamente. Come Ministero dell’ambiente, forti degli obiettivi raggiunti e delle scadenze rispettate, ribadiremo l’impegno per importanti investimenti in innovazione tecnologica, come desalinizzatori e accumuli, e soprattutto una rimodulazione delle risorse per estendere anche a Roma e Napoli l’impegno per l’economia circolare e la gestione industriale del ciclo dei rifiuti”.