Mercoledì 10 aprile il Parlamento e il Consiglio europei hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sulla proposta della Commissione per una legge sul monitoraggio del suolo. L’obiettivo generale è avere suoli europei sani entro il 2050, in linea con l’ambizione di “zero inquinamento” dell’Ue, e di arrivare a un quadro più coerente e armonizzato per il monitoraggio.
Secondo l’accordo gli Stati membri dovranno monitorare e valutare la salute del suolo nei loro territori utilizzando descrittori comuni – aspetto fisico, chimico e biologico per ogni tipo di suolo – e una metodologia per i punti di campionamento. La Commissione sosterrà gli Stati membri rafforzando il suo attuale programma di campionamento, LUCAS Soils, e offrirà supporto finanziario e tecnico su misura.
Per riflettere i diversi livelli di degrado del suolo e le condizioni locali, i governi nazionali fisseranno obiettivi non vincolanti e sostenibili per ciascun descrittore, in linea con l’obiettivo generale di migliorare la salute del suolo.
Si stima che il 60-70% dei suoli europei sia malsano a causa dell’urbanizzazione, dei bassi tassi di riciclo, dell’intensificazione delle pratiche agricole e dei cambiamenti climatici. I suoli degradati sono i principali fattori delle crisi climatiche e della perdita di biodiversità e riducono la fornitura di servizi ecosistemici chiave. Questo costa all’Ue almeno 50 miliardi di euro all’anno, secondo la Commissione.
Quello raggiunto da Parlamento e Consiglio è un “accordo di seconda lettura precoce”. Il Consiglio dovrebbe ora adottarlo formalmente e il Parlamento dovrà quindi approvare il testo in plenaria, in seconda lettura. La direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, dopo di che i paesi avranno tre anni per conformarsi.
Maggiori dettagli dell’accordo
La direttiva concordata non impone nuovi obblighi ai proprietari terrieri o ai gestori fondiari. Invece, obbliga i paesi dell’UE ad aiutarli a migliorare la salute e la resilienza del suolo con misure di sostegno che possono includere consulenza indipendente, attività di formazione e sviluppo delle capacità, nonché la promozione della ricerca e dell’innovazione e misure di sensibilizzazione sui benefici. Gli Stati membri dovranno anche valutare regolarmente il costo finanziario per gli agricoltori e i forestali del miglioramento della salute e della resilienza del suolo.
La legge richiederà agli Stati membri di redigere un elenco pubblico di siti potenzialmente contaminati entro dieci anni dalla sua entrata in vigore e di affrontare eventuali rischi inaccettabili per la salute umana e l’ambiente.
Infine, una lista di controllo indicativa di sostanze emergenti che potrebbero rappresentare un rischio significativo per la salute del suolo, la salute umana o l’ambiente, e per le quali sono necessari dati, sarà redatta 18 mesi dopo l’entrata in vigore della legge. Questo elenco includerà PFAS e pesticidi.
Nel raggiungere l’accordo, il relatore Martin Hojsík (Renew, SK) ha dichiarato: “L’intesa di oggi è una pietra miliare importante nel migliorare il sostegno agli agricoltori e a tutti gli altri nel mantenere il suolo sano. Fornire loro informazioni e aiuto migliori, prevenendo al contempo la burocrazia e i nuovi obblighi, sono i capisaldi della nuova legge sul monitoraggio del suolo”.
Insoddisfatti gli ambientalisti
“L’accordo raggiunto dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione europea rappresenta una pietra miliare importante verso la definizione di un quadro giuridico Ue in materia di suolo – scrive in una nota l’Eeb – Tuttavia, i responsabili politici non hanno colto l’opportunità di affrontare adeguatamente il degrado del suolo, annacquando un testo già privo di sostanza. Originariamente concepito come un quadro per ripristinare la salute dei suoli dell’Ue, siamo allarmati nel constatare che è stato ulteriormente spogliato di misure e obblighi fondamentali“.
Lo European environmental bureau critica in particolare: “la scarsa ambizione generale, la mancanza di obiettivi giuridicamente vincolanti e di piani per la salute del suolo; l’eliminazione di misure chiave sulla gestione sostenibile; la non imposizione agli Stati membri di identificare e attuare pratiche di gestione sostenibile e la rimozione di principi comuni di gestione”. In generale secondo le ong “la legge non traccia un percorso verso un reale miglioramento della salute del suolo”.
Inoltre “la riduzione degli sforzi per ridurre il consumo di suolo (la conversione dannosa di aree agricole o naturali in superfici artificiali)” è ridotta “a misure volontarie” scrive l’Eeb. Infine “l’introduzione di eccessive flessibilità nel quadro di monitoraggio e valutazione della salute del suolo (fulcro della legge), rischia di compromettere una valutazione armonizzata della salute complessiva del suolo in Europa. Ad esempio, i requisiti di monitoraggio previsti dal quadro per la biodiversità e l’inquinamento sono inadeguati”.