Un’indagine condotta dall’Ats di Milano e pubblicata sulla rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia ha evidenziato come il tasso dei decessi attribuibile a biossido di azoto e polveri sottili, nel capoluogo lombardo siano più alti nelle zone periferiche. Patologie cardiocircolatorie, respiratorie e tumore ai polmoni stanno aumentando considerevolmente secondo la ricerca, che evidenzia come nei quartieri di periferia si trovino le tangenziali, c’è meno verde, sono densamente popolati e ci sono molti cittadini over 65.
A fronte delle maggiori evidenze scientifiche che si hanno sulla correlazione tra esposizione a inquinanti ambientali e mortalità, l’indagine sottolinea che il capoluogo lombardo, “sia per la presenza di fonti emissive di diversa natura sia per le condizioni climatiche e orografiche, presenta livelli di inquinamento particolarmente elevati”.
In particolare “sono stati stimati i livelli di concentrazione degli inquinanti (NO2, PM10 e PM2) per l’anno 2019, ottenendo una distribuzione degli inquinanti a elevata risoluzione (con celle di 25mx25m). I dati riferiti alle esposizioni ambientali sono stati collegati con le informazioni sanitarie e anagrafiche georeferenziate. L’impatto a lungo periodo sulla salute dell’esposizione a lungo termine agli inquinanti ambientali è stato misurato in termini di decessi attribuibili all’esposizione ambientale, considerando la media dell’esposizione all’inquinante stimata nell’anno 2019 e il numero di decessi osservati per ogni cella”.
Risultati e conclusioni
Stando alla ricerca, nel 2019: “Sono stati stimati i valori medi annui di NO2 pari a 36,6 µg/m3, 24,9 µg/m3 per il di PM10 e 22,4 µg/m3 per il PM2,5 con una distribuzione non uniforme nel territorio. Sono attribuibili a NO2 il 10% dei decessi per cause naturali e al PM2,5 è il 13% dei decessi per cause naturali e il 18% dei decessi per tumore del polmone”.
Per questo, conclude l’analisi: “L’impatto sulla salute dell’esposizione a particolato atmosferico nella popolazione del CdM è elevato. È importante che i cittadini, la politica e i portatori di interesse in genere si confrontino con questa problematica, alla luce sia dell’impatto sulla salute sia del forte impatto economico dei relativi costi sanitari e di cura”.
Come riporta l’Ansa, Sergio Harari, co-presidente del congresso, della Divisione di Malattie dell’Apparato Respiratorio e Divisione di Medicina Interna dell’Ospedale San Giuseppe MultiMedica IRCSS e dell’Università di Milano, ha dichiarato che: “I risultati della ricerca permettono di definire una vera e propria mappa dell’inquinamento e dei suoi effetti, quartiere per quartiere e rivelano, per la prima volta, che biossido di azoto e polveri sottili hanno tassi di decesso per 100.000 abitanti che possono arrivare fino al 60% in più in alcune zone della periferia milanese rispetto al centro città”.
Sempre l’Ansa, ha poi riportato le dichiarazioni di Pier Mannuccio Mannucci della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico che spiega come: “Il Pm2,5, responsabile del 13% delle morti per cause naturali (160 su 100mila abitanti) e del 18% dei decessi per tumore al polmone. Per quanto riguarda Le conseguenze più pesanti si hanno in zone periferiche come Mecenate, Lorenteggio e Bande Nere dove i tassi di decesso superano i 200 per 100mila abitanti, mentre in pieno centro i tassi si assestano attorno a 130″.