Milano è la più grande città europea che ha adottato il sistema di raccolta porta a porta dei rifiuti e ha la quantità di umido pro capite differenziata tra le più alte in Europa: la frazione organica ha infatti raggiunto, nel 2019, le 154.000 tonnellate, da cui è stato possibile produrre 22.000 tonnellate di compost agricolo e 8 milioni di metri cubi di biometano.
Non solo. A Milano, grazie al recupero delle eccedenze di alimenti freschi si stima un impatto, per il 2019, pari a circa 1.700 tonnellate di cibo ridistribuito, equivalenti a oltre 900 tonnellate di CO2 evitate.
Sono alcuni dei dati evidenziati dalla ricerca “Economia circolare del cibo a Milano”, ideata da Novamont e sviluppata dal centro di ricerca Està con il patrocinio del Comune di Milano e della Fondazione Cariplo, come contributo all’attuazione della Food policy cittadina.
“Milano continua a dimostrarsi in prima linea per la promozione dell’economia circolare del sistema alimentare – commenta la Vicesindaco con delega alla Food policy Anna Scavuzzo -, mantenendo saldo l’obiettivo di minimizzare l’impatto ambientale, nell’ambito delle azioni che poniamo in essere attraverso la nostra politica alimentare, e promuovendo sempre nuove iniziative, come il potenziamento degli hub di quartiere per il recupero delle eccedenze”.
La ricerca analizza tre ambiti che hanno grande impatto sul sistema alimentare: i rifiuti urbani legati al cibo, la redistribuzione delle eccedenze di cibo fresco in ottica solidaristica e i fanghi provenienti dalla depurazione delle acque reflue.
“Milano sta dimostrando come è possibile implementare politiche in grado di trasformare una società dello scarto, che distrugge risorse invece di rigenerarle, in una che impara a fare di più e meglio con meno – dichiara Andrea Di Stefano, Responsabile Progetti speciali e comunicazione di business di Novamont -. Occorre proseguire su questa strada, andando oltre gli ottimi risultati di raccolta differenziata, per ridisegnare i sistemi di produzione, consumo e smaltimento e coniugare così economia e ambiente. Un’azione come quella della Food policy, intrapresa dall’Amministrazione comunale in stretta collaborazione con Fondazione Cariplo, è fondamentale per comprendere quanto e come le strategie di policy territoriale possano incidere sul perseguimento degli obiettivi dei Sustainable development goals delle Nazioni unite”.
Per quanto riguarda i rifiuti urbani, una buona raccolta differenziata permette di migliorare i processi di riciclo dell’umido e produrre nuovi prodotti a valore aggiunto. Nel 2020 il tasso di raccolta differenziata gestita da AMSA, società del Gruppo A2a, a Milano è arrivato al 63% e tra le esperienze recenti più significative che hanno permesso di raggiungere questo risultato vengono citati il miglioramento della raccolta dell’umido nei mercati settimanali scoperti (2.500 tonnellate, per un risparmio di 420 tonnellate di CO2) e i progetti di mediazione linguistico-culturale per migliorare la raccolta negli esercizi etnici di ristorazione.
Per quel che riguarda il recupero delle eccedenze, la ricerca ha rilevato come sia questo il fronte su cui si concentrano la maggior parte delle azioni della Food policy: la diffusione degli hub di quartiere contro lo spreco alimentare (nel 2019 quello di via Borsieri ha redistribuito 77 tonnellate di cibo a 3.950 persone, di cui 1.480 minori, con un risparmio di 170-240 tonnellate di emissioni di CO2); le donazioni delle mense scolastiche servite da Milano Ristorazione (59 tonnellate di pane e 79 tonnellate di frutta recuperati nel 2018, per un totale di 83 tonnellate di emissioni di CO2 evitate) e del Mercato ortofrutticolo di SoGeMi (1.500 tonnellate recuperate nel 2019 per 590 tonnellate di emissioni di CO2 evitate); le attività promosse dall’associazione Recup nei mercati scoperti (54 tonnellate recuperate nel 2019, equivalenti a 21 tonnellate di emissioni di CO2 evitate).
La ricerca dà infine ampio spazio all’analisi sui fanghi da depurazione delle acque reflue, sia su Milano sia sulla Città metropolitana. In particolare vengono esaminati i processi produttivi, le quantità e i destini dei fanghi generati sia da MM nei due depuratori di Milano (59.000 tonnellate di fanghi nel 2019, destinati all’agricoltura o a vettore energetico, senza ricorso allo smaltimento in discarica) sia da Gruppo CAP nei 40 depuratori della Città metropolitana (59.000 tonnellate di fanghi prodotti nel 2018, destinati all’agricoltura e a vettore energetico a cui si aggiungono 16.311 tonnellate di fertilizzanti, con ricorso marginale allo smaltimento in discarica). Viene anche dato spazio alle innovazioni in termini di riutilizzo e recupero dei fanghi: sperimentazione della produzione di fertilizzanti in linea nel depuratore di Nosedo, sperimentazione di modalità diverse di combustione dei fanghi anche per il recupero di fosforo dalle ceneri, produzione di biometano nel depuratore di Bresso-Niguarda.
“In questo momento stanno crescendo diversi tipi di povertà – ha detto Claudia Sorlini, Vice Presidente Fondazione Cariplo -, che toccano le persone in aspetti fondamentali della loro vita: alimentare, digitale, energetica, culturale. Un primo passo per contrastare la povertà è ridurre gli sprechi e mettere in rete quello che c’è, perché possa essere utile alla comunità, generando anche un riflesso positivo sull’ambiente. Anche il recupero energetico dai rifiuti e la restituzione alla terra dei nutrienti sotto forma di compost sono azioni che rispondono alla logica della circolarità. Fondazione Cariplo sta sostenendo iniziative di contrasto della povertà alimentare e digitale e di difesa dell’ambiente”.
A questo lavoro hanno contribuito diversi attori pubblici e privati del sistema alimentare della città. Lo studio si è basato su interviste a 40 esperti tra i soggetti chiave del territorio milanese, che operano anche a scala sovralocale e che si occupano a vario titolo di economia circolare.
Economia circolare del cibo a Milano – edizione settembre 2020