Un centinaio di ciclisti si è riunito in protesta sotto la sede del Consiglio Regionale della Lombardia a Milano, chiedendo le dimissioni del consigliere di Fratelli d’Italia e direttore editoriale de Il Giornale, Vittorio Feltri. La manifestazione è stata organizzata in risposta a una dichiarazione shock di Feltri, che durante un incontro aveva affermato di “apprezzare i ciclisti solo se investiti“, scatenando forte indignazione.
Durante il flash mob, i manifestanti hanno simbolicamente steso le loro biciclette davanti all’ingresso di Palazzo Pirelli e si sono sdraiati accanto ad esse. Questo gesto è stato scelto per rappresentare i tanti incidenti stradali in cui i ciclisti perdono la vita, ricordando l’importanza della sicurezza stradale e del rispetto per chi sceglie una mobilità sostenibile.
Il centrosinistra ha presentato una mozione urgente per chiedere le dimissioni di Vittorio Feltri. Il capogruppo del Partito Democratico in Regione, Pierfrancesco Majorino, insieme ad altri consiglieri dell’opposizione, ha espresso la propria indignazione dichiarando: “Oggi chiederemo le dimissioni di Vittorio Feltri. Le sue parole sono un insulto a chi ha perso la vita, a chi ha sofferto, e a tutti noi che desideriamo una città più sicura”.
Il consigliere Regionale Luca Paladini (Patto Civico) ha comunicato sui suoi canali social che la maggioranza ha respinto la sola possibilità di discutere la mozione per chiedere le dimissioni di Vittorio Feltri. Come gesto di protesta, Paladini ha posizionato un cartello sulla scrivania di Feltri, “assente oggi come nel 95% delle sedute d’aula”, con la scritta: “Non si scherza sui morti in strada”, sottolineando così il suo dissenso verso “chi è contento se i ciclisti sono investiti”.
“Noi non siamo ciclisti, siamo cittadini e in quanto tali dobbiamo essere liberi di essere anzitutto rispettati indipendente dal mezzo che utilizziamo. Siamo prima di tutto pedoni nello spazio pubblico. Pedoni per andare a prendere la biciclette, pedoni per andare a prendere il trasporto pubblico. Per alcune persone che rappresentano le istituzioni, noi non siamo cittadini, siamo ciclisti, soltanto ciclisti e, come tali, da derubricare. Così come è stata derubricata la dichiarazione infame di Vittorio Feltri”, ha commentato Federico Del Prete, referente per la mobilità e lo spazio pubblico Legambiente.
Paolo Pozzi, un familiare di una vittima della strada, ha criticato aspramente non solo le dichiarazioni di Feltri, ma anche il clima politico che le ha rese possibili. “Francamente le dichiarazioni di Feltri potremmo definirle, con un eufemismo, sconcertanti, ma si inseriscono in un quadro politico aggressivo che non ha intenzione di affrontare le cause profonde per cui molti reati vengono commessi”. Le parole di Pozzi hanno messo in luce un problema sistemico: la mancanza di volontà politica nel risolvere questioni come la sicurezza stradale, che rimane una sfida aperta per una città più vivibile e meno pericolosa.
“Esiste un modo di muoversi diverso e deve poterlo fare in sicurezza. Se le amministrazioni vogliono e possono investire, faranno in modo che questo avvenga, non lasciamoci trascinare da questo linguaggio negativo e di odio, perché è il momento di attuare la rivoluzione per un futuro migliore per noi e i nostri figli è qua e siamo noi che dobbiamo portarla avanti”, ha dichiarato Michela Palestra, consigliera Regionale Patto Civico.
Per Stefania Leone, attivista di Città delle Persone, la cosa più pericolosa delle parole di Feltri è “diffondere il senso di disumanità, fare in modo che ci sia un noi e un loro. Questo però non esiste perché siamo tutte persone.
Non è la prima volta che Vittorio Feltri prende di mira ciclisti e mobilità sostenibile. Già nel 2021, durante la sua candidatura al consiglio comunale di Milano con il sostegno di Fratelli d’Italia, aveva promesso di “eliminare le piste ciclabili che hanno paralizzato la città”. Inoltre, si era dichiarato contrario all’uso dei monopattini, definendoli in modo dispregiativo come “zanzare a rotelle che rompono le balle”, alimentando così le polemiche sulla sua posizione rispetto alle politiche di mobilità ecologica.