“Basta morti in strada” questo lo striscione che accompagna ancora una volta le centinaia di persone riunitesi a Milano per un sit-in in strada, sul luogo dove è avvenuto l’ennesimo incidente mortale che ha visto coinvolto un ciclista. Nella notte di mercoledì 10 gennaio, Ivano Calzighetti di 37 anni è stato investito e ucciso su viale Umbria mentre si trovava in sella alla sua bicicletta, da una donna alla guida di un’auto. Mentre si accertano le responsabilità, cittadini e attivisti chiedono a gran voce una città più sicura per ciclisti e pedoni e invocano che la Milano a 30 km all’ora diventi realtà.
Esattamente un anno fa il Consiglio Comunale di Milano votava a larga maggioranza un ordine del giorno che invitava il Sindaco e la Giunta “a proclamare Milano Città 30, istituendo il limite di velocità in ambito urbano a 30 chilometri orari a partire dal primo gennaio 2024 e a prevedere, così come hanno fatto Parigi e Bruxelles, che dopo quella data su alcune, selezionate, strade a grande scorrimento possano essere previsti limiti a 50 chilometri”.
In dodici mesi il Comune non ha fatto nulla. L’ordine del giorno non ha avuto alcun seguito, nessun provvedimento, nessun piano di realizzazione della misura. Nella notte sono comparsi in diverse zone della città – piazza Duomo, piazza Castello, Arco della Pace – alcuni striscioni con la scritta: ‘Milano non ama aspettare, Beppe quando sta città a 30?’
Una nota diffusa dal gruppo di cittadini che ha realizzato la protesta recita: “Un anno fa Milano e l’Italia si risvegliavano con le prime pagine, i telegiornali, i social, che in coro dicevano: ‘Milano sarà città a 30 all’ora dal primo gennaio ’24: il voto del consiglio comunale’. Se Beppe Sala ama mettersi al lavoro, come i milanesi, cosa sta aspettando? Dopo un anno di inazione di Sala e Censi ci chiediamo: chi è maggioranza, a Milano? il Consiglio Comunale o Aci Milano e la dinastia La Russa?“.