Londra, raddoppia la tassa sui sacchetti in plastica monouso

Dal 21 maggio la tassa sui sacchetti monouso in plastica passa da 5 centesimi di Pound a 10 e sarà estesa a tutte le attività commerciali del Regno Unito

sacchetti plastica monouso tesco
PIC DAVID CRUMP.TESCO PLASTIC BAGS

Una piccola rivoluzione attende i cittadini britannici dal 21 maggio ma, complice la riapertura dei pub e il ritorno ad una apparente normalità pre covid, pare che a nessuno interessi (per ora), parliamo della tassa sui sacchetti in plastica monouso che passa da 5 centesimi di Pound a 10 e sarà estesa a tutte le attività commerciali.

“L’introduzione della tassa di 5 centesimi è stata un successo fenomenale, riducendo le vendite di sacchetti di plastica nocivi nei supermercati di un notevole 95% – ha detto entusiasta la ministra dell’Ambiente Rebecca Pow – Sappiamo che dobbiamo andare oltre per proteggere il nostro ambiente naturale e gli oceani, motivo per cui ora estendiamo questo addebito a tutte le imprese. Nelle prossime due settimane esorto tutti i rivenditori di tutte le dimensioni ad assicurarsi che siano pronti per i cambiamenti, mentre lavoriamo insieme per ricostruire più verde e rafforzare la nostra azione leader a livello mondiale per combattere il flagello dei rifiuti di plastica”.

Riduzione del 95% delle vendite di sacchetti di plastica

A dir la verità il merito di questa raddoppio della tassa è del “Piano Verde” e della caparbietà della ex prima ministra Theresa May di tener testa alla British Plastic Federation nel 2018. Fatto sta che da quando nel 2015 fu introdotta la tassa sui sacchetti c’è stata una riduzione del 95% delle vendite di sacchetti di plastica nei principali supermercati e che ha di fatto cambiato i comportamenti dei consumatori. Infatti, stando ai dati illustrati dallo stesso Secretary of State for Environment, Food and Rural Affairs, “una persona media in Inghilterra ora acquista solo quattro shopper monouso all’anno dai principali supermercati, rispetto ai 140 del 2014. Estendendo l’addebito a tutti i rivenditori, si prevede che l’uso delle borse monouso diminuirà del 70-80% nelle piccoli e medi esercizi commerciali”.

Ed è proprio a questo segmento del mercato che la Gran Bretagna lancia la sfida, dai pound shop ai fish and chips passando per gli off licence, le piccole imprese in tutto il paese sono esortate a prepararsi per i cambiamenti che verranno introdotti il 21 maggio. Lo sa bene l’amministratore delegato dell’Associazione dei negozi di alimentari, James Lowman, che ha dichiarato: “Accogliamo con grande favore l’inclusione di negozi, locali e altre piccole imprese nel nuovo sistema di tariffazione dei sacchetti di plastica che, non solo aiuta l’ambiente, ma è anche un ottimo modo per i rivenditori di raccogliere fondi per enti di beneficenza locali e nazionali”.

Già, perché la legge inglese impone alle aziende di reinvestire una parte dei proventi in attività di beneficenza (anche e sopratutto a fini ambientali), attività che dal 21 maggio beneficeranno anche dei contributi provenienti dalle nuove attività commerciali coinvolte nella tassa sui sacchetti.

Il rapporto di Wrap sull’uso dei sacchetti in plastica monouso

Ad accompagnare l’introduzione del rincaro di 5 pence c’è un nuovo rapporto pubblicato dall’ente benefico WRAP che rileva un cambiamento nell’atteggiamento nei confronti dei sacchetti di plastica da quando è stata introdotta la tassazione. Infatti attraverso un sondaggio su oltre 2.000 adulti in Inghilterra, è stato rivelato che:

– Quasi sette inglesi su dieci (69%) erano “fortemente” o “leggermente” a favore dell’addebito quando è stato introdotto per la prima volta, e ora la percentuale è aumentata al 73%.

– I clienti stanno cambiando le abitudini d’uso delle borse a lunga durata realizzate con materiali più sostenibili ed ecocompatibili. Degli intervistati, due su tre (67%) hanno affermato di aver utilizzato un “bag for life”, in tessuto o in plastica più resistente, per portare a casa la spesa da grande negozio di alimentari.

– Solo uno su quattro (26%) acquista sacchetti alla cassa quando fa acquisti nei negozi di alimentari, compreso il 4% che afferma di acquistarli “sempre”. Questo rappresenta un calo significativo rispetto al 2014 (anno precedente all’introduzione della tassa,ndr), quando oltre il doppio (57%) riferiva di prelevare i sacchetti di plastica dalla cassa. Nel frattempo, oltre la metà (54%) afferma di chiedere meno borse in cassa.

– Quasi la metà (49%) dei 18-34enni afferma di acquistare borse della spesa alla cassa almeno qualche volta, rispetto a poco più di uno su dieci (11%) di coloro che hanno più di 55 anni.

150 milioni di sterline i proventi per il terzo settore dalla tassa sui sacchetti


Dall’introduzione della tassa di 5 pence, i rivenditori hanno donato oltre 150 milioni di sterline a buone cause nei settori della beneficenza, del volontariato, dell’ambiente e della salute. Questa modalità aiuterà il Regno Unito, come dice la ministra Pow, a “una ricostruzione migliore e più verde nel post pandemia e rafforzerà la nostra leadership globale nell’affrontare il cambiamento climatico e l’inquinamento da plastica. In qualità di ospiti della COP26 quest’anno, presidente del G7 e attore chiave nella CBD COP15, stiamo guidando l’agenda internazionale sui cambiamenti climatici”.

Alla Cop26 di Glasgow per combattere concretamente i cambiamenti climatici

Intanto va segnalato che in questa battaglia al riscaldamento climatico targata Tories, il governo si sta attualmente consultando per la realizzazione di riforme strutturali per introdurre un sistema di restituzione dei depositi per i contenitori di bevande e la responsabilità estesa del produttore per confezione. Infine, a livello mondiale, la Gran Bretagna sembra farsi portavoce dall’aprile 2022, dell’introduzione di una imposta sugli imballaggi in plastica per i prodotti che non hanno almeno il 30% di contenuto riciclato. Ovviamente l’appuntamento per andare oltre la politica degli annunci è per questo novembre a Glasgow in occasione della COP26 dove anche l’Italia sarà costretta a essere protagonista pena l’irrilevanza internazionale sul fronte dei cambiamenti climatici. Insomma “Chì mi ann an Glaschu thu!