Riceviamo e condividiamo il comunicato stampa di presentazione della 40ma edizione di Bicipace, la manifestazione lombarda in bicicletta che propone di: “Unire alla bellezza della natura e dell’ambiente la forza della pace e della solidarietà. Con il vecchio motto “dall’Olona al Ticino pedalando un pochino…”, in un percorso che si snoda tra le province di Varese, Milano e Novara, migliaia di persone si ritrovano anche per sostenere i progetti ambientali e di solidarietà a cui vengono destinati i fondi raccolti con la mitica sottoscrizione a premi”.
Quando abbiamo iniziato sognavamo che dopo quarant’anni ci saremmo trovati in un mondo migliore; purtroppo la ricerca della pace è diventata sempre più difficile e sembra non interessare i potenti della terra.
Sul versante ambientale stiamo continuamente cementificando il territorio costruendo capannoni, nuovi ipermercati, parcheggi, nuove infrastrutture stradali, ampliando il sedime aeroportuale facendo leggi per superare i pareri negativi del Ministero dell’Ambiente, quasi tutto su terreni agricoli o boscati, tutto questo nascondendoci dietro parole come “Sviluppo Sostenibile”. Ancora oggi fatichiamo a progettare le nostre città per la promozione e messa in sicurezza della mobilità lenta, siamo ancora troppo legati all’uso esclusivo del auto.
La ricerca della pace è anzitutto una questione economica, finché qualcuno potrà guadagnare soldi, tanti soldi, costruendo e vendendo armi, saccheggiando le risorse del pianeta opprimendo gran parte della popolazione non ci sarà pace. Il problema della pace e della giustizia è anzitutto una questione di corretta ripartizione delle risorse: non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza una politica economica che suddivida le risorse tra tutti gli abitanti del pianeta.
Le nostre leggi impediscono di esportare armi in paesi belligeranti ma, a differenza di quanto affermato dal governo, abbiamo continuato a rifornire l’esercito Israeliano anche dopo l’invasione della Palestina. Anche l’Intelligenza Artificiale viene applicata in guerra: le macchine per uccidere sono programmate in modo da poter decidere in autonomia quali azioni compiere. Le associazioni internazionali denunciano che c’è una graduatoria, una sorta di borsa della spesa: per uccidere un capo di Hamas si possono tollerare sino a 100 civili come morti collaterali.
Un puntuale e articolato studio di Green Peace e Sbilanciamoci “ECONOMIA A MANO ARMATA”, pubblicato ad aprile 2024, certifica che armi leggere e proiettili (quelli che servono ai coloni israeliani a Gaza ed in Cisgiordania) prodotti tra Lecco e Brescia; aerei prodotti da Alenia-Aermacchi in provincia di Varese per la Israele Air Force (quella che sta bombardando Gaza).
Lo stesso studio evidenzia che nel decennio 2013 – 2023 l’Italia a fronte di un aumento delle spese dell’11% per la sanità pubblica, del 3% per l’istruzione e del 6% per l’ambiente ha aumentato del 26% le spese militari!
Lo studio continua illustrando che, sempre in Italia, “… con una spesa di 1000 milioni di euro per l’acquisto di armi genera un aumento della produzione interna di 741 milioni di euro e 3.000 posti di lavoro. Gli stessi 1000 milioni di euro investiti in ambiente, salute e istruzione genererebbero un aumento di produzione di 1900 milioni e ben 10.000 posti di lavoro nei servizi ambientali o di 14.000 nell’istruzione”.
Come si vede la guerra non è nemmeno un buon affare o meglio lo è per pochi, non certo per i popoli. Di fronte allo sterminio che sta avvenendo nel mondo a partire da Ucraina e Palestina anche l’Onu ha mostrato tutti i suoi limiti: assolutamente ingessato dai veti incrociati delle potenze che ottant’anni fa vinsero una guerra, il suo segretario dileggiato e minacciato. Ognuno vive le ingiustizie subite come vittima ma se avvalliamo questi ragionamenti legittimiamo ognuno a vendicarsi sino in fondo, sino alla fine. ma fino alla fine di cosa e soprattutto di chi?
Come BICIPACE vediamo un rischio molto concreto ovvero che questa situazione riesca ad inserire nelle nostre menti qualcosa di più duraturo e pervasivo di un conflitto cioè la capacità umana di convivere con le atrocità, di farci pace, di trarne un beneficio. Non possiamo ignorare che la macchina di morte agisce in modo industriale, non possiamo accettare che il genocidio diventi il sottofondo del nostro quotidiano. I bombardamenti non fanno altro che aumentare odio e rancore: cosa farei se il mio paese stesse compiendo un genocidio? si domandano gli obiettori di coscienza israeliani, che fiiscono in prigione per le loro scelte. Proviamo a domandarcelo anche noi.
Nessuno può farcela da solo non ci sono le condizioni per agire in questo modo: è assolutamente anacronistico pensare di rinchiudersi nel proprio piccolo mondo; perché, anche al di là dell’aspetto etico, è una visione stupida che può solo portarci allo sfacelo. Chi salva una vita salva il mondo intero si legge nel Talmud, libro sacro dell’ebraismo: una vita è una vita, che sia palestinese o israeliana, ucraina o russa o di qualunque altra parte del mondo.
Non ci sono soluzioni facili, ma ci sono soluzioni possibili, ci devono essere: bisogna cominciare senza nascondersi dietro a veti di ogni sorta. Cessate il fuoco immediatamente ovunque! Liberate tutti gli ostaggi e tutti i prigionieri politici, ritirate truppe e coloni, processate i criminali e chiedete scusa perché forse siamo ancora in tempo. Certo, siamo ancora in tempo, tranne che per tutti i civili che tutti giorni vengono ammazzati nelle oltre 50 guerre combattute nel mondo oggi.
Anche quest’anno pedaliamo con BICIPACE in nome della PACE, DELLA GIUSTIZIA, DELLA SOLIDARIETA’ E DALLA TUTELA DELL’AMBIENTE: anche quest’anno la nostra biciclettata partirà da una dozzina di luoghi e attraverserà oltre 50 comuni. Anche quest’anno, lungo il percorso e alla Colonia Fluviale di Turbigo troveremo tanta tanta bella gente con la quale vale la pena di condividere idee, buon cibo, mostre, banchetti solidali, musica e animazione.