La Regione Toscana lo ha comunicato formalmente al Coordinamento provinciale Rifiuti-Zero Livorno: l’inceneritore Aamps rimarrà in esercizio fino al 2026/2027. La comunicazione arriva in risposta alle osservazioni sul procedimento penale di proroga dell’attività dell’impianto fissata al prossimo 30 ottobre 2023 avanzata dal coordinamento.
“Queste affermazioni stridono clamorosamente con quanto sostenuto dal sindaco di Livorno, Luca Salvetti, – commentano dal comitato in un lungo post su facebook – che ha più volte rassicurato la cittadinanza sulla volontà di rispettare le promesse elettorali ed il programma di mandato, chiudendo l’inceneritore entro il 2023 nel rispetto di tre condizioni: il mantenimento dei posti di lavoro, la sostenibilità finanziaria e la possibilità di allocare i rifiuti in impianti alternativi”.
Sempre secondo gli ambientalisti, “queste condizioni sono state rispettate: Aamps a luglio ha diffuso sia le informazioni riguardanti il piano di ricollocamento del personale, sia quelle sull’impossibilità di procedere alle future manutenzioni dell’impianto senza pesare sulle tariffe per oltre 3 milioni di euro l’anno e senza un periodo di fermata dell’impianto di oltre due anni.
Inoltre, nonostante l’impianto sia rimasto chiuso per 4 mesi nel 2022, a causa dei continui guasti da riparare, i rifiuti sono stati collocati agevolmente negli impianti alternativi già presenti nell’area costiera, dimostrando anche il rispetto della terza condizione posta dal sindaco.
Le certezze della Regione Toscana sembrerebbero quindi incomprensibili, se non altro perché la stessa Aamps, nella richiesta di rinnovo dell’autorizzazione, afferma di dover necessariamente presentare un piano di dismissione dell’inceneritore entro il prossimo 30 aprile, nel caso in cui la prosecuzione dell’attività dell’impianto non sia sostenibile dal punto di vista economico-gestionale.
Aamps ha chiesto perciò che entro il 30 aprile gli ‘organi preposti’ presentino una ‘valutazione comparata’ su questi aspetti fondamentali.
Non riusciamo a capire quali siano gli ‘organi preposti’ se non la stessa Aamps, che deve presentare il quadro economico, comprensivo di costi di investimento e di gestione, tempi di realizzazione, ecc. nel caso di un prolungamento della vita dell’inceneritore.
Aamps ha infatti dichiarato di aver presentato questi documenti agli uffici regionali, allegandoli alla domanda di rinnovo dell’autorizzazione, ma la Regione finora non li ha esibiti.
È sempre Aamps ad aver evitato finora di presentare il piano di dismissione dell’inceneritore al Sindaco Salvetti, il quale lo ha richiesto ufficialmente con una delibera del 2019 e lo sta aspettando ormai da 4 anni”.
La domanda che rimane aperta secondo il comitato è come sia possibile confrontare il piano di dismissione con quello di proroga dell’attività, con i rispettivi costi e benefici, se questi documenti non esistono o non vengono mostrati pubblicamente.
“Il Consiglio Comunale di Livorno, l’Assemblea dei sindaci di Retiambiente e la cittadinanza hanno il diritto di esaminare questi documenti, se esistono.
Se non esistono, è impossibile che vengano preparati in pochi giorni, a ridosso della scadenza del 30 aprile. Quindi la Regione Toscana avrebbe interpretato correttamente la volontà di Aamps, che avrebbe già deciso autonomamente, ignorando gli indirizzi ufficiali del Comune di Livorno e del sindaco Salvetti.
Tutta la vicenda assomiglia sempre più ad una colossale presa in giro nei confronti dei cittadini, in cui nessuno vuole prendersi la responsabilità politica di una decisione che sembra sia già stata presa: quella di proseguire a tempo indeterminato con l’incenerimento a Livorno dei rifiuti di mezza Toscana, previa una costosissima manutenzione che indebiterà nuovamente l’azienda, trascinando stavolta nel baratro anche la sua capogruppo Retiambiente.
Non saranno certo i presunti ricavi straordinari per la vendita dell’energia elettrica in tempo di guerra a poter sostenere la prosecuzione dell’attività di un impianto vecchio di 50 anni, che per essere adeguato avrebbe bisogno di opere milionarie da realizzare in tempi lunghissimi di chiusura forzata, durante la quale comunque il personale dovrebbe essere ricollocato, i rifiuti da trattare dovrebbero essere dirottati altrove e gli stessi ricavi dell’inceneritore sarebbero ovviamente pari a zero.
Di cosa stiamo discutendo, allora? Forse di derogare alla necessità di adottare le migliori tecnologie disponibili, come prevede invece la legge, eliminando le opere di manutenzione straordinaria e danneggiando così la tutela dell’ambiente e della salute dei livornesi, in nome di una presunta ‘emergenza’ che scatterà dopo il 30 aprile?
Davvero qualcuno avrà il coraggio di continuare a chiedere ai cittadini un impegno nella raccolta differenziata e nelle buone pratiche, mentre deroga ai parametri di legge previsti per tutelare l’ambiente e la loro sicurezza sanitaria?”
Sul tema in questi giorni è intervenuto anche il Comitato “Oltre l’inceneritore”, con un altro lungo post su facebook, che incalza sulla necessità di ridurre la produzione di rifiuto residuo e chiedendo di coinvolgere i cittadini attraverso lo strumento della consultazione.
“In questi giorni è tornato ad animarsi il dibattito su inceneritore si, inceneritore no e inceneritore “ni”. Chi dice si (Azione), lo vorrebbe addirittura potenziare continuando ad ignorare che si tratta di un impianto di 50 anni e la tecnologia anche se ha fatto pochi passi avanti in termini di qualità delle emissioni, ne ha sicuramente fatti moltissimi in termini di struttura e sistemi di lavorazione e il nostro inceneritore è paragonabile a un dinosauro.
Chi dice no è giustamente Rifiuti Zero, motivando efficacemente la sua contrarietà con argomenti talvolta inappuntabili, una forma che non possiamo che condividere.
Chi dice “ni” è il Partito Democratico che afferma di volerlo spengere perché è il passato, ma che servono le condizioni per poterlo spengere e ad oggi queste condizioni non ci sono, semplicemente perché lo stesso PD che gestisce la Regione Toscana e l’ambito territoriale in cui siamo non le ha create.
Una questione accomuna però le tre posizioni, nessuno propone fattivamente impianti per ridurre efficacemente e drasticamente il rifiuto residuo che è di fatto quello che continua ad alimentare e a rendere “appetibili” gli inceneritori e le discariche.
Giusto puntare e spingere su un sistema più efficace possibile di raccolta differenziata, ma se poi non abbiamo impianti in loco che la valorizzano e soprattutto che selezionano quello che c’è di buono nell’indifferenziato (ed è molto), poi ci ritroviamo a dover assistere a “venerazioni” di un inceneritore di mezzo secolo fa.
Per questo i soggetti che veramente vogliono il superamento dell’inceneritore non solo a chiacchere, dovrebbero riprendere il percorso che abbiamo iniziato prima nel 2019 e poi nel 2021, incagliatosi sugli scogli di una burocrazia comunale contraria e indisponibile.
In questa situazione è importante coinvolgere i cittadini attraverso lo strumento della consultazione, dando così un fondamentale peso alla volontà di chiusura dell’inceneritore e contestualmente alla progettazione di un impianto in città che crei veramente degli ulteriori posti di lavoro, applicando una tecnologia attuale che riduca ai minimi termini il rifiuto residuo al quel punto molto più facile da smaltire”.