L’incenerimento è un metodo obsoleto e insostenibile per lo smaltimento dei rifiuti, in quanto la loro combustione, in particolare quella della plastica, produce emissioni atmosferiche pericolose ed elevate quantità di ceneri tossiche. A ribadirlo è un nuovo rapporto pubblicato da IPEN (International Pollutants Elimination Network), una rete globale di organizzazioni impegnate a sensibilizzare politica e opinione pubblica sull’utilizzo e lo smaltimento dannoso di sostanze pericolose per la salute umana e l’ambiente. Il report ha visto la collaborazione anche della ong ceca Arnika, del Centro per la Giustizia e lo Sviluppo ambientale (CEJAD) in Kenya, del Centro di Ricerca e di Educazione per lo sviluppo (CREPD) in Camerun, e del Toxics Free Australia (TFA).
Lo studio mostra che che la combustione dei rifiuti produce emissioni atmosferiche pericolose, insostenibili e ingestibili quantità di residui solidi altamente tossici (ceneri). Sostiene che dovrebbero essere implementate a livello globale alternative all’incenerimento, che ha “un ruolo rilevante nella tripla crisi planetaria di perdita di biodiversità, cambiamento climatico e inquinamento tossico“.
“L’incenerimento dei rifiuti e i cosiddetti inceneritori per termovalorizzazione sono campi minati pericolosi per le comunità vicine, oltre a produrre emissioni tossiche e rifiuti che minacciano il pianeta”, ha affermato Jindřich Petrlík, coautore dello studio e direttore del programma Toxics and Waste presso Arnika. “Le ceneri volatili sono rifiuti altamente pericolosi che contengono alcune delle sostanze chimiche più tossiche conosciute ed è meglio evitarne la generazione piuttosto che occuparsi del loro smaltimento. Invece di tecnologie inquinanti come l’incenerimento, abbiamo bisogno di politiche a rifiuti zero che includano la prevenzione dei rifiuti, il riutilizzo, una migliore raccolta e smistamento, il compostaggio, il riciclaggio e tecnologie sicure di smaltimento dei rifiuti residui senza combustione per soluzioni di gestione dei rifiuti veramente circolari”.
Secondo la Banca Mondiale, circa l’11% dei rifiuti prodotti a livello globale viene incenerito, anche se la cifra è più elevata per i rifiuti di plastica: l’UNEP rileva che il 17% della plastica viene smaltito negli inceneritori. La combustione di plastica e altri materiali produce diossine, vietate a livello globale perché tra le sostanze più tossiche del pianeta, con collegamenti alla diffusione del cancro, danni alla salute riproduttiva, danni al sistema immunitario e altri gravi problemi per la salute. Gli inceneritori creano anche grandi quantità di rifiuti solidi (ceneri pesanti): la percentuale di ceneri prodotte raggiunge il 30% del peso dei rifiuti immessi in un impianto.
Sia le ceneri volatili che quelle pesanti sono altamente contaminate da diossine e altri elementi noti come “prodotti chimici per sempre” PFAS, i policlorobifenili (PCB) e altri inquinanti organici persistenti, il cui smaltimento è in gran parte non normato. La quantità di diossine non regolamentato nelle ceneri volanti supera l’assunzione massima tollerabile di diossine per l’intera popolazione del pianeta di ben 133 volte.
Le comunità che vivono vicino agli inceneritori sono spesso maggiormente a rischio a causa dei loro effetti dannosi sulla salute: tumori, malattie respiratorie, aborti spontanei, nascite premature e anomalie congenite più alte rispetto alla media. La contaminazione degli alimenti in prossimità degli inceneritori è raramente studiata, ma rappresenta una probabile via di esposizione alle diossine e ad altre sostanze chimiche altamente tossiche. Uno studio del 2021 ha rilevato che gli agricoltori che vivono in queste zone a rischio avevano livelli ematici di diossine più elevati rispetto alla popolazione generale della zona, probabilmente a causa del loro maggiore consumo di cibo prodotto localmente. Uno studio IPEN ha rilevato che 24 dei 26 campioni esaminati di uova di gallina allevata all’aperto prodotte vicino a inceneritori in 12 paesi contenevano diossine e/o altre sostanze chimiche tossiche in eccesso rispetto ai limiti di sicurezza alimentare dell’UE.
“Siamo seriamente preoccupati per la minaccia che l’incenerimento dei rifiuti rappresenta per l’ambiente e la salute umana nei paesi africani”, ha affermato Griffins Ochieng, cofondatore e direttore esecutivo del CEJAD. “Lo smaltimento dei rifiuti e soprattutto il crescente carico di rifiuti di plastica rappresentano un problema significativo che dovrebbe essere affrontato alla fonte, limitando la produzione di plastica”.
Plastica
Mentre i negoziati per un Trattato globale sulla plastica dovrebbero riprendere entro la fine dell’anno, l’industria continua a promuovere il “riciclaggio chimico”, la termovalorizzazione e i rifiuti di plastica come combustibile, sottolinea il report, che spiega come il riciclaggio chimico abbia impatti ambientali simili a quelli dell’incenerimento, poiché produce grandi quantità di rifiuti pericolosi e pochi risultati. I termovalorizzatori invece creano problemi equivalenti ad altri inceneritori, incentivando al contempo la creazione di rifiuti rispetto a opzioni più sostenibili di riutilizzo e riciclaggio.
“L’utilizzo dei rifiuti di plastica come combustibile aggraverà la crisi globale dei rifiuti e spingerà i progetti di incenerimento nella regione del Sud-est asiatico, il che sarebbe un disastro per il clima, la salute e l’ambiente”, aggiunge Jane Bremmer, presidente della TFA e coordinatrice della campagna Zero Waste Australia. “Dobbiamo evitare le false soluzioni dell’industria come l’incenerimento dei rifiuti e investire invece in politiche sostenibili a rifiuti zero che promuovano un futuro veramente sostenibile”.
Oltre a passare in rassegna la scienza sull’incenerimento dei rifiuti, il rapporto di oggi include numerosi casi di studio provenienti da tutto il mondo che dimostrano i fallimenti dell’incenerimento e le sue minacce alla salute umana e all’ambiente.