Ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’Ue entro il 2030: il regolamento europeo sul ripristino della natura diventa legge con la pubblicazione il 29 luglio in Gazzetta Ufficiale dell’Ue e sarà ufficialmente in vigore tra venti giorni, ovvero il 18 agosto.
Pilastro chiave della strategia dell’Ue per la biodiversità, la legge è innovativa perché per la prima volta non disciplina solo la protezione delle aree naturali, ma punta a ripristinare quelle già degradate attraverso una tabella di marcia in tre tappe: il 30% di ogni ecosistema dovrà essere oggetto di misure di ripristino entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050.
Le capitali dovranno mettere a punto dei piani nazionali di ripristino per riferire periodicamente alla Commissione europea su come intendono raggiungere gli obiettivi.
Il Parlamento Ue aveva approvato il testo a febbraio, dopo l’accordo raggiunto con il Consiglio a novembre 2023. Poi però il fronte contrario di molti Paesi, tra cui anche l’Italia (gli altri erano Ungheria, Svezia, Polonia, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio, Austria), aveva bloccato per mesi il provvedimento. Decisivi furono i voti favorevoli dell’Austria – con la ministra dell’ambiente Gewessler dei Verdi, che infine decise di appoggiare la legge sfidando i suoi partner conservatori della coalizione – e della Slovacchia, che consentirono di arrivare alla maggioranza qualificata con 20 Paesi, pari al 66% della popolazione Ue (il minimo è 65%).
Per andare incontro alle preoccupazioni sulla sicurezza alimentare, nel 2033 Bruxelles dovrà rivedere e valutare l’applicazione del regolamento e il suo impatto sui settori agricolo, della pesca e forestale. Inoltre, con un atto di esecuzione, la Commissione Ue ha il potere di sospendere fino a un anno l’attuazione delle norme relative agli ecosistemi agricoli in caso di “gravi conseguenze a livello comunitario per la sicurezza alimentare”