È nel bresciano che si incassa il record di cementificazione con un consumo in cinque anni di oltre 7 mq per abitante. Nella Giornata mondiale del Suolo – istituita dalla FAO per focalizzare l’attenzione sull’importanza della salute del suolo – Legambiente Lombardia rilancia l’allarme per la crescita sregolata del suolo consumato a uso immobiliare logistico, associato alle grandi infrastrutture di trasporto, come la BreBeMi, che intersecano la pianura a est e a sud del capoluogo regionale. Sono infatti queste le province della pianura in cui, secondo i dati di ISPRA (Istituto Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), si misura la più allarmante crescita di consumo di suolo, con la provincia di Brescia che consolida la propria posizione al vertice della classifica del cemento: quasi 900 ettari di suolo consumato negli ultimi 5 anni. È come se, nello stesso periodo di tempo, per ogni abitante della provincia si fosse costruita una formazione di cemento armato di 7,2 mq, più del doppio della media regionale ferma a 3,5 mq/abitante. Altro elemento allarmante è il ritmo accelerato con cui procede il consumo di suolo: sempre nel bresciano, nell’ultimo anno sono scomparsi 307 ettari di suolo, ed anche se il dato va letto alla luce dell’inasprimento del fenomeno dopo il blocco legato alla pandemia del 2020, è un valore che eccede i livelli degli anni della ‘bolla’ speculativa del cemento registrata a inizio secolo.
«Chiediamo a Regione Lombardia di dare un seguito agli impegni votati due anni fa in Consiglio Regionale, intervenendo sul fenomeno immobiliare logistico, per evitare che continui ad alimentare urbanizzazioni espansive – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – dopo gli impegni solenni sulla necessità di impedire che i capannoni consumino nuovo suolo anziché riutilizzare le aree dismesse, nulla è stato fatto. E allo stesso tempo la regione continua a spingere infrastrutture stradali, come la Cremona-Mantova o la Vigevano-Malpensa, il cui vero obiettivo resta, all’opposto, quello di attrarre gli investimenti immobiliari dei grandi operatori logistici e commerciali».
“SOILS, WHERE FOOD BEGINS”: IL TEMA DELLA GIORNATA MONDIALE DEL SUOLO 2022
Quando si parla di consumo di suolo, ci si riferisce principalmente alla scomparsa di suolo agricolo, che rappresenta il tema della Giornata mondiale del Suolo di quest’anno, in un momento di crisi globale degli approvvigionamenti alimentari la perdita definitiva di suoli coltivati è particolarmente grave. Ma la cementificazione, ricorda Legambiente, è solo una delle modalità con cui viene aggredita la capacità del suolo di produrre cibo in virtù della propria naturale fertilità. In particolare, quest’anno la FAO mette in guardia circa la crisi dei nutrienti del suolo, che determinano non solo le rese, ma anche la qualità nutrizionale delle materie alimentari ottenute dal suolo. La carenza di fertilizzanti è un tema che riguarda le agricolture di molti Paesi poveri, ma altrettanto serio è il problema opposto, ovvero l’eccesso di nutrienti, siano essi somministrati come fertilizzanti chimici o come materia organica ottenuta dalle deiezioni di allevamento. Se infatti i nutrienti apportati al suolo eccedono il fabbisogno delle colture, il suolo ne viene inquinato, e le conseguenze sono devastanti, non solo per il suolo ma anche per le acque, per l’inquinamento atmosferico e per il clima. L’azoto in eccesso fornito da fertilizzanti e deiezioni zootecniche, ad esempio, viene rilasciato sotto forma di nitrati, che inquinano le acque, oppure di inquinanti atmosferici, o ancora di un potentissimo gas serra, il protossido d’azoto (N2O). In Lombardia le emissioni di N2O prodotte dai suoli agricoli troppo fertilizzati valgono come 1,5 milioni di tonnellate di CO2. E non minore è il problema per l’inquinamento atmosferico. L’eccesso di azoto legato all’uso di urea e deiezioni zootecniche in Lombardia causa l’emissione in atmosfera di ben 88.000 tonnellate di ammoniaca, il gas che costituisce ormai la principale causa della formazione dell’inquinamento da polveri sottili: le emissioni inquinanti dell’agricoltura lombarda sono infatti al centro dell’indagine del progetto INHALE, una attività di ricerca svolta da Università Bocconi e dal Centro Mediterraneo sul Cambiamento Climatico, a cui anche Legambiente Lombardia collabora, da cui emerge come anche nelle città ormai si rilevano gli effetti dell’inquinamento da fonti agricole.
«La cattiva salute del suolo, oltre a minacciarne a lungo termine la fertilità, ammala gli ecosistemi e colpisce direttamente la salute umana – dichiara Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia – e purtroppo in Italia sono proprio i suoli agricoli lombardi quelli più colpiti dall’eccesso di nutrienti legato alle somministrazioni di fertilizzanti chimici e deiezioni zootecniche. Occorre usare al meglio le risorse della nuova programmazione della PAC 2023-2027 per aumentare la sostenibilità dell’agricoltura e soprattutto della zootecnia lombarda, riportando queste attività ad un rapporto equilibrato con il suolo, riducendo gli eccessi produttivi e perseguendo l’obiettivo di riduzione dell’impiego di fertilizzanti indicati dalla strategia Farm to Fork nell’ambito del Green Deal europeo».