In vista dell’imminente voto del Parlamento europeo sui carburanti verdi previsto per il 13 settembre, alcune delle principali ONG che si occupano di ambiente e povertà globale tra cui Oxfam, Deutsche Umwelthilfe e Transport & Environment, hanno protestato martedì 6 settembre davanti al Parlamento di Bruxelles al grido di #FoodNotFuel.
Dall’inizio della crisi bellica ucraina le organizzazioni europee chiedono ai legislatori di smettere di incentivare la produzione di stock agricoli per produrre biocarburanti, una pratica che contribuisce alla crisi alimentare globale. Le 14 ONG davanti alla sede dell’Europarlamento hanno ribadito “l’irragionevolezza di bruciare le colture alimentari per ricavarne carburante”, chiedendo azioni dirette ai legislatori europei, ovvero di porre fine all’uso dei biocarburanti da coltivazione quando voteranno la nuova Direttiva sulle energie rinnovabili (RED).
Come riportato dal dossier di T&E “Food not fuel” di cui Eco dalle Città aveva già parlato, la produzione di colture per i biocarburanti utilizza vaste aree di terreno in tutto il mondo, causando la deforestazione, allontanando le comunità locali dalle loro terre e alimentando la crisi climatica. Inoltre, sottrae fondamentali risorse al settore alimentare, contribuendo ad esacerbare la fame nel mondo. “Dobbiamo agire subito altrimenti le conseguenze saranno catastrofiche” si legge nel dossier.
Le ragioni della protesta in un video di T&E a Bruxelles https://www.facebook.com/transenv/videos/1184723742105767/
I prezzi degli alimenti, già molto alti, sono saliti alle stelle a causa della guerra in Ucraina. La siccità record in Europa e in altre parti del mondo non farà che aggravare tale crisi. Tutto ciò sta spingendo altri milioni di persone sull’orlo della fame e molte altre verso una grave povertà alimentare. L’Europa brucia ogni giorno l’equivalente di 15 milioni di pagnotte e 19 milioni di bottiglie di olio di girasole e di colza per rifornire auto e camion.
Un nuovo sondaggio condotto da Globe Scan per il Meridian Institute e pubblicato il 2 settembre scorso, intanto, evidenzia come la stragrande maggioranza dei cittadini europei interpellati in nove Stati membri ritenga che le aziende stiano venendo meno alla loro responsabilità nel proteggere le foreste nel mondo: l’82% degli intervistati, in particolare, pensa che le imprese non dovrebbero vendere prodotti che distruggono le foreste, mentre il 78% crede che spetti al Governo bandire i prodotti che causano deforestazione. Ancora, l’82% ritiene difficile distinguere un prodotto deforestation-free (letteralmente ‘libero da deforestazione’) da uno che non lo è.
”L’UE parla molto di sicurezza alimentare e di porre fine alla fame nel mondo. Eppure, continua a promuovere la combustione di cibo per alimentare le automobili. Questo non solo crea scompiglio nei mercati alimentari globali, facendo salire i prezzi dei prodotti alimentari, ma ostacola la transizione ecologica dei trasporti”, dichiara Andrea Poggio, responsabile mobilità di Legambiente. “Quest’anno abbiamo assistito a un’impennata della crisi alimentare e milioni di persone sono state spinte sull’orlo della fame – prosegue Poggio – Gli eurodeputati hanno l’opportunità di porre fine a questa follia votando per eliminare il sostegno a questi tipi di carburanti ricavati dalle colture”.
“Se l’Europa da sola rilasciasse sul mercato globale le risorse che attualmente utilizza per produrre i biocarburanti, potremmo sfamare milioni di persone. Non si può preferire i biocombustibili al cibo, tanto più in tempi di fame”, dichiara Carlo Tritto, Policy officer di T&E. “Tanti partiti durante questo periodo pre-elettorale millantano credenziali “green”, questa è l’occasione per dimostrare la loro serietà in materia di ambiente. Escludere i biocarburanti da coltura dagli obiettivi della RED significa eliminare i sussidi a false soluzioni rinnovabili e dare un chiaro segnale su quali tecnologie servono ad affrontare la crisi climatica ed alimentare”.