Il 5 luglio la Commissione europea ha pubblicato i suoi piani per la revisione della direttiva quadro sui rifiuti, che non contiene solo nuovi obiettivi di riduzione degli sprechi alimentari ma anche nuove regole sulla responsabilità del settore tessile.
Per questo, che rappresenta uno degli ambiti produttivi di maggior impatto ambientale, la proposta è di istituire dei sistemi EPR obbligatori armonizzati per tutti i Paesi Ue: “Un passo significativo verso un settore tessile più sostenibile e circolare”, ha detto il Commissario all’ambiente Virginius Sinkevicius – “i produttori copriranno i costi di gestione dei rifiuti tessili, cosa che li incentiverà a ridurli e parallelamente ad aumentare la circolarità dei prodotti tessili, progettandoli meglio fin dall’inizio”.
Il contributo delle aziende ai sistemi Epr, chiarisce la Commissione, sarà adeguato in base alle prestazioni ambientali dei tessili, in virtù del principio della ‘ecomodulazione’. Nelle intenzioni dell’Ue i contributi versati dovranno finanziare gli investimenti in sistemi di raccolta, selezione, preparazione al riuso e riciclo, anche in relazione all’obbligo di differenziata che la normativa Ue fissa al 2025, mentre in Italia è in vigore già da gennaio 2022.
L’Ufficio europeo dell’ambiente (EEB) avverte che la proposta potrebbe non essere efficace per ridurre efficacemente la sovrapproduzione e gli sprechi nei settori alimentare e tessile.
L’Ufficio europeo dell’ambiente accoglie inoltre con favore l’intenzione della Commissione di fissare tariffe “eco-modulate” e chiede che siano ambiziose. La politica dovrebbe sostenere le attività radicate nella sufficienza, nella trasparenza e nella prevenzione dei rifiuti, come il riutilizzo e il riciclaggio da fibra a fibra, e andare oltre il finanziamento della raccolta di sempre più indumenti. Inoltre, l’EPR dovrebbe sostenere le comunità del Sud del mondo che si occupano di quantità ingestibili di esportazioni dell’UE di capi di abbigliamento dismessi.
L’Ufficio europeo dell’ambiente si rammarica che la Commissione non abbia incluso nella proposta obiettivi distinti per la prevenzione, la raccolta, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti tessili, nonostante un chiaro invito a farlo da parte dei membri del Parlamento quando hanno adottato la strategia tessile dell’UE il 1° giugno.
Emily Macintosh, Senior Policy Officer for Textiles di EEB, ha dichiarato:
“L’UE si è impegnata a fermare il fast fashion. Ora è il momento di una politica dei rifiuti davvero trasformativa che fissi tariffe adeguate per le aziende. Non possiamo dare ai marchi un pass gratuito per continuare a produrre in eccesso prodotti di bassa qualità progettati per una vita breve e aspettarsi di riciclare quantità sempre maggiori di rifiuti tessili”.