L’esposizione alle polveri sottili durante la gravidanza si associa a un aumento dei livelli circolanti di PCSK9, una proteina responsabile della regolazione del colesterolo “cattivo” LDL, determinando una riduzione dell’età gestazionale alla nascita e un aumento del rischio di ricorso al parto cesareo.
La ricerca che ha portato a queste conclusioni è stata coordinata da Chiara Macchi, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano, membro del gruppo di ricerca coordinato da Alberto Corsini e Massimiliano Ruscica del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, che si è avvalso per questo studio della collaborazione con il gruppo coordinato da Valentina Bollati e Nicola Persico, docenti del Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell’Ateneo milanese. È stata pubblicata su Environment International e ha ricevuto di recente una borsa di studio nell’ambito del Prix Galien Italian 2022, un’iniziativa nata in Francia negli anni ’70 con lo scopo di valorizzare l’innovazione farmaceutica e la ricerca scientifica, giunta alla sua 30ma edizione.
“L’obiettivo di questa ricerca è stato valutare gli effetti avversi dell’esposizione all’inquinamento ambientale in donne in gravidanza”, spiega Chiara Macchi. “Durante la gestazione il colesterolo materno ricopre un ruolo importante per la crescita del feto e, in un precedente lavoro, avevamo studiato la relazione tra inquinamento ambientale e livelli di colesterolo: in questo studio la nostra attenzione si è concentrata sulla proproteina convertasi subtilisina/kexina di tipo 9 (PCSK9), uno dei principali regolatori della colesterolemia LDL”.
Nello specifico, i livelli della proteina PCSK9 sono stati dosati in 134 donne sane alla 12a settimana di gestazione per valutare se questa potesse essere un precoce marcatore biologico di eventuali complicanze. In questo complesso scenario, le analisi dei parametri biologici e di quelli inerenti l’intero periodo di gestazione hanno permesso di evidenziare come l’esposizione all’inquinamento ambientale, in particolar modo al particolato < 2.5 mm (PM2.5) si associ a un aumento dei livelli circolanti di PCSK9 e come tali cambiamenti determinino una riduzione dell’età gestazionale alla nascita e un aumento del rischio di ricorso al parto cesareo.