“Le comunità energetiche contro la crisi. Empatia, tecnologie e territori per un’economia a misura d’uomo” è il titolo del report di Fondazione Symbola, gruppo Tea e Ipsos che è stato presentato, oggi (venerdì 2 dicembre, ndr), a Mantova. L’iniziativa mette al centro le comunità energetiche come soluzione concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica. Introdotte in Europa nel 2016 nel Clean Energy Package, le comunità energetiche rappresentano un fenomeno in crescita anche nel nostro Paese: cercandole sul canale italiano di Google si ottengono oltre 3.100.000 risultati, e la loro ricerca sulla piattaforma è quadruplicata nell’ultimo anno.
La presentazione si è aperta con un intervento di Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos, con un’indagine che ha preso in esame la conoscenza, le opinioni e le attese di cittadini, imprese e diocesi in merito alle Comunità Energetiche (CER). Sono poi intervenuti Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, Massimiliano Ghizzi, presidente Gruppo Tea e poi tra gli altri Mattia Palazzi, Sindaco di Mantova e delegato Anci settore cultura, Pina Picierno, vicepresidente Parlamento Europeo, Roberto Giovannini, responsabile Sostenibilità Terna, Sergio Olivero, responsabile Innovazione modelli di business Energy Center – Politecnico di Torino.
Il report analizza il livello di conoscenza e diffusione delle comunità energetiche nel Paese, nelle imprese, nel mondo ecclesiale e nella società civile. Ed evidenzia buoni livelli di conoscenza delle CER sui 3 target, in particolare nel mondo delle diocesi. Sono state condotte, da Ipsos 200 interviste a imprese di piccole e medie dimensioni, raccogliendo le opinioni degli imprenditori o di figure apicali / con potere decisionale e che hanno piena visibilità sulle strategie aziendali in materia di approvvigionamento energetico. Per le Diocesi, su un totale di 227 realtà coinvolte, è stato raggiunto un campione finale di 80 interviste. E per offrire una visione d’insieme e un dato di confronto sul punto di vista della popolazione italiana, sono state inserite alcune domande nel barometro settimanale di Ipsos Public Affairs che coinvolge settimanalmente un campione di 800 italiani maggiorenni, rappresentativo della popolazione per area geografica, genere, età, titolo di studio, condizione occupazionale.
“Le Comunità Energetiche Rinnovabili – dichiara Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – sono uno strumento formidabile per affrontare la crisi climatica, abbassare le bollette, rendere l’Italia più libera da ricatti energetici puntando sulle rinnovabili. Per muoversi sulla linea indicata dall’Europa con il Next Generation EU: coesione, transizione verde, digitale. Lo pensano i cittadini, imprese, diocesi, anche se molto resta da fare per far conoscere e rendere praticabili le CER. In particolare va colmato il ritardo accumulato nell’approvazione dei decreti attuativi. Mi pare che il nuovo ministro Gilberto Pichetto Fratin abbia dato assicurazioni su questo”.
“Quanto è emerso oggi conferma l’urgenza di definire le regole attuative necessarie a dare avvio definitivo alle Comunità – ha commentato invece il presidente di Gruppo Tea, Massimiliano Ghizzi – Nel bel mezzo di una crisi energetica, sussiste un vuoto normativo ingiustificabile, che speriamo si colmi entro il mese, che rallenta i tanti progetti in essere nel nostro Paese. Il processo verso la transizione energetica è avviato, urgente e trasversale, e le CER rappresentano senz’altro una soluzione concreta. In questo processo sono molti gli attori coinvolti, ma fondamentale, mi pare, il ruolo delle multiutility come Tea, già impegnata in questo settore, chiamate a supportare gli Enti locali nell’abbracciare al meglio queste opportunità di sviluppo ambientale, economico e sociale, e a svolgere un ruolo attivo nel promuovere un cambiamento culturale nelle rispettive comunità”.
Tre imprese su quattro ne hanno sentito parlare (75%), e nella popolazione circa una persona su sei (15%). Tuttavia, è solo il 13% dei cittadini a conoscere bene il concetto di CER, il 32% delle imprese ma ben il 47% dei referenti diocesani. Le principali opportunità nel partecipare a una CER, secondo la popolazione, sono il risparmio e la garanzia di indipendenza e sicurezza energetica sul territorio, citate quasi a pari merito. Anche se numericamente più marginali, non mancano le aspettative positive in termini di impatti sulla società e sull’ambiente (l’adozione di un modello più sostenibile, la lotta alla povertà energetica, il rafforzamento dei legami di comunità).
Tra le imprese le principali opportunità individuate sono i vantaggi sulla bolletta energetica (62%), il ritorno in termini di immagine (25%) e la possibilità di rendere più solido il legame con la comunità locale e il territorio (20%). Si rileva tuttavia ancora scarsa informazione sulle modalità e sui tempi di realizzazione e sulla entità degli investimenti economici che lo strumento richiede, seguiti dalla difficoltà nel cambio di mentalità, dall’incertezza del quadro di norme e adempimenti burocratici. Aspetto che evidenzia anche la necessità di fare maggiore informazione sul tema. Tra i cittadini è il 65% a ritenere che le CER possano essere uno strumento in grado di aiutarli nell’affrontare la crisi energetica, quota che sale al 70% tra le imprese (su questo target, 1 su 4 ritiene che le CER diano un aiuto per superare la crisi energetica e aumentare contestualmente la propria competitività).