Il decreto semplificazioni non è riuscito a tradurre in norme e procedure la sostenibilità ambientale che dovrebbe essere al centro del PNRR e della sua concreta attuazione. Questo in sintesi il giudizio del WWF Italia, nel giorno in cui comincia la discussione generale in Aula alla Camera dei Deputati e si annuncia la fiducia al Governo sul provvedimento. Il WWF ha concentrato le sue osservazioni critiche, inviate per tempo in Parlamento, in particolare sui contenuti di 14 articoli e sugli Allegati al provvedimento che, secondo l’associazione, non sono coerenti con le priorità stabilite dalla Commissione Europea per i PNRR in materia di azioni per il clima e la biodiversità e con il principio “do no significant harm”, non arrecare alcun danno significativo, nella definizione delle norme e, quindi, delle procedure che dovrebbero dare attuazione allo stesso PNRR e al PNIEC – Piano Nazionale Energia e Clima, oltretutto da aggiornare urgentemente per adeguarlo al target europeo al 2030.
“Limitarsi a destinare 59,3 miliardi di euro, il maggiore investimento previsto dal PNRR italiano (di complessivi 191,5 miliardi di euro) alla Rivoluzione Verde e alla Transizione Ecologica non è sufficiente se non si ha ben chiaro che il futuro competitivo e sostenibile del Paese è strettamente legato a meccanismi e procedure che favoriscano realmente la decarbonizzazione e contrastino la perdita di biodiversità, obiettivi questi che sono stati tenuti in poco conto nel decreto semplificazioni”, commenta il WWF.
Il WWF nel suo documento punta il dito sugli Allegati I-bis e IV che prevedono rispettivamente interventi energetici non coerenti con l’emancipazione dalle fonti fossili e grandi opere infrastrutturali non giustificate (linea ad AV Salerno-Reggio Calabria pur in presenza di una linea esistente recentemente ammodernata). Il WWF si concentra, poi, le norme riguardanti la valutazione di impatto ambientale e la tutela del territorio contenute nel decreto, con le quali: si va ben oltre la semplificazione, riproponendo le procedure opache e inefficaci della legge Obiettivo (abbandonata, visto il suo fallimento, dal 2016); una sanatoria edilizia mascherata; poteri di avocazione arbitrari in materia di beni archeologici e paesaggistici.
Molte le modifiche all’Allegato I-bis che per il WWF sarebbero necessarie per correggere le scelte che perpetuano soluzioni in contrasto con la decarbonizzazione quali quelle che promuovono tecnologie inaffidabili e inefficaci come la cattura e stoccaggio della CO2 o gli impianti di incenerimento, che producono emissioni inquinanti e climalteranti. O quelle relative alle infrastrutture per il gas naturale – costituito prevalentemente da metano, combustibile fossile climalterante -, scelta questa che secondo il mondo scientifico non può costituire una fonte energetica di transizione compatibile con la sfida climatica.
Mentre sull’Allegato IV il WWF fa notare che, incomprensibilmente, si fa riferimento alla “realizzazione della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria”, infrastruttura, sottolinea WWF, non solo già esistente ma già ammodernata e potenziata con lunghi tratti con velocità di tracciato sino a 200 km/h e con ulteriori interventi in corso (variante di Agropoli e upgrading e adeguamento tecnologico nelle tratte di Maratea-Scalea, Campora-Lamezia-Rosarno e altre), mentre l’associazione si dice contraria alla ipotesi della nuova linea “interna” ad AV/AC SA-RC viste le prestazioni che la linea esistente può assicurare e considerato che al momento manca un progetto della nuova linea ad AV mentre le prime stime dei costi di realizzazione (30 miliardi di euro) sono insostenibili e non in linea con gli standard indicati dalla Corte dei Conti europei.
Proprio a proposito di come si programmano gli interventi, di quali progetti vengono sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale – VIA e con quali tempi, il WWF denuncia che nel decreto semplificazioni si ripropongono, purtroppo meccanismi fallimentari derivanti dalla legge Obiettivo, che non hanno portato alcun risultato positivo (dopo 15 anni di applicazione solo il 4% delle opere è stato completato interamente). Il WWF contesta la priorità delle opere solo perché genericamente individuate negli Allegati al decreto e non, invece, con specifici provvedimenti che identifichino chiaramente quali siano gli interventi da realizzare (art. 18). Il dimezzamento dei tempi (da 60 a 30 giorni) per la consultazione del pubblico nell’ambito della Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, che comprimono la partecipazione dei cittadini, anche sulle grandi opere (art. 21). La VIA, invece che sul progetto definitivo (l’unico che consente di avere tutti i dettagli tecnici e localizzativi di un’opera) sul progetto di fattibilità tecnica ed economica (ex progetto preliminare), che non consente di valutare gli impatti ambientali (art. 44). Scelta quest’ultima che è stata una delle maggiori cause del rallentamento dei tempi e dell’aumento incontrollato dei costi delle cd infrastrutture strategiche, per l’approssimazione con cui sono definite le caratteristiche tecniche delle opere ed erano valutate le ricadute sul territorio.
Sempre con riguardo alle valutazioni ambientali nel documento del WWF, inviato a suo tempo alle Commissioni competenti della Camera dei Deputati, ci sono anche critiche puntuali a come, nel provvedimento in esame vengono trattati altri aspetti della procedura VIA (nazionale e regionale), la Valutazione di Incidenza (VINCA) e l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) non in coerenza con le normative comunitarie e nazionali (in particolare negli artt. 20, 21, 22, e 24, oltre che nel già richiamato art. 44). Il WWF, solo per fare due esempi, richiama i contenuti de: l’art. 20 che prevede la nomina di un “titolare di potere sostitutivo” in caso di inerzia non solo della Commissione VIA ma anche dei DG competenti, che va contro i principi di economicità, pubblicità e trasparenza che devono improntare l’azione della Pubblica Amministrazione; l’art. 24 che illogicamente – trattandosi di un provvedimento di semplificazione – nel caso della VIA regionale stabilisce che la VINCA e l’AIA non siano contestuali alla VIA, contro quanto stabilito dalla normativa comunitaria e dal Codice dell’Ambiente.
Inoltre, il WWF critica il taglio drastico da 120 gg a 30 (previsto dall’art. 46 del decreto in esame) per lo svolgimento del Dibattito Pubblico sulle opere da realizzare in tutto o in parte con le risorse del PNRR e del Piano per gli investimenti complementari e il dimezzamento dei tempi successivi per perfezionare questo importante procedimento, che doveva essere il fiore all’occhiello di questa nuova fase.
Il WWF richiama, quindi, l’attenzione su organismi “speciali” come la Commissione Tecnica di VIA per i progetti PNRR-PNIEC (art. 17) e la Soprintendenza speciale per il PNRR (art. 29) che, nel primo caso, fanno correre il rischio di provvedimenti difformi di VIA e, nel secondo caso, prevede l’affidamento di indefiniti poteri arbitrari di avocazione e sostituzione difficilmente giustificabili ai fini dell’espressione del parere del Ministero della Cultura – MiC nell’ambito della procedura di VIA. Mentre, sempre con riferimento al ruolo del MiC, si esprimono perplessità rispetto a quanto stabilito nel decreto riguardo agli interventi relativi agli impianti di produzione energetica da realizzare nelle cd “aree contermini” (art. 30).
Infine, il WWF appunta la sua critica su disposizioni estranee allo spirito complessivo del provvedimento quando con riferimento alla realizzazione degli interventi finanziabili con il bonus del 110% si avalla una sanatoria degli abusi edilizi (art. 33) o quando si dà di fatto libera circolazione al CSS combustibile (da rifiuti), addirittura anche in impianti non autorizzati di coincenerimento (art. 35). Mentre, si smentisce la ratio del decreto legge, quando si complica, invece di semplificarla, la procedura autorizzativa per l’End of Waste (art. 34).