Il Cile sta vivendo un momento di gran cambiamento. La Convenzione Costituzionale sta lavorando da mesi per riscrivere la nuova costituzione del paese, per cambiare quella redatta tra quattro pareti durante i tempi bui della dittatura civico-militare.
Ma il vento del cambiamento che attraversa il paese, e che le recenti elezioni presidenziali hanno confermato con l’elezione di un ex dirigente studentesco non ancora quarantenne, in realtà è cominciato a soffiare da diversi anni, in ambito sociale ed ambientale. In quest’ultimo, infatti, si sono visti diversi passi avanti. Del maggio 2018 è la Legge 21.100, conosciuta come “Chao Bolsas Plásticas”, che mette al bando le buste di plastica per portare la spesa a casa. Dell’agosto 2021, é invece la Legge 21.368, che mette al bando i prodotti monouso di plastica. Questa proibisce la consegna di qualsiasi monouso (piatti, bicchieri, posate, eccetera) per il consumo dei cibi dentro i locali; fuori dai locali, permette la consegna di monouso fatti di materiali che non siano plastici o che siano di plastica certificata (adatta al compostaggio tanto industriale come domestico). In ogni caso, si proibiscono sempre le cannucce, i bastoncini, bacchette e posate di plastica.
Tra queste 2 leggi, il paese si è dotato di una Strategia Nazionale per la Gestione dei Rifiuti Organici (ENRO) e di una tabella di marcia verso un’economia piú sostenibile e circolare.
Dunque il Cile ha desto “basta” a molti prodotti plastici, proibendo o limitando il suo uso/consumo e, dove non possibile, promovendo l’uso di prodotti compostabili. In questa situazione, i prodotti provenienti dall’Italia, paese con una storia di gestione dei residui organici di lunga data e con una industria che da anni ha sviluppato prodotti compostabili a base di bioplastiche, rappresentano in Cile una delle migliori opzioni, sia in termini di qualità che, ovviamente, di compostabilità.
In questo scenario, abbiamo conosciuto un’impresa cilena, Ecoitalia Spa (www.ecoitalia.cl), ma con proprietà maggioritaria di un imprenditore italiano che vive nel paese da 15 anni ed ha vissuto tutti questi cambiamenti, iniziando quasi nel 2016 ad importare dall’Italia buste compostabili e, successivamente, monouso compostabili. “Prima dell’approvazione della legge #chaobolsasplásticas – ci dice Andrea Martinetti, fondatore, comproprietario e amministratore di Ecoitalia -, era quasi impossibile vendere le buste che importiamo, prodotte in Italia dalla Polycart di Perugia. Tutti si entusiasmavano con il prodotto, ma quando si arrivava a parlare di prezzo (circa 3 volte maggiore di una busta tradizionale), la storia finiva lì. Da quando la discussione sulla legge si è avviata verso la sua fase finale, il mercato ha cominciato ad aprirsi”.
“C’è ancora molto da fare, soprattutto a livello culturale”, ci racconta Teresa Vial, fondatrice della Fundación Chile Verde. “Abbiamo firmato anni fa un protocollo di collaborazione con Assobioplastiche, e assieme all’Ambasciata d’Italia qui a Santiago, abbiamo organizzato eventi e seminari, proprio per sensibilizzare le istituzioni e pubblico in generale riguardo al tema della compostabilità. Ora stiamo realizzando un progetto pilota per diffondere l’uso della pacciamatura compostabile in agricoltura, perché la situazione è molto preoccupante: in molti casi la pacciamatura tradizionale di plastica, una volta utilizzata, viene addirittura bruciata nei campi, generando ovviamente diossina che sappiamo essere cancerogena”.
Insomma, la strada è quella giusta anche qui in Cile, ma c’è ancora molto lavoro da fare. L’esperianza italiana puó essere d’aiuto, in questo come in altri campi.