All’inizio di quest’anno, la Commissione europea ha proposto di etichettare il gas fossile e l’energia nucleare come investimenti sostenibili, oltrepassando i propri poteri e sotto l’enorme pressione delle lobby.
Nonostante i suoi impatti ambientali, economici e sociali a lungo termine, questo atto è stato presentato come legislazione secondaria, il che significa che non può essere modificato e che solo una maggioranza assoluta del Parlamento europeo o del Consiglio può respingerlo. Questa procedura dovrebbe essere riservata solo agli aspetti tecnici e non per evitare il controllo democratico su decisioni politiche di grande importanza.
Mercoledì 6 giugno, 278 eurodeputati di ogni gruppo politico hanno votato per proteggere la credibilità della Tassonomia dell’UE. Ignorando la scienza e i pareri degli esperti, 328 eurodeputati hanno purtroppo scelto di lasciar passare la proposta “verde”. Questo voto serrato rivela la mancanza di consenso intorno alla proposta di considerare gas e nucleare “investimenti verdi”. Al di là del movimento ambientalista, l’opposizione a questo piano “greenwashed” è emersa all’interno delle stesse istituzioni dell’UE, espressa dalla Banca europea per gli investimenti e da diversi legislatori dell’UE, oltre che da investitori e banche.
Miliardi di euro di finanziamenti “verdi” rischiano ora di essere dirottati verso fonti energetiche inquinanti, tutt’altro che innocue e temporanee, a scapito dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Questa decisione arriva nel momento geopolitico peggiore, quando l’Europa sta cercando di uscire dalla sua pesante dipendenza dalle importazioni di energia. Ulteriori investimenti in gas e uranio non faranno altro che allontanarci dall’indipendenza energetica.
Patrick ten Brink, Segretario generale dell’EEB, afferma:
“Fin dalla sua formulazione come legislazione secondaria, la proposta della Commissione di considerare il nucleare e il gas come verdi è stata priva di legittimità democratica. Ignorando la scienza e i pareri degli esperti, le istituzioni europee hanno fallito collettivamente nel resistere agli interessi acquisiti. Senza dubbio, la credibilità del progetto verde europeo è oggi più debole di ieri. Le organizzazioni della società civile considerano questo atto politico come una violazione ingiustificata delle promesse del Green Deal dell’UE”.
Marco Musso, responsabile delle politiche di riforma fiscale dell’EEB, afferma:
“I cittadini, la società civile, così come le comunità scientifiche e degli investitori sono rimasti stupiti da questo atto di greenwashing istituzionalizzato. La decisione di etichettare il gas fossile e il nucleare come investimenti sostenibili rappresenta un duro colpo alla trasparenza e alla governance dell’intero processo, mettendo a rischio l’ulteriore sviluppo del quadro UE per la finanza sostenibile. La leadership verde della Commissione è gravemente danneggiata, ora deve dimostrare di nuovo con i fatti il suo impegno per il Green Deal”.