La rete creata dalla Carovana Salvacibo in un anno di attività è tanto eterogenea quanto lo è la società stessa. Tra un circolo Arci e una parrocchia o una moschea non ci sono differenze, anzi ci si aiuta a vicenda come avviene in San Salvario (un piccolo ma importante esempio è il progetto Giorni di Marmellata).
Dall’elaborazione dell’enorme mole di dati prodotta dalla Carovana Salvacibo nel suo primo anno di attività emerge che il solo quartiere di San Salvario ha beneficiato del 24% di tutto il cibo recuperato e ridistribuito dal progetto. Parliamo di più di 59000 chilogrammi di frutta e verdura distribuita a causa dell’emergenza alimentare.
Tra le oltre 50 realtà che hanno contribuito alla realizzazione della rete c’è la moschea di via Baretti del quartiere di San Salvario, per questo abbiamo intervistato l’Imam Said Alajdi El Idrissi, presidente della moschea, per capire come sta reagendo la comunità musulmana torinese alle prese con la crisi e l’emergenza alimentare.
Durante la pandemia quali sono state le azioni messe in campo dalla moschea per sostenere la comunità musulmana e quella di San Salvario?
Siamo impegnati da più di un anno e mezzo nella distribuzione del cibo per aiutare la comunità di San Salvario. Ovviamente non lo facciamo da soli, io sono solo il punto di riferimento di altre moschee. Con lo scoppio della pandemia il cibo da distribuire non bastava più quindi, dallo scorso anno, insieme alla Casa del Quartiere di San Salvario ci siamo inseriti all’interno della Carovana Salvacibo per ricevere del cibo. Ad oggi si appoggiano a noi più di 500 persone distribuite tra San Salvario, Porta Palazzo e la Circoscrizione 7. Sempre dall’inizio della pandemia con l’Associazione Terra Pace collaboriamo per la distribuzione degli aiuti alimentari nel quartiere di San Salvario.
Quali di persone vengono a prendere il cibo da voi?
Ovviamente è tutta gente che ha bisogno di un aiuto. Ci sono disoccupati che non riescono ad andare avanti e sostenere la famiglia, i figli e gli altri famigliari a carico, e poi ci sono famiglie con bambini malati che fanno davvero fatica ad andare avanti. Ma non manca solo il cibo, ci chiedono pannolini, detergenti per lavarsi, medicine e tanto altro.
Dallo scoppio della pandemia ad oggi, dal suo punto di vista e in base al lavoro che svolgete tutti i giorni, c’è più o meno gente che viene a chiedere un aiuto?
Sono aumentati. Sempre più gente ha bisogno di aiuto. Abbiamo visto un incremento del 25%. La gente non lavora o sta perdendo il lavoro, sono tutti a casa.
Quanto è importante l’attività della Carovana Salvacibo rispetto ai vostri bisogni?
È importante. Dalla Carovana proviene la metà del cibo che distribuiamo e parliamo di tutta frutta e verdura che integriamo con i prodotti secchi degli aiuti alimentari. Da tre mesi riceviamo anche l’aiuto del Banco Alimentare del Piemonte perché, come dicevo, le richieste d’aiuto continuano ad aumentare e riusciamo a soddisfare tutti con estrema difficoltà. Ma se continuerà ad arrivare altra gente non saremo più in grado di rispondere alle loro richieste.
Vuoi lanciare un appello?
Chiedo alla Città di Torino di provare a sostenere di più le varie comunità sul territorio cittadino, e non mi riferisco solo a quella musulmana. Sappiamo che è difficile e la città sta già facendo tanto, ma chiedo uno sforzo maggiore perché da soli non ce la facciamo quasi più. Il nostro sostentamento arriva solo grazie alle donazioni dei fedeli ma oggi, in questo momento difficile e dopo molti e troppi mesi in cui la moschea è rimasta chiusa, non possiamo chiedere altri sacrifici. Noi siamo sempre stati disponibili per la città e lo saremo sempre, per qualsiasi cosa, perché noi siamo torinesi ma oggi chiediamo uno sforzo in più.