Mercoledì 3 aprile si è svolto il convegno organizzato dalla Regione Piemonte, per presentare esperienze e attività messe in campo dall’ente nel settore della bioeconomia circolare. Il Piemonte ha un contesto particolarmente interessante per lo sviluppo della bioeconomia: al sistema agroalimentare si affianca un sistema industriale, della ricerca e dell’innovazione particolarmente ricco. La Regione ha messo in campo politiche e misure per sostenere la transizione verso questo modello di sviluppo: con la Strategia di Specializzazione intelligente (S3) nel periodo di programmazione dei Fondi europei di sviluppo regionale (FESR) 2014-2020 è stata finanziata la Piattaforma Tecnologica Bioeconomia che ha costituito un unicum a livello europeo.
Con questa piattaforma sono stati finanziati 9 grandi progetti per un totale di circa 60 milioni di euro di investimenti, realizzati con un contributo regionale di circa 29 milioni di euro. Nel 2023 sono state approvate le linee guida regionali per supportare l’applicazione del regime dei sottoprodotti ed è stato attivato il “Gruppo di Lavoro Sottoprodotti che coinvolge diverse associazioni di categoria. Un altro aspetto importante è la partecipazione al Tavolo Regioni-Cluster Nazionale Spring e la rappresentanza delle Regioni nel gruppo di Coordinamento nazionale per la Bioeconomia presso la Presidenza del Consiglio. Investimenti in progetti d’innovazione rivolti a imprese agricole sono stati finanziati anche con il contributo del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) per un totale di 15 milioni di euro.
Al convegno del 3 aprile sono intervenuti rappresentanti del mondo della ricerca e dell’innovazione, delle Associazioni di categoria agricole e industriali, che da un lato hanno illustrato le iniziative scientifiche e tecnologiche a supporto dello sviluppo del settore, e dall’altro i punti di vista su prospettive, e criticità, della bioeconomia per il sistema piemontese. Ad introdurre i lavori sono stati gli assessori regionali all’Ambiente, Matteo Marnati e all’Agricoltura e Cibo, Marco Protopapa.
“Il tema della bioeconomia è particolarmente importante e lo è ancor di più in un contesto come l’attuale – ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente, Energia, Ricerca e Innovazione, Matteo Marnati – Abbiamo visto come non solo l’aumento dei costi dell’energia ma anche dei materiali incidono sulla competitività delle imprese. Fondamentale, dunque, proseguire sulla strada della creazione delle filiere. Il settore agro alimentare e la costituzione delle miniere urbane, cioè il recupero dei rifiuti dalla raccolta differenziata, sono una miniera d’oro perché ci permettono di avere nuove materie prime, recuperandole dagli scarti delle varie produzioni. La bioeconomia, soprattutto se declinata rispetto ai principi dell’economia circolare può dare un contributo significativo alla sfida centrale dei nostri tempi, ovvero l’affermazione di un’economia allo stesso tempo competitiva e sostenibile”.
“L’economia biocircolare è un processo che coinvolge pienamente l’agricoltura, a partire dal risparmio delle risorse al riuso dei prodotti, all’utilizzo di energia pulita e quindi di biogas e biomasse, che a loro volta rimandano alla difesa dell’ambiente e della biodiversità, oggi temi di interesse globale. Il contributo della Regione su questi temi deriva anche dalla programmazione dello sviluppo rurale del Piemonte che prevede forti investimenti in innovazione e ricerca, in sinergia con gli istituti e l’Università, e puntano ad ottimizzare un percorso in cui l’agricoltura è un punto di riferimento per l’aspetto alimentare e per la definizione di regole e strategie di coltivazione a vantaggio della sostenibilità”, ha dichiarato l’assessore all’Agricoltura e cibo della Regione Piemonte Marco Protopapa.
Per delineare il quadro delle opportunità della bioeconomia sono intervenuti Catia Bastioli, presidente del Cluster Tecnologico Nazionale SPRING e amministratore delegato di Novamont che ha affrontato il tema della bioeconomia in Italia e in Europa, come driver per lo sviluppo dei territori, e Angelo Robotto, direttore di IRES Piemonte che ha puntato l’attenzione sulla bioeconomia in Piemonte.
“Fare di più con meno: questa è la chiave della transizione e la bioeconomia circolare ne è un pilastro fondamentale – afferma Catia Bastioli, Presidente del Cluster della bioeconomia circolare Spring e amministratore delegato di Novamont – Significa ripensare produzione, utilizzo e fine vita dei bioprodotti, partendo dalla rigenerazione del suolo, dalle pratiche agricole, dall’applicazione di nuove tecnologie a scarti e sottoprodotti, senza sprecare nulla. Essenziali sono i progetti territoriali che, promuovendo l’innovazione partecipata, permettono di sperimentare su campo, connettendo concretamente economia, ambiente e comunità. Il Piemonte, in questa sfida, ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo strategico, potendo contare su storici centri di ricerca, su iniziative pionieristiche da cui sono nate le prime bioraffinerie per bioprodotti, oggi rilevanti infrastrutture della bioeconomia, su progetti dimostrativi in ambito agricolo e nella raccolta e trattamento del rifiuto organico, su eccellenti poli universitari e parchi tecnologici, sulle tante filiere, competenze e connessioni”.
“La Bioeconomia in Piemonte comprende un insieme di settori molto sfaccettato- ha affermato Angelo Robotto, direttore di Ires Piemonte– Per il suo sviluppo entrano in gioco fattori locali, sui quali possono incidere le politiche regionali che dispongono di importanti strumenti e risorse. Sono anche molto rilevanti i fattori esterni, in uno scenario in rapido mutamento. Pertanto, l’azione delle Regioni dovrà essere sostenuta da un adeguato coordinamento a livello nazionale e da una solida negoziazione a livello europeo. Per quanto riguarda le misure della Bioeconomia nella nostra regione il valore aggiunto in Piemonte si stima in 7,8 miliardi di euro, pari al 6,3% del valore aggiunto totale». «Il Piemonte – ha aggiunto – è la quinta regione in Italia dopo Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana. La stima si basa su una perimetrazione piuttosto ampia che comprende agrifood, industria del legno e della carta, chimica e farmaceutica biobased, bioenergia, ciclo idrico e trattamento dei rifiuti organici. Si stimano inoltre circa 123.000 occupati, pari al 6,5% del totale regionale. Infine, per quanto riguarda la composizione settoriale, in Piemonte (e al Nord) prevale la componente manifatturiera. La composizione settoriale varia sensibilmente da regione a regione, in funzione del mix della sua economia e della sua natura più o meno rurale”.