Il WWF esprime forte dissenso in merito al rilascio del decreto di compatibilità ambientale, nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto (VIA), per la conversione della centrale Enel di la Spezia, da carbone a gas. Il decreto del Ministero per Transizione Ecologica segue quello concesso ad A2A per Monfalcone e altri per centrali minori.
Purtroppo, quindi, l’autorizzazione da parte del Mite e di Terna alla chiusura dell’impianto a carbone spezzino, giunta pochi giorni fa, era surrettiziamente legata all’imminente autorizzazione alla conversione a gas: tutto questo malgrado l’opposizione del Comune di La Spezia e di altri comuni limitrofi, nonché la contrarietà di massima espressa dalla Regione.
L’autorizzazione ambientale non tiene conto non solo dei danni ambientali e alla salute già provocati dalla centrale spezzina e delle volontà delle comunità locali, ma nemmeno della necessità di accelerare l’uscita dai combustibili fossili, evitando il passaggio da un combustibile fossile a un altro.
Autorizzare un crescente numero di nuovi impianti a gas, che si reggono solo con il vantaggiosissimo (per gli operatori) meccanismo del capacity market (pagato da tutti i cittadini italiani), non sembra proprio la migliore strada per la conversione energetica che dovrebbe fondarsi su fonti rinnovabili, sistemi di accumulo diversificati, reti intelligenti e non certo sul gas.
Eppure per La Spezia ci sono molte alternative, come indicato anche in uno studio commissionato dal WWF all’Enea alcuni anni fa: innanzi tutto le fonti rinnovabili e gli accumuli, ma anche altre produzioni legate alla green economy e alla stessa elettrificazione dei porti che Enel dice di voler perseguire. Gli attori istituzionali ed Enel hanno perso e continuano a perdere tempo prezioso, mentre i lavoratori e la città avranno meno lavoro –la centrale a gas necessita di un numero irrisorio di addetti- e meno economia. Considerando poi che Enel ha annunciato appena 15 giorni fa che mira ad abbandonare il gas e raggiungere il carbonio zero entro il 2040 e quindi una eventuale centrale a gas avrebbe una prospettiva di vita di meno di vent’anni, non riusciamo a comprendere come mai la utility non investa direttamente sulle fonti rinnovabili e i servizi energetici.
L’invito del WWF è quindi quello di confrontarsi con istituzioni e cittadini, di non fermarsi al guadagno immediato ma di usare tutte le occasioni per premere davvero l’acceleratore della transizione.