L’industria europea del vetro verso il net zero, “600 milioni investiti ogni anno, ma servono 20 miliardi”

La strategia prevede la sostituzione annuale del 7-10% dei vecchi forni con nuovi impianti dotati di tecnologie a basso tenore di carbonio, l'introduzione di nuovi strumenti finanziari Ue e il rafforzamento di quelli già esistenti, un investimento aggiuntivo di 20 miliardi di euro in capitale e l'accesso a vettori energetici verdi a prezzi sostenibili

industria europea vetro

L’industria europea dei contenitori in vetro sta compiendo un impegno notevole per la decarbonizzazione, con un investimento annuale che supera i 600 milioni di euro. Questi fondi vengono destinati principalmente all’innovazione e all’efficienza degli impianti, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale del settore. Tuttavia, per raggiungere l’ambizioso traguardo del net zero al 2050, è stimato che saranno necessari 20 miliardi di euro in spese aggiuntive per la modernizzazione degli impianti e l’adozione di nuove tecnologie a basso carbonio.

Secondo Assovetro, la chiave per il raggiungimento di questo obiettivo è l’accesso a energie a basso tenore di carbonio a prezzi competitivi. È cruciale che l’Unione europea fornisca strumenti finanziari nuovi e sostenga i progetti in corso, al fine di permettere a tutte le aziende del settore di perseguire la transizione energetica.

Il Rapporto “One Destination, Multiple Pathways: How the European Container Glass Industry is Decarbonising Glassmaking” della FEVE, la Federazione europea dei contenitori in vetro, delinea la strategia per rendere l’industria non solo più circolare, ma anche climaticamente neutra. Il documento mette in evidenza l’urgenza di un’azione immediata: i forni per la produzione del vetro hanno una durata di vita limitata di 10-15 anni e un tasso di sostituzione annuo del 7-10%. Secondo il Rapporto è fondamentale che i vecchi forni vengano sostituiti con tecnologie a basse emissioni di carbonio, per evitare il continuo ricorso a combustibili fossili, che attualmente generano l’80% delle emissioni dirette di carbonio del settore.

Nel corso degli ultimi anni, oltre il 90% dei contenitori in vetro prodotti nell’Ue provengono da aziende che hanno aderito all’iniziativa Science-Based Targets (SBTi), impegnandosi formalmente a ridurre le proprie emissioni in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione globale. In Italia, l’industria del vetro sta già adottando misure concrete per la transizione energetica. Marco Ravasi, presidente di Assovetro, ha sottolineato che 7 imprese su 10 hanno già formalizzato una roadmap di decarbonizzazione.

Assovetro spiega che, nonostante i progressi, il raggiungimento del net zero richiede il coinvolgimento di tutti gli stakeholder: “dai governi, ai produttori e distributori di energia, fino agli imbottigliatori e ai consumatori finali, che possono contribuire scegliendo contenitori più scuri, che hanno un impatto inferiore sulle emissioni di CO2“.

Il vetro, grazie alla sua natura di materiale permanente, può essere riciclato all’infinito senza perdita di qualità. Nel 2022, in Europa, il tasso di raccolta del vetro ha raggiunto l’80,2%, con l’Italia che ha superato il 90,8%. Gran parte di questo rottame viene reinserito nel circuito circolare. Il vetro è anche un materiale di imballaggio sicuro, privo di sostanze chimiche pericolose, che non compromette la qualità dei prodotti, anche dopo numerosi cicli di riciclo.

Il Rapporto pubblicato dalla FEVE offre anche una mappa online con oltre 90 casi di studio che evidenziano gli sforzi di decarbonizzazione dell’industria del vetro in tutta Europa.

Per maggiori informazioni, il rapporto completo è disponibile sul sito web di FEVE.