In vista dell’approssimarsi delle elezioni europee, Altroconsumo ha deciso di raccogliere l’opinione e il giudizio degli italiani sul ruolo e sul lavoro dell’Unione europea. In particolare, si è voluto capire se e come i consumatori e i cittadini si sentano tutelati e protetti in materia di diritti, salute ed economia. L’indagine è stata svolta in collaborazione con Euroconsumers, sigla che riunisce le organizzazioni dei consumatori di Spagna, Portogallo e Belgio oltre all’Italia, con Altroconsumo.
In questa fase delicatissima per la vita dell’Unione, che si appresta a rinnovare il Parlamento e la Commissione, dice l’organizzazione dei consumatori, il primo dato che emerge è la scarsa conoscenza delle istituzioni europee e del loro funzionamento tra gli italiani: solo 1 su 4 tra gli intervistati è ben informato, una percentuale che scende ancora di più fra i giovani sotto i 35 anni.
Su queste basi, gran parte degli italiani esprime un giudizio non positivo riguardo l’attività dell’Unione europea, l’impatto delle sue politiche sulla propria vita quotidiana, e ritiene scarsamente tutelati i propri diritti, confondendo spesso il ruolo europeo con quello nazionale. Una visione, tuttavia, che cambia quando si parla di iniziative specifiche prese dall’Unione negli ultimi cinque anni su temi di interesse per i consumatori. D’altra parte, solo un italiano su quattro (26%) ritiene che i media diano informazioni sufficienti riguardo la UE.
La poca conoscenza delle competenze, degli strumenti e delle politiche comunitarie si riflette nella scarsa fiducia degli italiani rispetto alle capacità di intervento dell’Unione europea negli ambiti che preoccupano maggiormente, ovvero l’inflazione e l’aumento del costo della vita (56%), la guerra tra Russia e Ucraina (44%), il cambiamento climatico (44%), una possibile nuova guerra mondiale (43%) e l’approvvigionamento e i prezzi dell’energia (40%).
Alla domanda su quale impatto hanno le politiche dell’Unione europea sulla vita quotidiana dei cittadini, il 47% dei rispondenti ritiene che abbiano un impatto negativo, contro un 32% che ritiene invece l’impatto positivo, mentre il 14% pensa che siano ininfluenti. Un dato di pessimismo ben più marcato di quello registrato nell’insieme dei paesi Euroconsumers (Italia, Belgio, Portogallo e Spagna), che vede il 43% degli intervistati dare un giudizio positivo, il 34% negativo e il 14% neutro (nessun impatto) e decisamente agli antipodi rispetto ai cugini del Portogallo, dove il 65% considera positivamente l’impatto della UE.
Sull’operato dell’Unione europea negli ultimi 5 anni: il 44% si esprime negativamente, il 34% in modo neutro, e solo il 17% ha un’opinione positiva. Sebbene la gestione della pandemia Covid sia valutata positivamente dal 44% dei rispondenti e il 33% gradisce le politiche UE di sicurezza e protezione in ambito digitale, solo il 5% ha valutato positivamente le politiche sull’immigrazione e il 10% quelle sull’inflazione e il costo della vita.
La situazione economica personale è l’aspetto che influisce maggiormente sulla valutazione dell’attività della UE: le persone in difficoltà economica sono quelle che ne danno un giudizio peggiore (negativo nel 57% dei casi).
Anche i risultati sulle iniziative per la tutela dei cittadini, riservano delle sorprese spiegabili solo con la scarsa consapevolezza del ruolo determinante dell’Unione europea nel fornire tutela ai consumatori, stabilendo il quadro normativo che poi spetta agli stati nazionali mettere in pratica. Se da un lato, infatti, il livello di protezione percepito è ritenuto basso dal 39% degli intervistati, medio dal 46% e alto solo dal 12%, ben il 76% ritiene molto importante la protezione dei minori sui social media, ma solo il 54% ricorda che bisogna ringraziare la UE.
Stessa cosa vale per le tutele nei confronti dei fornitori di energia: il 74% le ritiene misure fondamentali, ma solo il 39% sa che sono state prese a livello europeo.
Ancora una volta sono soprattutto le persone in difficoltà economica a ritenere basso il livello di protezione (51%).
A fronte di questi chiaroscuri, quali sono i temi che gli italiani vorrebbero vedere inseriti come prioritari nell’agenda UE dei prossimi 5 anni?
In primo piano c’è la salute, ma non solo: “alta priorità” è data anche al cibo, al rispetto dei diritti dei consumatori, al contrasto alle truffe finanziarie e temi che riguardano l’intelligenza artificiale e la sostenibilità.
Alla vigilia di elezioni, in base a cosa voteranno gli italiani? Al momento dell’indagine (18-21 marzo), la campagna elettorale era agli inizi e la metà degli intervistati (49%) ha detto di essere poco informata sui programmi dei diversi gruppi politici, un dato in linea con quello complessivo a livello Euroconsumers (48%). Il 43% ha affermato che comunque voterà seguendo il partito sostenuto a livello nazionale, un dato superiore rispetto a quello generale dei paesi Euroconsumers (33%). Tra coloro che hanno detto di non avere intenzione di votare, la motivazione principale è la scarsa fiducia nelle istituzioni europee (38% contro il 23% del dato generale a livello europeo).
“L’8 e il 9 giugno siamo chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento europeo. Il dibattito italiano finora si è concentrato più su questioni di “forma” (liste, candidati, simboli e alleanze) che sui temi di sostanza e di contenuto che interessano i cittadini e che le istituzioni comunitarie si troveranno a trattare nei prossimi anni. Temi fondamentali come la corretta regolamentazione del mercato, volta ad assicurare equità, competitività e la tutela dei più vulnerabili, insieme alla salvaguardia del diritto alla salute, alla sicurezza alimentare e all’ambiente sostenibile, risultano trascurati nell’attuale contesto di dibattito politico pre-elettorale. Dichiara Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo. “Dalla nostra indagine, emerge comunque un 52% di voglia di più Europa e sono soprattutto i giovani ad essere più ottimisti e a confidare nelle istituzioni europee. Preoccupa, tuttavia, il grado di scarsa conoscenza e consapevolezza che i nostri stessi concittadini ammettono di avere riguardo alle competenze e ai meccanismi di funzionamento comunitari. Ciò anche a causa di un’informazione non sempre completa e attenta nell’aiutarli a capire. Non stupisce quindi riscontrare una certa disillusione da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni comunitarie, queste ultime nel corso del tempo hanno ricoperto un ruolo di rilievo nel formulare normative e attuare misure a vantaggio dei consumatori. Un campanello d’allarme che si aggrava ulteriormente notando come siano le fasce in maggior difficoltà economica ad apparire più critiche, attribuendo a Bruxelles le responsabilità presunte della propria condizione. È di fondamentale importanza quindi, che gli italiani ricordino che noi stessi siamo l’Europa che vogliamo e che è necessario richiedere l’impegno dei rappresentanti eletti – nonché della politica nel suo complesso – per affrontare e risolvere le questioni cruciali per la vita di tutti i cittadini europei.”