Come spiega FIAB, i dati Istat sugli incidenti stradali del 2023 presentano un quadro allarmante che contrasta nettamente con le narrazioni e le politiche governative in materia di sicurezza stradale. Nonostante le promesse, il numero delle vittime continua a diminuire a un ritmo troppo lento, con 3.039 decessi nel 2023. È evidente la necessità di un cambio di rotta immediato, soprattutto nelle aree urbane.
“I dati emersi presentano un quadro dissonante dai recenti provvedimenti di proposta di modifica del Codice della strada, Direttiva ministeriale città 30 e Decreto autovelox – commenta Edoardo Galatola, Responsabile Sicurezza del Centro Studi FIAB. “L’incidenza della guida alterata è irrilevante, rappresenta la causa di appena l’1,38% dei morti. Il problema principale è la sicurezza delle città, dove i troppi morti dipendono principalmente da un regime di velocità inadeguato. In generale non si sta facendo abbastanza per migliorare la sicurezza stradale e siamo molto lontani dal rispettare le indicazioni che ci vengono dalla Comunità europea di dimezzare gli incidenti gravi rispetto al 2019”.
In questo quadro problematico, secondo FIAB, due elementi positivi introdotti di recente vengono messi da parte dal governo. Parliamo del DL n. 76/2020 sulle regole di ciclabilità che il nuovo Codice della Strada vuole cancellare e dell’introduzione della Città 30 a Bologna che la direttiva ministeriale osteggia.
Leggendo i dati pubblicati sugli incidenti stradali del 2023, si osserva una certa stabilità con piccole variazioni in tutti i segmenti della mobilità, sia rispetto all’anno precedente, il 2022, sia rispetto al 2019, l’ultimo anno pre-Covid. Nel 2023, l’Italia ha registrato 3.039 morti a causa di incidenti stradali, con una diminuzione del 3,8% rispetto al 2022. I feriti sono stati 224.634, segnando un incremento dello 0,5%, mentre le collisioni stradali hanno raggiunto quota 166.525, con un aumento dello 0,4%. Rispetto al 2019, l’anno pre-pandemia, la diminuzione complessiva è del 4,2%.
Una riduzione del 4% in 4 anni ci rende molto lontani dagli obiettivi del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale Orizzonte 2030 e dagli obiettivi comunitari di dimezzare i morti nel decennio 2020-2030 (corrisponde a una riduzione tendenziale del -10% a fine decade). Si tratta di un risultato ancora peggiore del non esaltante -22% del decennio precedente 2010-2020, in confronto al ben più incisivo -40% registrato del decennio 2000-2010.
Esaminando i dati sugli incidenti stradali del 2023 e confrontandoli con quelli del 2022, secondo FIAB, emergono alcune tendenze distintive per i diversi segmenti di mobilità. Le vittime tra i pedoni sono rimaste stabili, con 485 decessi sia nel 2022 che nel 2023. Tra i ciclisti, si è registrato un leggero aumento, passando da 205 vittime nel 2022 a 212 nel 2023 (+3,4%). Anche tra i conducenti di monopattini si osserva un incremento, con 21 vittime contro le 16 dell’anno precedente, sebbene su valori complessivamente molto bassi. Per gli automobilisti, il numero di vittime è sceso a 1.332, con una riduzione del 3,1% rispetto al 2022. L’unica diminuzione significativa riguarda i motociclisti e ciclomotoristi, con 802 morti nel 2023, in calo rispetto ai 851 dell’anno precedente (-5,8%).
Nel complesso, spiega FIAB, i dati del 2023 mostrano una stabilizzazione rispetto all’anno precedente, con leggere variazioni sia in aumento che in diminuzione. Per quanto riguarda i ciclisti, la riduzione significativa dei decessi era già stata osservata negli anni precedenti, con l’unica eccezione di un incremento nel 2022 rispetto al 2021. Il trend complessivo indica una significativa diminuzione (-16% rispetto al 2019, -25% rispetto al 2011 e -43% rispetto al 2000). È rilevante notare che la riduzione della mortalità tra i ciclisti dal 2020 coincide con l’introduzione delle modifiche del Codice della Strada del 2020 (D.L. 16/7/20 n. 76), che hanno migliorato le condizioni di ciclabilità.
Nel complesso l’incidenza dei morti in città è ancora peggiorata, passando dal 42,2% delle morti in ambito urbano sul totale del 2022 al 43,7% del 2023, il che ci pone agli ultimi posti in Europa (media UE27 39% e media UE15 31%). Ciò significa che le nostre città sono più insicure delle corrispondenti in Europa.
Secondo un’analisi fornita dalla FIAB, per comprendere appieno i dati sugli incidenti stradali è fondamentale esaminare le cause di morte. In ambito urbano, il 24% degli incidenti mortali attribuibili al comportamento del conducente è causato principalmente dalla velocità eccessiva, che include infrazioni per eccesso di velocità o mancato rispetto dei limiti. Inoltre, un ulteriore 40% degli incidenti sono legati alla velocità come concausa, che amplifica gli effetti avversi come guida distratta, mancata distanza di sicurezza e mancata precedenza ai pedoni sulle strisce. Complessivamente, due terzi dei decessi legati al comportamento del conducente sono dovuti a velocità inappropriate.
Questi dati indicano chiaramente la necessità di aumentare, piuttosto che ridurre, i controlli sulla velocità. In controtendenza con questa esigenza, il risultato ottenuto dalla città di Bologna dimostra l’efficacia di tale approccio: a sei mesi dall’introduzione della zona 30, Bologna ha registrato una riduzione del 33% dei morti e del 38% degli incidenti gravi. Questi risultati sono in linea con una recente ricerca che ha analizzato 40 città europee che hanno implementato il modello delle Città 30.
Ulteriore evidenza dell’importanza di intervenire sulle velocità dei centri urbani è data dal fatto che il 99% delle collisioni mortali con pedoni e l’84% di quelle con ciclisti è causato dall’investimento da parte di una persona alla guida di un mezzo motorizzato. I valori diventano del 91% per i pedoni e del 79% per i ciclisti se si considerano solo gli investimenti da mezzi motorizzati a quattro ruote6.
Un’ultima osservazione concerne gli scontri mortali accertati causati da “stato psico-fisico alterato dei conducenti”: 25 morti sono stati causati da conducenti a cui è stata rilevata “ebbrezza da alcool” e 17 per “ingestione di sostanze stupefacenti”. Si tratta dell’1,38% dei 3039 morti registrati, un valore decisamente inferiore rispetto a quelli dovuti alla velocità. Perciò, bene contrastare anche questo fattore, ma l’impegno deve essere proporzionato al rischio reale.