Dopo anni di incertezza sull’esito del procedimento, sembra che l’inchiesta sullo smog a Torino sia arrivata ad una svolta decisiva. La procura ha infatti chiesto al tribunale di fissare la data di udienza per la citazione diretta a giudizio di alcuni ex amministratori, tra cui gli ex sindaci Chiara Appendino, Piero Fassino e, l’ex presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Con loro sono indagati i rispettivi ex assessori all’Ambiente. Il fascicolo aperto è per inquinamento ambientale in forma colposa, fattispecie introdotta nel 2015. Agli ex amministratori vengono contestati dei comportamenti omissivi fino al 2019, con i quali avrebbero provocato “abusivamente una compromissione o un deterioramento significativo e misurabile dell’aria della città di Torino”.
“Quando nel mese di aprile del 2017 il presidente del Comitato Torino Respira, Roberto Mezzalama, depositò l’esposto in materia di inquinamento atmosferico dissero che si trattava dell’ennesima iniziativa velleitaria, che la destinazione finale di quell’atto sarebbero stati i cestini della raccolta carta della Procura della Repubblica. Ma quel testo in realtà era il frutto di un approfondito studio scientifico sulla natura degli inquinanti, sui danni provocati alla salute e sugli aspetti giuridici della vicenda”. Così il Comitato ambientalista in una nota pubblicata subito dopo la notizia del possibile processo.
“L’esposto venne presentato solo dopo che gli avvocati del Comitato dissero che i nuovi reati ambientali introdotti nel 2015 (tra cui il reato di inquinamento ambientale colposo contestato in questo procedimento penale) avevano aperto uno spazio importante per una iniziativa legale di questo tipo – prosegue il Comitato – Ma non fu sufficiente il solo esposto a convincere la Procura della Repubblica ad approfondire ulteriormente la vicenda: allo stesso seguirono numerose memorie sempre presentate da Torino Respira in cui vennero, tra le altre cose, analizzate le politiche ambientali, del tutto lacunose, della Regione Piemonte e del Comune di Torino, gli enti garanti per legge della tutela della qualità dell’aria del nostro territorio”.
Ancora: “Dopo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, gli amministratori coinvolti avevano modo di illustrare e difendere la propria posizione davanti ai pubblici ministeri, ma gli stessi hanno rinunciato a tale opzione riservandosi di esporre le proprie ragioni direttamente al giudice del dibattimento”.
Roberto Mezzalama aggiunge che “Torino Respira chiederà di costituirsi parte civile al processo, per avere modo di offrire anche in quella sede il proprio contributo di approfondimento scientifico e giuridico. Sarà un’occasione di approfondimento molto importante, dove gli amministratori coinvolti, i loro difensori e consulenti tecnici avranno l’occasione di spiegare cosa è stato fatto per ridurre lo smog, quali risultati sono stati ottenuti e comprendere perché gli obiettivi di qualità dell’aria non sono stati raggiunti. Ci auguriamo che questo possa essere di aiuto agli attuali e futuri decisori pubblici che hanno e avranno il compito di proteggere al meglio la qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno, per difendere i soggetti più fragili e maggiormente esposti ai danni alla salute provocati dallo smog”.