Come riporta Rete Tutela Roma Sud, il senatore Stefano Patuanelli ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Ambiente circa il consumo idrico dell’inceneritore di Santa Palomba che da progetto dovrebbe bruciare 600.000 tonnellate di rifiuti l’anno.
Nell’interrogazione si legge come: “Il processo di termovalorizzazione è complessivamente un sistema idro-esigente, cioè necessita di notevoli quantità di acqua di raffreddamento al condensatore e nell’avviso pubblico è riportata la previsione di fabbisogno in circa 100.000 metri cubi all’anno di acqua, dato molto sottodimensionato, in quanto, analizzando impianti di altri inceneritori già in funzione in Italia e confrontando i dati di funzionamento, la cifra necessaria per l’approvvigionamento dell’impianto risulta molto più alta e dovrebbe essere intorno a 500.000 metri cubi all’anno, facendo riferimento agli schemi di processo dei termovalorizzatori localizzati nelle città di Brescia e Torino”.
Secondo l’interrogazione bisogna tenere conto del fatto che:
- Nel 2022, la disponibilità di acqua in Italia ha toccato il minimo storico, con una riduzione di quasi il 50% rispetto alla media degli ultimi 30 anni (1991-2020). Inoltre, negli ultimi anni ci sono stati sempre più eventi estremi, come alluvioni e siccità, che rendono sempre più difficile prevedere e gestire la disponibilità di acqua.
- Secondo una delibera della Giunta regionale del 2009 (n. 445/2009), nelle aree dove si prevede di costruire il termovalorizzatore, come la zona dei colli Albani, è vietato autorizzare nuove ricerche di acque sotterranee e nuove concessioni per prelevare acque da fonti superficiali o sotterranee.
- Inoltre, alcuni studi fatti dall’Università di Roma 3 nel 2005 e nel 2010 hanno dimostrato che la situazione idrogeologica dei colli Albani è molto critica. Ci sono troppi prelievi d’acqua che hanno compromesso il bilancio idrico, causando un abbassamento dei livelli dei laghi di Albano e Nemi. Per risolvere questo problema, sarebbe necessario ridurre del 31% i prelievi d’acqua nella zona tra Lanuvio, Aprilia e Pomezia.
A fronte di queste considerazioni, quindi, l’interrogazione chiede:
- Come sarà progettato il sistema di raffreddamento dei fumi e quanta acqua e aria serviranno;
- Se sarà necessario prelevare acqua dalle falde sotterranee, nonostante i divieti previsti dalla delibera del 2009;
- Perché è stato deciso di riutilizzare l’acqua trattata dal depuratore di Santa Maria in Fornarola, ad Albano Laziale, che proviene dai bacini dei laghi di Albano e Nemi. Questa acqua potrebbe essere riutilizzata direttamente nei comuni di origine, per proteggere meglio i laghi stessi.
“La proposta di Acea di utilizzare le acque reflue depurate, non tiene conto delle necessità del territorio, che potrebbe utilizzarle per l’irrigazione agricola, riducendo gli emungimenti in falda tramite pozzi, contribuendo a tutelare i laghi. La localizzazione dell’impianto in un’area con una grave carenza di acqua è un errore che amplifica il danno ambientale sul territorio, per questo ringraziamo il capogruppo del M5S in Senato per la forte presa di posizione”, ha aggiunto Rete Tutela Roma Sud in una nota.
Nei giorni scorsi, Rete Tutela Roma Sud aveva anche riportato come sia: “Drammatica l’analisi sulla dispersione idrica nei Castelli Romani, effettuata su dati del 2018, perché ACEA non fornisce dati aggiornati disaggregati per Comune, ma solo una media pari a circa il 40%. Se le dispersioni venissero ridotte potrebbero essere chiusi tutti i pozzi Acea che attingono dalla falda dei laghi?”
Sempre in merito all’inceneritore, in un’ulteriore nota, Rete Tutela Roma Sud ha poi commentato l’intervento di un altro senatore: “Andrea De Priamo suona un campanello di allarme sul rischio infrazione della normativa europea per le emissioni di CO2 provocate dall’inceneritore. Di recente il ministro del clima danese, Dan Jørgensen, ha annunciato di voler ridurre la capacità di incenerimento del paese del 30%, proprio a causa delle eccessive emissioni di CO2. La plastica, quando viene incenerita, è un killer climatico peggiore del carbone, infatti produce 2,9 tonnellate di CO2 per tonnellata contro le 2,7 del carbone. Il danno non è solo ambientale per il pianeta, ma anche economico per l’Italia. Auspichiamo che il Governo, a seguito delle verifiche effettuate, blocchi il progetto e proceda alla revisione del Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti”.